Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Estendiamo a tutti i prodotti dell’agricoltura italiana la “tolleranza zero” agli ogm

Estendiamo a tutti i prodotti dell’agricoltura italiana la “tolleranza zero” agli ogm

di Federico Bertazzo - 24/11/2008

E' questo l'invito di Paolo Carnemolla, presidente Federbio, rispondendo all'ennesimo allarme sulla soglia di tolleranza agli ogm e il rischio di contaminazione per il biologica lanciato, questa volta, nientemeno che da Carlo Petrini patron di Slow Food. Non è una provocazione.

italian_foodsSulle pagine di Repubblica uscita giovedì scorso, Carlo Petrini affronta il vulnus che il nuovo regolamento europeo sul biologico, in vigore dal primo gennaio porterà con sé: la contaminazione accidentale da ogm.

Il problema è serio, perché riguarda una decisione assunta dalla Commissione nonostante il parere contrario dello stesso Parlamento. Cioè riguarda uno di quegli angoli scuri del processo democratico dove, per questioni sempre poco chiare e molto venali, un principio apparentemente condiviso si trasforma in norma che ne stravolge il significato. Nella fattispecie mentre un settore, forte della sua integrità chiedeva un'azione di tutela pragmatica, consapevole del fatto che nonostante i divieti gli ogm ci sono - eccome se ci sono, e sono molto contagiosi - e che limitasse allo 0,1 % questo rischio, lasciando all'operato dei certificatori il compito di verificarlo, la Ue ha stabilito che quella soglia venisse fissata allo 0,9%, equiparando il biologico agli alimenti convenzionali, come ha scritto Petrini su Repubblica. "Se nessuno dà più garanzie perché il consumatore dovrebbe fidarsi del biologico?", si interrogava.

"Il nuovo Regolamento europeo sul biologico - risponde a stretto giro Paolo Carnemolla -grazie all'azione di contrasto dell'Italia prevede la possibilità per gli Stati Membri di adottare norme più restrittive a condizione che si applichino non solo al biologico ma anche alle altre produzioni agricole e alimentari nazionali".

Quindi una soluzione per mettere tutti d'accordo ci sarebbe. Potrebbe essere infatti sufficiente estendere le "norme più restrittive" a tutta l'agricoltura italiana - cioè equiparare gli elementi convenzionali ai biologici - riuscendo così in un colpo solo a proteggere davvero gli indifesi consumatori del convenzionale evitando di rovinare ( per contaminazione accidentale) le delicate e davvero sane messi biologiche.

Ma siamo sicuri che le stesse associazioni del settore agricolo convenzionale, Coldiretti in primis, di cui ricordiamo la preoccupazione per il settore biologico diffusa con accorata e tempestiva generosità proprio in occasione di Sana, sarebbero disposte a questo? Cioè sarebbero disposte a salvaguardare la qualità del prodotto agricolo italiano adottando una soglia di contaminazione "accidentale" da ogm pari allo 0,1%? O per loro la qualità dell'ortofrutta è un problema circoscritto al biologico?

Per quanto riguarda il settore, Andrea Ferrante di Aiab avverte che mancano 40 giorni. Tempo sufficiente, è il suo auspicio, per un'azione radicale a tutela della produzione nazionale che, come suggerisce Carnemolla nella lettera inviata a Repubblica per rispondere all'articolo di Petrini, potrebbe offrire al ministro Zaia uno strumento complementare "all'etichettatura di origine dei prodotti alimentari italiani".

E' un'opportunità unica per l'intero comparto agroalimentare che potrebbe garantire al ministro Zaia un risultato storico e concreto; risponderebbe con coerenza al suo manifesto rigore nel difendere il made in Italy e non escluderebbe la possibilità di valutare in sedi appropriate eventuali sperimentazioni a carattere scientifico degli effetti transgenici.

Poco meno di 40 giorni rappresentano un arco di tempo sufficiente, come auspica Ferrante, per un ddl che riequilibri lo stato delle cose; un tempo adeguato, pensiamo noi, per un'azione di esposizione unitaria senza precedenti, con interventi sui giornali, sul web, sfruttando ogni occasione valida per sollevare il problema e perorare le migliori intenzioni. Solo questo potrebbe garantire agli occhi dei consumatori quella trasparenza e correttezza, quei valori "virtuosi" così difficili da "veicolare" che, qualunque sia poi l'esito in sede parlamentare, non potranno che ricadere a beneficio del settore.