Il ruolo dell’Italia nell’aggressione militare della NATO alla Serbia nel 1999
di A. Berlendis (a cura di) - 19/12/2008
I DATI DI REALTA’
“I nostri piloti hanno partecipato a 1378 missioni effettuate con 54 velivoli messi a
disposizione della NATO. Hanno sganciato centinaia di bombe e 115 missili Harm
ognuno dei quali ha un costo di 900 milioni. I nostri aerei sono stati impiegati sia in
missioni di difesa aerea, sia in missioni di attacco. I Tornado Ids hanno compiuto
missioni contro obiettivi fissi. Gli Amx sono stati utilizzati in particolar modo contro
le forze militari serbe, principalmente in Kosovo. Su 19 basi militari italiane sono
stati schierati 500 velivoli stranieri.”
Fonte:
il generale Mario Arpino, capo di Stato maggiore della Difesa
citato dal Corriere della Sera del 12 giugno 1999, pag.7
“...Vorrei ricordare che quanto a impegno nelle operazioni militari noi siamo stati,
nei 78 giorni del conflitto, il terzo Paese, dopo gli USA e la Francia, e prima della
Gran Bretagna.
In quanto ai tedeschi, hanno fatto molta politica ma il loro sforzo militare non è
paragonabile al nostro: parlo non solo delle basi che ovviamente abbiamo messo a
disposizione, ma anche dei nostri 52 aerei, delle nostre navi.
L'Italia si trovava veramente in prima linea...”
(Massimo D'Alema)
172 missioni in Kosovo dell'Aeronautica militare italiana
Dal "Giornale di Brescia", Sabato 10 Luglio 1999A guerra conclusa, svelati dal colonnello Francesco Latorre
i numeri dell'operazione "Alled Force"
Sesto Stormo, 172 missioni per il Kossovo
Da Ghedi sono stati schierati in Puglia 85 uomini e 12 velivoli, per 418 ore di volo.
Missioni di ricognizione e di attacco a terra.
"(...) L'altra sera il colonnello Latorre ha svelato tutti i numeri della cosiddetta operazione
Aled Force conclusasi il 10 Giugno con la resa di Milosevic (sic). Lo ha fatto davanti ai
militari del VI Stormo e alle loro famiglie (cui e' andato il sincero ringraziamento del
comandante...) ma anche davanti al Generale Gargini, al prefetto, al vicequestore e al
comandante provinciale dei Carabinieri.
Il colonnello ha cominciato spiegando che, a causa della posizione centrale in una zona
perennemente in crisi (....), "l'Italia e' considerata una sorta di portaerei nel Mediterraneo.Non a caso, nel corso dell'Allied Force, l'85% delle missioni ha decollato dalle nostre basi".
(...)
Naturalmente, gli uomini e i mezzi del VI stormo hanno fatto la loro parte. Anzi hanno fatto
molto.
2
"L'impegno operativo del VI Stormo - ha detto Latorre - s'e' concretizzato in missionidi ricognizione (2 sortite per due giorni la settimana) e in missioni d'attacco
effettuate in un primo periodo da Ghedi, poi da una cellula schierata a Gioia del
Colle (6/8 sortite giornaliere per 6 giorni la settimana)".
(...) da Ghedi in Puglia sono arrivati 85 uomini, 12 velivoli e 12 laser pod. llrischieramento ha consentito di effettuare 418 ore di volo, che si traducono in 172
sortite: 6 di ricognizione e 166 di attacchi veri e propri, sferrati contro obiettiviselezionati di tipo prettamente militare: depositi di munizioni, caseme, aeroporti. V'e' inoltre
da specificare che, per gli attacchi, sono state utilizzate bombe a puntamento laser ea caduta libera.
Il colonnello Latorre ha anche spiegato come tecnicamente avvenivano le missioni. Dopo
la preparazione alla base, "i nostri aerei decollavano da Gioia del colle, quindi, fattorifornimento in volo sull'Adriatico, si mettevano in "zona d'attesa" su cieli non ostili,
tipo la Macedonia e l'Albania: l'attesa dipendeva dal fatto che si viaggiava in
pacchetti di aerei e che ogni pacchetto aveva tempi precisi per entrare in azione.
