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Vertice G20: Rifondazione capitalista?

di Tito Pulsinelli - 21/11/2008


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Il vertice di Washington è stato il mesto addio di Baby Bush, l'ultima occasione di simulare "gesta" trascendentali, all'altezza dei disastri che lascia in eredità al mondo. Tante foto di ospiti eccellenti, poca discussione, nessun accordo. Non c'e' stata nessuna Bretton Woods, solo un breve conciliabolo e la disposizione a riparlarne quando ci sarà al comando Obama.
"Nessuno spera che questa amalgama di nazioni disparate - i ricchi del G7, le nuove potenze del BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) e Paesi assortiti come Argentina, Corea del Sud, Turchia e Arabia saudita, tra gli altri - possa mettersi d'accordo in due riunioni di 90 minuti sulla nuova architettura internazionale" ha commentato la BBC.

Nel comunicato viene recitato un rosario in "politichese", dove non è possibile occultare il disastro avvenuto, ma si ribadisce la fede incrollabile nel "libero mercato" e nella pietra filosofale della "iniziativa privata".
Si dice che ci vorranno più controlli per banche e le Borse ma -udite!- questi dovranno essere effettuati dal FMI e dalla Banca Mondiale, opportunamente ripotenziati. O meglio: ricapitalizzati. Ma da chi?
La "rifondazione capitalista" - secondo gli Stati Uniti e la Gran Bretagna - sarà diretta da quegli stessi organismi che hanno fallito clamorosamente e che sono rimasti inerti e a borsa vuota. Gli arbitri-giudici-gendarmi della nuova ripartenza, saranno gli stessi che hanno condotto le piccole e medie economie-nazioni dell'area non industrializzata alla rovina.
E che non hanno applicato la stessa ricetta quando c'è stato il tonfo degli USA e dell'Unione Europea.
Il BRIC e i nuovi convitati, si accontenteranno solo di far parte del nuovo club e dimenticheranno le canagliate subite del Fondo Monetario Internazionale? Come si potrà ricapitalizzare la "rifondazione"? Gli Stati dovranno imprimere denaro - che non possiedono - per continuare a fornire un salvagente al dollaro? I paradisi fiscali continueranno ad essere porti franchi per la filibusta finanziaria globale?
Al primo ministro britannico Brown, non è restato che metter da parte l'orgoglio, tapparsi il naso sul format di democrazia vigente e fare un tour negli Emirati e in Arabia saudita, alla ricerca di denari sonanti. Non ha sucitato molto entusiasmo, né ha trovato sottoscrittori per la causa della rifondazione del capitalismo finanziario.
La "nuova architettura" non potrà fondarsi sui debiti che ricadranno sulle spalle delle generazioni future, né su di una sola moneta tra quelle che hanno corso. E non basterá neppure un "paniere monetario" che unisca all'euro le monete-economie attualmente piú solide.
E' salutare che si torni ad un ruolo fondante non solo dell'oro, ma di tutte le materie prime strategiche. Altrimenti, potrebbe accelerarsi il varo di una Borsa del petrolio e del gas, dove Wall Street e City sarebbero prescindibili.
Strategico, cioè vitale, sono diventati gli alimenti, l'acqua e la biodiversità. La "nuova architettura" non sarà un pranzo di gala - come diceva Mao - né vari pranzi e vertici del G20, allargati o ristretti.
E' in gioco la futura gerarchia post-unipolare, quella che regolerà gli scambi nella nuova fase che vede il cosiddetto "occidente" spezzato come unita' organica dominante.
E' in discussione la nuova regola degli scambi nella fase multipolare, che dovrà sanare la questione dello scambio diseguale tra esportatori di materie prime-energia- alimenti, con le nuove fabbriche planetarie (Cina, India, Corea) e gli esportatori finanziari che importano quasi tutto. Il problema è che pagano le importazioni con le truccate "eccedenze finanziarie".
A differenza degli USA ed Unione Europea che hanno reagito alla bancarotta delle Borse finanziando con denaro pubblico i bancarottieri, la Cina - ed altri emergenti - stanno usando le loro riserve in investimenti diretti all'economia produttiva, sia privata che pubblica.
Disgraziatamente, quelli che avevano convocato il vertice del G20, hanno fatto fiasco nella riattivazione o nella limitazione dei danni nell'economia degli USA ed europea. Di risanamento è meglio non parlare.
E se non sono in grado di curare i loro acciacchi, com'è possibile pensare che possano imporre una nuova ricetta globale per curare i mali da essi provocati al mondo? C'è da dubitare assai che rimarranno a lungo occulte le forti discrepanze tra i Paesi emergenti ed il G7, ed anche all'interno di questo. In fondo, persino Sarkozy l'ha espresso con chiarezza piú volte, e per questo Baby Bush l'ha relegato in un angolo, lontano dai falsh dei media.
La Russia e l´Iran sanno che Bretton Woods risale al 1944 e non basta una riedizione, riveduta e corretta, perché il dollaro è ormai sganciato da tutto: dall'oro, materie prime, idrocarburi, persino dalla gerachia dell'economia di cui è espressione.
Medvedev ha ribadito che "il nuovo sistema deve prendere in conto la relazione delle istituzioni finanziarie con l'economia reale" ed ha anticipato che la Russia si trasformerà in una potenza anche finanziaria appena comincerà a vendere i suoi idrocarburi in rubli.
Sono troppo lontani i tempi in cui gli Stati Uniti fornivano al mondo il 60% delle merci circolanti. Oggi, la sostituzione dei manufatti con "prodotti finanziari", non garantisce più gli stessi privilegi derivati da un egemonismo meno assoluto, e sempre più relativo.
La destrutturazione sistemica ha tracimato in licenziamenti di massa nelle fabbriche che inventarono il fordismo e il taylorismo. All'orizzonte non è visibile nessuna rivoluzione industriale, pertanto la "rifondazione" appare come puro volontarismo.
E' più certo un periodo caotico, in cui gli scambi primari tra i blocchi del multipolarismo, risentiranno di quel neoprotezionismo tanto esorcizzato nel comunicato dei G20. E' un'agonia che annuncia le doglie, ma c´è bisogno di un forcipe, si spera differente dalla guerra combattuta anche con le arti marziali.