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Come aumentare il cancro in Sudtirolo

di Davide Pelanda - 12/12/2008





no inceneritori

Non solo Napoli. Trattare i rifiuti, ovunque nel territorio della nostra sfibrata Repubblica, è un compito gestito male. Con un po’ d’anticipo Babbo Natale ha portato un nuovo “regalino” pericoloso per la salute e per l’ambiente: un inceneritore in costruzione a Bolzano.





In tedesco Babbo Natale si dice Weihnachtsmann. Ecco, a vestire i panni di Weihnachtsmann stavolta sono l’assessore provinciale sudtirolese ai lavori pubblici Florian Mussner e l’assessore all’ambiente ed energia Michl Laimer, incuranti delle proteste dei comitati che da anni manifestano il loro dissenso verso questa struttura e raccolgono migliaia di firme per cambiare il piano dei rifiuti.
Il nuovo impianto di incenerimento dei rifiuti residui di tutti i comuni dell’Alto Adige sostituirà quello vecchio, in funzione da oltre 15 anni, e sarà realizzato a Bolzano Sud all’altezza del casello autostradale.
L’impianto costerà 98,5 milioni di euro, è sarà dimensionato per lo smaltimento di 130mila tonnellate all’anno di rifiuti residui.
A realizzare l’opera sarà il Consorzio di imprese costituito da Atzwanger, Ladurner, Hafner, Oberosler, Wipptaler Bau, Seeste, Stahlbau Pichler e il Consorzio cooperative e costruzioni con le imprese consociate C.E.I.F., C.L.E. e Unieco a realizzare il nuovo termovalorizzatore.
«Una giornata triste per l’ambiente e la salute dei cittadini che saranno messi a dura prova da questo nuovo impianto», dicono i cittadini del comitato “Ambiente e Salute”, che aggiungono: «Gli interventi di decine di esperti, in altrettante serate informative, non hanno sortito alcun effetto agli orecchi sordi dei nostri amministratori provinciali. Così avevano deciso e così faranno, alla faccia della volontà popolare, nemmeno richiesta.». Il comitato denuncia anche "l’arroganza dell’ignoranza": quasi sempre gli amministratori provinciali e i loro tecnici nemmeno partecipavano alle serate di approfondimento, «così pieni delle loro conoscenze prefabbricate».
I promotori del termovalorizzatore, in primis il sindaco di Bolzano ed i consiglieri comunali, invece, sostengono da sempre che «l’inceneritore non fa male alla salute».
«Di fronte all’immobilità della politica – dicono ancora quelli di “Ambiente e Salute” - i due anni di attività sul tema della gestione dei rifiuti ci hanno fatto incontrare un mondo “diverso”, una filosofia che parla di decrescita, di sviluppo insostenibile, di recupero del valore delle cose, un valore che non è dato solo dal prezzo commerciale. Abbiamo iniziato a sperimentare pratiche “buone”: acquisti collettivi, riduzione della filiera commerciale». Il che vuol dire latte alla spina, autoproduzione, meno rifiuti, e così via. «Sarà questa la nostra resistenza, far si che non ci siano rifiuti da bruciare. Non i nostri. Lasciamo che costruiscano le loro cattedrali, e facciamo si che diventino cattedrali nel deserto».

Appena più a Sud, nel Trentino, la Chiesa “di base” si è mobilitata contro l’ipotesi di un inceneritore a Trento. Lì c’è un movimento, il Nimby (acronimo inglese che sta per Not In My Back Yard, letteralmente “Non nel mio cortile”), che ha scritto a tutti i parroci ed al vescovo affinché si pronunciassero e cercassero in qualche modo di opporsi alla costruzione dell’inceneritore a Trento in riva all’Adige. Decine di religiosi hanno risposto.
Uno di questi sacerdoti è don Renato Pellegrino, 56 anni, parroco di ben quattro paesini della val di Sole: Rabbi, Piazzola, San Bernardo, Pracorno e Magras.
La sua mobilitazione ha ottenuto qualcosa. «i risultati ci sono stati: probabilmente l’inceneritore si farà ugualmente ma molto, molto più ridotto rispetto al progetto iniziale. Tutto sommato a qualche cosa la nostra adesione a Nimby è servita.».
Perfino quattro anziane monache del convento di clausura di Arco, attente alle parole di Alex Zanotelli, hanno letto e riflettuto sul tema dei rifiuti. Il libro Gomorra di Roberto Saviano e le immagini della monnezza napoletana arrivano anche nei conventi più silenziosi.
Nel 2005 queste suore hanno aderito ad un digiuno contro la costruzione del cosiddetto termovalorizzatore da 140mila tonnellate previsto in riva all’Adige perché, racconta la superiora suor Anna Di Domenico, «ci è sembrato giusto sostenere chi vuole un mondo più pulito e vivibile. Qui al convento facciamo la raccolta differenziata e anche fuori dalle nostre mura la percentuale differenziata è molto alta. Ci è sembrato necessario dare un segnale per far capire alla gente che vivere in un monastero di clausura non è vivere fuori dal mondo, estraniati dal mondo. Anche se non è prettamente legato al nostro carisma , alla nostra spiritualità, ci siamo sentite in dovere di aderire ad un problema, quello dei rifiuti, che ci pare sottovalutato, soprattutto perché dobbiamo impegnarci per lasciare un futuro migliore, per lasciare quello che nel libro della Genesi viene chiamato il Giardino (cioè l’ambiente), non solo curato e ben custodito, ma anche migliore di come l’abbiamo trovato noi.»