Poi, quand'era il nostro turno, si andava sull'obiettivo, quindi, seguendo rotteprestabilite, si tornava. Anche grazie alla preparazione dei nostri equipaggi, tutto ha
funzionato a meraviglia, tant'e' vero che, nel 100% delle operazioni, uomini e mezzi sono
rientrati alla base" (....)
“Secondo fonti ufficiali lo stato italiano ha contribuito direttamente per un 10% alle
operazioni belliche della NATO contro la Serbia, impiegando 54 veicoli e 19 basi,effettuando oltre 1.300 missioni operative, per un totale di 3.600 ore di volo. Durante le
azioni di bombardamento l'Aeronautica italiana ha sganciato 115 missili Harm (per uncosto di circa 50 miliardi di lire), oltre 500 bombe Gp Mk.82, 39 bombe a guida IR (che
costano circa 135 milioni di lire l'una!) e 80 bombe a guida laser (appena più economiche).
I costi complessivi della guerra aerea italiana: oltre 180 miliardi di lire.”
Da "Umanità Nova" n.26 del 5 settembre 1999
AERONAUTICA MILITARE ITALIANA
Con la ristrutturazione post-99 e l’abbandono delle forze "operative" USA e NATO
da Brindisi, sono due gli aeroporti che contraddistinguono questa Forza Armata:
Gioia del Colle ed Amendola (Foggia)
Gioia del Colle: sede del 36° Stormo "Riccardo Helmut Seidl" alle cui dipendenzeoperano il XII gruppo caccia Intercettori Ognitempo ( CIO) su Tornado ADV, il 156°
gruppo caccia Ognitempo convenzionali (CBOC) su Tornado IDS, è diventato con
l’ausilio dell’ex Terza Regione Aerea di Bari, sede del Comando Divisione Caccia
Intercettori, ovvero il comando operativo della punta di lancia del sistema "
difensivo" aereo nazionale,
Sono ben sei gli Stormi ed i relativi aeroporti , diffusi su tutto il territorio nazionaleche dipendono direttamente dal Comando DCI.
Da questo aeroporto ha operato, durante il 99, una squadriglia di A-10 americani
che hanno bombardato il Kosovo e la Serbia con oltre il 50% di proiettili ad uranioimpoverito lanciati in quella guerra.
Amendola (FG): sede di Aeroporto militare e del 32° Stormo "Armando Boetto". Vi opera il 13° Gruppo Caccia Bombardieri su AMX, il 101° OCU su AMX-T(addestramento avanzato). Lo stormo ha partecipato alle operazioni di guerra del
1999 contro la Serbia con attacchi finalizzati a postazioni radar e di antiaereaserba.
www.VIALEBASI.NET
I dati che stiamo per citare sono liberamente consultabili all'indirizzo
http://www.parlamento.it/att/uip/kosovo.htm
Dalla consultazione di questi dati emerge quanto segue:
1) Le decisioni del governo Prodi, pur avendo aderito all' "Activation Order" della Nato,
avevano esplicitamente limitato l'azione delle Forze Armate al territorio nazionale, ne'
avevano autorizzato i bombardamenti che sono stati successivamente effettuati ancheaerei dell’aviazione italiana, come risulta da numerose fonti dirette.2) Il governo Prodi ha unicamente autorizzato attivita' di "
difesa integrata" del territorionazionale, e non azioni militari al di fuori dei confini della repubblica, affermando
esplicitamente che "Nell'attuale situazione costituzionale il contributo delle Forze Armate
italiane sarà LIMITATO ALLE ATTIVITA' DI DIFESA INTEGRATA del territorio nazionale."
Con il termine "difesa integrata" si indicano tutte quelle azioni di supporto e di facilitazione
delle operazioni militari condotte dalle forze Nato nel territorio nazionale, e non certo i
bombardamenti autorizzati in seguito dal governo D'Alema.
