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Il libro della settimana: Ernst Nolte, Storia, Europa e modernità

di Carlo Gambescia - 11/12/2008

Il libro della settimana: Ernst Nolte, Storia, Europa e modernità, intervista a cura di Luigi Iannone, Le Lettere, Firenze 2008, pp. 76, euro 8,50 - www.lelettere.it

Prima di leggerlo, abbiamo sfogliato il libro-intervista curato da Luigi Iannone (Ernst Nolte, Storia, Europa e modernità, Le Lettere, Firenze 2008, pp. 76, euro 8,50), con un pizzico di (benevola) invidia. Perché, anche noi, qualche anno fa avevamo avuto l’idea di farne uno con Nolte, più o meno sugli stessi contenuti, non direttamente, ma affidando l’incarico a un amico e collaboratore, filosofo del diritto e validissimo traduttore dal tedesco. Il volume doveva essere pubblicato in una nascente collana di interviste. Ma purtroppo per ragioni di salute, Nolte fu costretto a declinare l’invito.
Ora, ricordi (agrodolci) a parte, l’intervista di Iannone è veramente ben fatta. Mai banale, ampia nei contenuti e coinvolgente, senza mai cadere nel gossip culturale.
Ci sembra che Iannone - di cui ricordiamo un interessante lavoro su Prezzolini - abbia ben afferrato due aspetti fondamentali del pensiero di Nolte: il nesso tra storia e filosofia come studio comparato, per dirla con Del Noce, delle grandi essenze storiche del Novecento totalitario ( comunismo, nazionalsocialismo, e uno o due gradini sotto, fascismo; di qui anche l'interesse di leggere Nolte ed Emilio Gentile come due modi diversi, se non opposti, di avvicinarsi storiograficamente al fascismo...). E come riflesso di questo nesso, la necessità che la storia quale storiografia debba sempre essere revisionista di se stessa.
Ne consegue però l’ inattualità di una storiografia revisionista capace, appunto, di rifiutare qualsiasi condizionamento politico. Cui risponde per contro la scontata e dolorosa attualità di una storiografia prigioniera del potere. E Nolte, come si capisce dalle sue risposte, pur condividendo la prima, avverte la difficoltà (non impossibilità) per gli storici di sottrarsi al condizionamento del potere. In certo senso crediamo che per Nolte la libertà dello storico sia non tanto una conquista definitiva, quanto una lotta infinita contro forze spesso soverchianti. Alla cui sfida i più deboli, tra i suoi colleghi, finiscono per soccombere. Come in una specie di vorticosa selezione politica dei più servili, e per questo ottimamente funzionali al potere.
Nolte, invece, per nostra fortuna, finora ha ben resistito alle polemiche, anche le più cattive, pur avendo “osato” mettere sullo stesso piano il terrore bolscevico con quello hitleriano. Addirittura indicando nel primo il pericoloso antecedente del secondo: il padre del totalitarismo nazionalsocialista. Che, a sua volta, avrebbe imitato per reazione la ferocia e la sistematicità del terrore comunista, sostituendo al Borghese l'Ebreo. Ma su questo punto si veda il classico lavoro noltiano, al centro ancora oggi di ingiuste polemiche: La guerra civile europea 1917-1945. Nazionalsocialismo e bolscevismo Sansoni 2004, prima ed. 1988 .
Ci siamo soffermati, forse troppo, su questo aspetto “storiografico”. Ma con una precisa ragione: stuzzicare l’appetito del lettore che magari conosca poco Nolte, per “costringerlo” a leggere questa bella intervista. Che ci piace definire una gagliarda scultura spirituale di quel tenace combattente per la libertà storica che è stato, è e sarà Ernst Nolte. Attenzione, scultura, non testamento. Come mostra l'intervista, Nolte, se ci si permette l'espressione confidenziale, classe di ferro 1923, ha ancora cose da dire… Soprattutto sulla deriva economicista e tecnocratica dell’Occidente. Non finisce qui, insomma.