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Tutti perversi, nessun perverso.

di Carlo Gambescia - 29/11/2008


Se c’è un cosa fastidiosa è il lacaniano saccente e oscuro. Una trentina di anni fa era una figura molto influente, soprattutto nei salotti italo-francesi. Oggi meno. Mentre è addirittura insopportabile la figura del derridiano - come evoluzione del specie - che pretende di parlare al mondo, perché si esprime più chiaramente, lasciando però dietro di sé, dopo il bombardamento “decostruttivo”, solo rovine… Purtroppo i lacaniani erano una setta e parlavano tra di loro, mentre i derridiani sono tuttora un esercito, molto influente, soprattutto negli Stati Uniti e in Francia.
Ieri su Repubblica, Elisabeth Roudinesco, studiosa di storia della psicanalisi e di Freud, che si professa addirittura lacaniana-derridiana, ha rilasciato una di quelle interviste, dove, se ci si passa la rozza metafora, prima si smonta (pardon, decostruisce) il concetto di perversione - perché è una "costruzione culturale", come tante altre; poi lo si lascia in pezzi sul pavimento. E infine ci si allontana, saltellando, magari in tacchi a spillo, sui rottami, per evitare di fracassare tutto, canticchiando sulle note di “Paris Canaille”, con aria da impunita (come si direbbe a Roma), "tutti perversi, nessun perverso"...
Che vogliamo dire? Una cosa semplicissima. Per la Roudinesco siamo tutti perversi, nel senso che all’uomo piace naturalmente fare del male agli altri. E di conseguenza contrastare moralmente la perversione è inutile. Del resto ogni epoca ne ha avuta una. E quindi dobbiamo convivere, come recita il titolo del suo ultimo libro, con la parte oscura di noi stessi. Tradotto: saltellare tra i rottami dei valori smontati (pardon, decostruiti). E quindi fregarsene, “relativisticamente” (per alcuni nichilisticamente) di eventuali imperativi morali, etici e religiosi.
Ad esempio nella “società contemporanea la perversione assoluta è incarnata dal pedofilo. La nostra società ne è ossessionata”. E per quale ragione? “ Prima di Freud, i medici condannavano la sessualità dei bambini come perversa. Dopo di che il fondatore della psicanalisi ha dimostrato la normalità della sessualità infantile, la società l’ha accettata, ma ha anche sentito il bisogno di proteggerla. Per questi diversi motivi la pedofilia è diventata ai nostri occhi la perversione più intollerabile”. In conclusione: il pedofilo sarebbe uno che attenta alla libertà sessuale dei bambini.
Ma non finisce qui. Ecco cosa risponde la Roudinesco alla domanda se la perversione implica solo la sfera sessuale: “ Naturalmente no. I mistici ad esempio sono stati spesso protagonisti di forme di perversione molto radicali. Si pensi alle sofferenze che si sono imposti alcuni santi oggi molto venerati, la mortificazione della carne e la flagellazione per purificare il corpo (…). I mistici oltretutto possono passare dalle vette del sublime agli abissi dell’abiezione. Si pensi a Gilles de Rais, su cui è stato poi costruito il mito di Barbablù. Fu un grande condottiero, animato dalla ricerca del bene, che seguì in battaglia Giovanna D’Arco. Quando questa venne mandata al rogo accusata di essere una strega perversa, egli precipitò nel pozzo delle proprie pulsioni incontrollabili, mettendosi ad ammazzare bambini”…
Così in un colpo solo, la Roudinesco, infanga (pardon, decostruisce) il misticismo religioso e assolve, o quasi, un personaggio, comunque moralmente inquietante, come Gilles de Rais, dopo, si fa per dire, averlo promosso al grado di mistico.
Francamente non sappiamo se ridere o piangere...