In questa circostanza il governo Prodi, parlando dell'"attuale situazione costituzionale", ha
dimostrato di essere ben consapevole dei vincoli imposti dall'articolo 11 della Costituzione:
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come
mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
3) Il governo Prodi ha riconosciuto al Parlamento la facolta' di deliberare l'azione militare,
affermando in un comunicato che, per tutte le attivita' che esulano dalla Difesa Integrata,
"Ogni eventuale ulteriore impiego delle Forze Armate dovrà essere autorizzato dal
Parlamento".
Il governo D'Alema, d'altro canto, non ha riconosciuto al Parlamento la prerogativa di
essere l'unica autorita' in grado di deliberare lo stato di guerra, e ha deciso unilateralmente
di dare il via all'azionemilitare. Il dibattito parlamentare sull'opportunita' e le modalita' di
questa azione militare e' avvenuto quando i bombardamenti e i conseguenti "effetti
collaterali" erano gia' in atto da diverso tempo.
Carlo Gubitosa
Segretario Associazione Peacelink
Volontariato dell'informazione
www.peacelink.it
info@ peacelink.it
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CHI ERA AL GOVERNO
La composizione del governo D'Alema I (21 ottobre 1998)
Presidente del Consiglio: Massimo D'Alema (Ds)
Vice Presidente: Sergio Mattarella (Ppi)
Sottosegretario alla presidenza: Franco Bassanini (Ds)Bilancio e Tesoro: Carlo Azeglio Ciampi
Finanze: Vincenzo Visco (Ds)Industria: Pier Luigi Bersani (Ds)Esteri: Lamberto Dini (Ri)
Giustizia: Oliviero Diliberto (Pdci)Interno:
Rosa Russo Jervolino (Ppi) Commercio estero: Piero Fassino (Ds)Riforme costituzionali: Giuliano Amato
Beni Culturali Spettacoli e Sport: Giovanna Melandri (Ds)Sanità: Rosy Bindi (Ppi)Ambiente
: Edo Ronchi (Verdi)Funzione Pubblica: Angelo Piazza (Sdi)
Comunicazioni: Salvatore Cardinale (Udr)
Pubblica Istruzione: Luigi Berlinguer (Ds)Ricerca Scientifica e Università: Ortensio Zecchino (Ppi)
Trasporti: Tiziano Treu (Ri)Difesa: Carlo Scognamiglio (Udr)
Lavori Pubblici: Enrico Micheli (Ppi)
Lavoro e Mezzogiorno: Antonio Bassolino (Ds)Pari opportunità: Laura Balbo
Solidarietà sociale: Livia Turco (Ds)Politiche agricole: Paolo De Castro (Ulivo)
Rapporti parlamento: Guido Folloni (Udr)
Politiche comunitarie: Enrico Letta (Ppi) Affari regionali: Katia Belillo (Pdci)(21 ottobre 1998)
GLI EFFETTI SINISTRI (ANCHE) DELLE SINISTRE
Val la pena di ricordare alcuni degli episodi della guerra umanitaria alla Jugoslavia nel
1999
31 Maggio Colpito l'ospedale di Surdulica, il bilancio parla di venti morti.
19 Maggio Colpito l'ospedale di Belgrado, tre morti.
14 Maggio Colpito villaggio Kosovaro 100 morti.
7 Maggio Colpito ospedale e mercato di Nis 20 morti.
7 Maggio Colpita l'ambasciata cinese 3 giornalisti morti e 20 diplomatici feriti.
1 Maggio Colpita corriera a Luzane 40 morti.
27 Aprile Surdulica: decine di case distrutte e diversi morti civili per missili fuori rotta.
23 Aprile Belgrado: 16 dipendenti della TV serba uccisi; obiettivo legittimo per la Nato.
14 Aprile Djakovica: 75 kosovari uccisi, addebitati inizialmente ai serbi, in realtà per missili
alleati.
