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Il "New Deal" degli asfaltatori...

di Debora Billi - 26/11/2008

Fonte: petrolio.blogosfere

 
 
I TG di ieri avevano del surreale. Servizio su Berlusconi, che annuncia il New Deal: "Sblocco di 16 miliardi di euro per le grandi opere!" Subito dopo, ecco Bertolaso che riferisce alla Nazione la disastrata situazione delle scuole: "Occorrono 13 miliardi per rimetterle in sicurezza, ma non li abbiamo!"

O non aveva appena detto il tizio prima di te che ci sono 16 miliardi da spendere in grandi opere per combattere la crisi e dar lavoro a un po' di rumeni cittadini?

Qualunquismo a parte, quando si progettano grandi investimenti pubblici per sostenere l'economia e l'occupazione lo si dovrebbe fare con polso fermo e sguardo all'orizzonte, evitando per una volta di compiacere gli amichetti prenditori e cercando di spendere i soldi di tutti per il bene di tutti. Sembra ovvio, ma non lo è.

Quale occasione migliore di una crisi economica, per avviare ad esempio spese pubbliche vòlte a rimettere in sicurezza le scuole, sistemare gli acquedotti che perdono il 30% dell'acqua, bonificare le aree notoriamente inquinate, sovvenzionare le energie alternative? Se lo scopo è creare lavoro, certo non mancherà. E ci ritroveremo con qualcosa di utile in mano, di utile a tutti.

Invece, no. Si asfalta: pedemontane, trafori, viadotti e ponti sugli stretti. Si continua ad investire sulla mobilità privata, l'automobile, proprio mentre i cittadini smettono di comprare auto e benzina e le industrie relative finiscono sul lastrico. Una cecità assoluta.

Quello che mi chiedo in sostanza è questo: possibile che le priorità di questo Paese, OGGI, siano le stesse di cinque anni fa? La situazione la medesima? Identiche le prospettive? Mentre Tremonti terrorizza il teleutente dipingendoci in un videogioco dell'orrore da cui non si può uscire, il premier sorride tranquillo annunciando investimenti da boom economico. La mano destra non sa quello che fa la sinistra.

Chi c'è al timone? Chi dirige la baracca? In che mani siamo? Aiuto!