E’ tempo di ludi elettorali
di Ugo Gaudenzi - 14/02/2006
Fonte: Rinascita
Abbiamo ripetuto fino alla nausea che tra il polo liberaldemocratico di destra e l’opposizione liberaldemocratica di sinistra non esiste possibilità di scelta. Che sono le due facce della stessa medaglia. Che si tratta di una falsa alternativa: liberisti, privatizzatori e deregolamentatori gli uni, liberisti, privatizzatori e deregolamentatori gli altri; succubi della finanza internazionale gli uni e e succubi della finanza internazionale gli altri; sudditi e ascari atlantici gli uni, sudditi e ascari atlantici gli altri; corrotti gli uni, corrotti gli altri.
Le differenze, molto relative, tra i due blocchi in lizza per preservare o occupare i posti di comando nella colonia-italia si contano sul palmo di una mano e riguardano - gli aspetti astratti, i cosiddetti “principii”, i teorici valori di riferimento. Ma anche in queste materie il disordine regna sovrano e le contaminazioni tra i due schieramenti partitico-clientelari confermano come tali differenze siano solo strumentali, per rapinare il voto dei cittadini e conquistare scranni di potere.
Come sempre, come è naturale, non tutto è da gettare. Qua e là si agitano, impotenti, soffocati dagli apparati di vertice, singoli galantuomini che vorrebbero - ma è loro impedito - offrire il proprio contributo all’interesse di tutti. Ma tutte le sigle in corsa e la grandissima parte dei candidati, degli uomini di partito, si agita e si propone nell’agone pseudo politico con l’esclusivo intento di arraffare quote di personale dominio. Quindi ogni possibilità di scelta è preclusa.
Da sessant’anni e più il popolo d’Italia, i popoli d’Europa, tutti noi, abbiamo perduto ogni libertà di scelta, ogni sovranità nazionale. Il nostro destino viene scritto altrove, il nostro presente viene drogato, alterato, avvelenato da mode estranee, da valori estranei, da vizi estranei, da poteri reali estranei.
Quindici anni fa, in un momento di sconquasso degli equilibri più che quarantennali sui quali si poggiava il mondo, si era aperto un qualche spazio per reclamare, per costruire, un nuovo ciclo virtuoso di rinascita sociale, di riappropriazione delle nostre identità nazionali. Ma il sistema plutocratico ha intravisto il pericolo e ha chiuso ogni crepa, ha espulso ogni novità, ha bloccato ogni istanza portata avanti da uomini liberi. Con un gioco di prestigio che avrebbe fatto impallidire e ridicolizzato mille Oudini, ha rimescolato le carte. Alla partitocrazia, nella nostra povera Italia, ha sostituito una rigida ma intercambiabile al suo interno nomenklatura di partito; alle cariatidi del vecchio regime i loro delfini, spostandoli da sinistra a destra e viceversa. Il rinnovamento non s’aveva da compiere. Al massimo, previa immersione in un lago di scolorina, potevano essere riciclati personaggi-simbolo dei vecchi partiti ma a patto di abiura delle loro idee e del loro passato.
Ecco, noi gli eretici, noi gli espulsi, noi i proscritti dal muro di silenzio che ci hanno eretto intorno, siamo oggi qui, spettatori di quanto accade a nostro danno, a danno della nostra patria, a danno del nostro popolo. Ma, nonostante la congiura di omertà, la nostra voce è comunque di fatto, nella concretezza, così potente da turbare i sonni e i sogni delle attuali vestali del politicamente corretto. Noi lo sappiamo bene, lo constatiamo giorno dopo giorno. E lo sanno anche loro.