12 Aprile Aleksinac: edifici civili abbattuti per errore.
http://www.repubblica.it/online/fatti/civili/civili/civili.html
Dal 16 marzo 1999, 23.000 missili e bombe furono sganciate su un Paese di 11 milioni di
abitanti. 35.000 cluster bombs (a frammentazione, armi di distruzione di massa contrarie
alla convenzione di Ginevra) ed a grafite; furono usati 31.000 proiettili ad uranio
impoverito, con rilascio di materiale contaminante su tutta la Jugoslavia. In 78 giorni di
bombardamenti furono colpite scuole, ospedali, fattorie, ponti, strade e vie acquatiche.
http://www.romacivica.net/forumdac/Usawarcrimes.htm
Corriere della Sera - http://www.corriere.it
Conseguenze ambientali dei bombardamenti
NATO sulla Jugoslavia
di Carlo Pona
Quattro viaggi in Jugoslavia in quattro mesi: la prima volta sotto le bombe degli aggressori,
respirando le nubi polverose provocate dai missili che ci cadevano a cento metri di
distanza e che ci hanno lisciato di poco, respirando i fumi della raffineria di Novi Sad in
fiamme, e respirando, oltre alle esalazioni del piralene, anche l'aria di morte e desolazione
della Zastava completamente distrutta. L'ultima volta siamo andati per rivisitare quei posti
e capire, o almeno cercare di capire quali potrebbero essere le conseguenze per
l'ambiente di quei 78 giorni durante i quali i guerrafondai nostrani hanno voluto imporre un
nuovo "ordine" al mondo intero. Promotori dei viaggi, l'associazione "Un Ponte per...", cui
si è aggiunto il "Servizio Civile Internazionale". In tutto una trentina di persone
comprendente giornalisti, ambientalisti, chimici, fisici, medici e un esperto ambientalista dieccezione: Nando, il bassotto di Fulvio Grimaldi, per l'occasione ribattezzato Nando
Nandovic. Prodotto delle missioni, due video, "Jugoslavia, il popolo invisibile" e "Serbi da
morire" che, forse unici in Italia, hanno descritto con efficacia la situazione di quella
regione e di quel popolo completamente dimenticato e emarginato dai nostri media.
Dal 24 marzo all'8 giugno ci sono stati più di 35.000 attacchi aerei compiuti da oltre 1.000
aerei (di cui abbiamo avuto ampie documentazione sulle loro caratteristiche mortali da tutti
i telegiornali!), 206 elicotteri, ma anche portaerei, automezzi militari di tutti i tipi. Sparati
oltre 10.000 missili con 79.000 tonnellate di esplosivi, 152 contenitori con 35.450 cluster
bombs, più un vasto campionario di armi proibite o illegali come le bombe a grafite e
quelle contenenti il famigerato uranio impoverito. Esiste anche una macabra classifica, in
cui nessuno vorrebbe essere al primo posto, sul numero di attacchi aerei subiti: questo
speciale "campionato" è stato vinto, con notevole distacco da Pristina con 374 (quasi 5 al
giorno!), seguita da Prizren con 232. La capitale Belgrado si è dovuta accontentare di un
terzo posto a "soli" 212 attacchi, e via via tutti gli altri. Tra i primi dieci non compare
Pancevo, ma questa città si contende sicuramente il primato per la quantità di sostanze
tossiche pericolose emesse, forse in condominio con Novi Sad.
Gli attacchi, hanno imprevedibili conseguenze dannose per l'ambiente e chi ci vive,
mettono in pericolo gli esseri umani e la biodiversità: milioni di persone sono state esposte
agli effetti di numerosi composti e di cocktail di composti chimici mai "sperimentati" in
precedenza. Siamo andati a parlare con Slobodan Tosovic, uno dei responsabili della rete
di monitoraggio ambientale di Belgrado. "Sentiamo di essere stati oggetto di un gigantesco
esperimento biologico e chimico; naturalmente abbiamo le prove che questo è stato
pianificato e premeditato, infatti molti serbatoi contenenti sostanze chimiche velenosissime
sono stati colpiti successivamente al loro spostamento in luoghi ritenuti più sicuri, perché
magari distanti dagli impianti. Evidentemente i criminali della NATO seguivano quello che
facevamo e ci hanno voluto avvelenare". Gli effetti sono anche estremamente difficili da
valutare sia per quanto riguarda quelli già avvenuti che per quelli che ancora devono
venire: nessuno si è mai trovato nella condizione di valutare le conseguenze di una
esplosione contemporanea di tre impianti chimici diversi tra loro con un inventario di
sostanze tossiche imponente: "Nelle analisi dei rischi connessi all'esercizio degli impianti
chimici e petrolchimici non viene neanche contemplata la possibilità di un tale "incidente",
né tantomeno quella di un bombardamento", conclude Tosovic.
