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L'innocenza non basta

di Alessandro Ursic - 15/02/2006

Fonte: peacereporter.net

L'incredibile limbo giuridico di cinque uiguri detenuti per sbaglio a Guantanamo
Di persone tenute prigioniere senza un’accusa precisa, in un limbo giuridico che va avanti ormai da quattro anni, a Guantanano ce ne sono circa 500. Fra i più sfortunati ci sono cinque detenuti uiguri, la minoranza cinese di religione musulmana della provincia dello Xinjiang. Sono innocenti: gli Usa hanno chiarito che essi non hanno mai costituito un pericolo terroristico. Ma non li vogliono restituire al loro Paese d’origine perché potrebbero subire maltrattamenti da Pechino, che da anni reprime quella minoranza desiderosa di più autonomia. Né vogliono concedere loro asilo politico negli States, per non creare un precedente che dia l’esempio ad altri detenuti.
 
Alcuni uiguri anziani nello XinjiangInnocenti, ma prigionieri. Così, i cinque uiguri – e insieme a loro nella stessa situazione ci sono anche un saudita, un algerino, un egiziano e un uzbeco – sono bloccati a Guantanamo e non sanno come uscirne. Per questo hanno chiesto alla Corte Suprema di esaminare il loro caso. I giudici dovranno stabilire se delle persone catturate all’estero possano essere detenute in una base dell’esercito per un tempo indefinito, anche dopo che gli Usa hanno stabilito che essi non sono una minaccia per la sicurezza nazionale. Spiega un avvocato dei cinque, Neil McCaraghan: “Questi uomini, ha detto l’esercito, sono innocenti catturati per errore dalle forze americane all’estero”. Due di loro sostengono di essere stati venduti ai soldati Usa da cacciatori di taglie pachistani, a 5.000 dollari l’uno.
 
La guerra legale. Al contrario degli altri detenuti di Guantanamo, i cinque uiguri non sono neanche considerati “nemici combattenti”. Ciononostante, secondo il governo, quando c’è una guerra in corso l’esecutivo può decidere di prolungare una detenzione a tempo indefinito. Una versione rigettata in realtà lo scorso dicembre da un giudice di Washington, che ha dichiarato illegale tale pratica. Ma, come ammise lui stesso leggendo la sentenza, non dispone dell’autorità per ordinare ai comandanti militari di rilasciare i prigionieri di Guantanamo.
 
La possibile richiesta di asilo. Nel loro ricorso alla Corte Suprema, gli avvocati dei detenuti uiguri chiedono che i loro clienti possano ricorrere a un tribunale su territorio americano. Un’eventualità che gli Usa vogliono evitare, dato che in tal caso i cinque uomini potrebbero fare richiesta di asilo come perseguitati politici nella loro madrepatria. L’associazione degli uiguri negli Usa – ce ne sono circa un migliaio – si è offerta di aiutarli, nel caso Washington decidesse di rilasciarli per un periodo definito, mentre il governo decide sul da farsi. Ma gli avvocati del governo hanno risposto picche: fatti passare alcuni, presto anche le altre centinaia di prigionieri di Guantanamo potrebbero tentare di percorrere la stessa strada, stabilendosi negli States.

L’Onu condanna Guantanamo. Intanto, contro il campo di detenzione degli Usa si scagliano anche le Nazioni Unite, con un rapporto redatto in 18 mesi, che dovrebbe uscire oggi, ma che è già stato anticipato dal Los Angeles Times. Per l’Onu, il carcere di Guantanamo va chiuso subito: il trattamento dei detenuti imposto dall’amministrazione Bush viola le leggi internazionali e in alcuni casi potrebbe costituire una forma di tortura, si legge nel documento. Vengono messe in luce pratiche già venute alla luce come la privazione del sonno, l’alimentazione forzata dei detenuti in sciopero della fame, l’isolamento forzato. Gli esperti dell’Onu non hanno visitato Camp Delta, rifiutandosi di farlo una volta appurato che non avrebbero avuto modo di parlare con i detenuti: lo può fare solo la Croce Rossa, che però in cambio non scrive rapporti sulle condizioni di trattamento. Gli investigatori delle Nazioni Unite si sono così basati sulle testimonianze dei prigionieri già rilasciati. L’amministrazione Bush ha così minimizzato l’importanza del rapporto, definendolo “fondato sul sentito dire”.