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Il metano senza ricatto islamico

di Danilo Zolo - 18/02/2006

Fonte: Il Manifesto

 

Sul “Corriere della Sera” dell'8 febbraio Giovanni Sartori tesse un elogio dei militari golpisti che in Algeria, nel 1992, cancellarono i risultati del primo turno delle elezioni democratiche che avevano attribuito la vittoria al Fis, il Partito islamico di salvezza. Il colpo di stato autoritario fu l'origine di una guerra civile che ha provocato sinora non meno di 150 mila morti. Sartori ironizza sulle “anime belle del purismo democratico” che continuano a deplorare quel colpo di stato. La ragione per approvare quella gravissima violazione delle regole democratiche è per Sartori molto semplice: “è grazie a quei generali ‘antidemocratici’ che oggi l'Italia riceve il metano senza ricatto islamico” e l'Occidente non è minacciato da un'altra teocrazia mussulmana. Sorpreso da questi enunciati, mi sono affrettato a consultare un famoso testo sartoriano - Democrazia e definizioni -, alla ricerca, non dico una teoria generale del nesso fra metano e democrazia, ma almeno di qualche spunto teorico che giustifichi l'uso della forza contro risultati elettorali legittimi ma non graditi a una parte politica.

Sono rimasto deluso.In questo testo, come nel voluminoso trattato Theory of Democracy Revisited, Sartori sviluppa una teoria “etico-politica” della democrazia come libera competizione fra élite. La democrazia è il governo di un gruppo politico che con libere elezioni ha ottenuto il potere di governare. Consenso, opinione pubblica, libertà di scelta, rappresentanza, fondazione etica della politica, critica della sua distorsione economicistica sono gli ingredienti che consentono a Sartori di presentare la democrazia liberale come il migliore dei regimi possibili.

Come si spiega questa vistosa incongruenza? È chiaro che lo “scienziato politico” Sartori ha scritto i suoi ponderosi trattati pensando a lettori occidentali entro un orizzonte strettamente occidentale. Ma oggi l'Occidente deve fronteggiare una minaccia che viene dall'esterno: quella del fondamentalismo islamico. Occorre “chiarirsi le idee”, sostiene Sartori, e cioè assecondare sul piano teorico lo sforzo delle potenze occidentali di diffondere manu militari il loro modello di democrazia nel mondo islamico. In questo contesto così difficile - si tratti dell'Iraq, dell'Iran o della Palestina - il “purismo democratico” deve essere messo da parte. Non si può accettare che le regole del gioco democratico diano la vittoria ai fondamentalisti islamici, nemici dell'Occidente e della sua democrazia. Il riferimento esplicito e polemico è alla vittoria elettorale di Hamas nelle recenti elezioni palestinesi.

La rappresentanza - sostiene ora Sartori - non è un valore assoluto e neppure le procedure elettorali lo sono. Anche il Papa viene eletto, ma non è certo un leader democratico. Se in un paese islamico il responso delle urne contraddice le aspettative occidentali si deve intervenire a correggerlo anche con l'uso della forza, come accadde in Algeria nel 1992 con il pieno consenso dell'Occidente. Occorre impedire l'avvento di “repubbliche islamiche” capaci di mettere in atto politiche ostili all'Occidente e pericolosi ricatti economici. Secondo questa logica, l'etnocidio del popolo palestinese deve continuare. Quel popolo, da decenni martoriato da un'occupazione spietata, ha accordato la sua fiducia, nel pieno rispetto delle regole democratiche, a un gruppo politico come Hamas. E Hamas ha il solo torto di essersi opposto anche con l'uso della forza al potere soverchiante degli occupanti. Se nelle sue azioni ha purtroppo sacrificato la vita di persone innocenti, altrettanto hanno fatto, e in forme molto più gravi, gli israeliani. Ma per Sartori Hamas è una organizzazione non solo terrorista ma, cosa assai più grave, fondamentalista e è per questo che non le deve essere consentito di governare il paese.

Si tratta di posizioni teoriche contaminate dal pregiudizio etnocentrico di uno “scienziato politico” che è perfettamente sicuro che i “valori occidentali” debbano prevalere in tutto il mondo. L'autodeterminazione dei popoli islamici deve essere impedita: essi non hanno il diritto di darsi le istituzioni che ritengono più idonee perché in sintonia con le loro tradizioni e le loro credenze. La sovranità popolare è nozione improponibile se riferita, per usare l'espressione cara al presidente del Senato italiano, ai “cannibali” che assediano l'Occidente. Questa concezione della democrazia spiega perché il terrorismo continua a diffondersi nel mondo e perché il mondo trova ragioni sempre più valide per difendersi dalla “democrazia” occidentale.