L'elenco delle distruzioni è imponente. Negli Stati Uniti, ci ha detto Sara Flounders durante
l'assemblea per la costituzione della sezione italiana del tribunale internazionale per i
crimini commessi dalla NATO, i media hanno dibattuto per giorni interi se il numero dei
carri armati jugoslavi distrutti fosse stato 3 o 7! Ignorando, volutamente, le 328 scuole
elementari, le 25 facoltà universitarie, 15 collegi, 20 case degli studenti, i 33 ospedali, i 23
monasteri, le 32 chiese, i 4 cimiteri, i 15 musei, le 5 sedi di televisioni, i 44 ripetitori, i 61
ponti, le 19 stazioni ferroviarie, le 34 stazioni di pullman, i 13 aeroporti, le 121 industrie, le
23 tra raffinerie e depositi di carburante, i 28 centri agricoli e industrie agroalimentari, le 21
tra ambasciate e consolati. Per non parlare dei morti, migliaia, di cui il 30% composto da
bambini, e dei feriti, innumerevoli.
Tra gli impianti colpiti c'è di tutto: fabbriche di medicinali, di fertilizzanti, di cibo: tutto questo
è stato fatto, ci dicono, per proteggere i kosovari albanesi e consentire il loro ritorno a
casa; non è stato fatto, invece, per colpire la popolazione civile, già colpita da 7 anni di
embargo e stenti, per demoralizzarla, per colpevolizzarla, per spingerla a protestare e
chiedere le dimissioni di Milosevic? Dicevano che si trattava di errori o di effetti collaterali.
Come si possono spiegare gli "errori di mira" della NATO? Le bombe a cluster nei mercati,
le bombe sugli ospedali, i missili sull'ambasciata cinese, sui ponti, sui treni, sui soccorritori.
Come non aver voluto provocare 2 milioni di disoccupati in più se non per strangolare unpaese?
Gli effetti ambientali sono gravissimi. Scendendo per categoria di problematica dal
generale verso il particolare, non possiamo non considerare gli effetti globali: le emissioni
gassose di tutto quello che è bruciato hanno contribuito e aggravato quello che è noto
come "effetto serra". Da soli, i jet della NATO (senza contare le portaerei e i mezzi militari
a terra) hanno prodotto tanti gas quanti ne vengono prodotti da tutto il parco
automobilistico italiano in 6 mesi! Per rimediare, comunque il nostro governo e i nostri
bravi sindaci verdi hanno organizzato la giornata senza auto! Vale a dire qualche ora di
una giornata in cui alcune piazze sono state chiuse al traffico! Per rimediare
all'inquinamento degli aerei si dovrebbe impedire il traffico cittadino per anni! Bisogna poi
mettere nel conto tutti gas prodotti nella combustione delle raffinerie, degli impianti chimici
eccetera eccetera. Poi vengono le piogge acide, quelle che distruggono le foreste di tutto
l'emisfero nord industrializzato, i cui effetti girano per il pianeta: anche in Antartide si sono
trovate tra i ghiacci le sostanze acide solforose e azotate, quelle che distruggono i raccolti
e fanno venire l'asma a chi vive in città e ai bambini. E vogliamo dimenticare l'ozono? Il
cloro emesso ha distrutto l'ozono sopra tutta l'Europa centrale, non solo sulla Jugoslavia.
La scorsa estate il livello dei raggi ultravioletti è stato di massima allerta e il più elevato del
secolo. Ma che ci importa? I tumori alla pelle verranno nei prossimi decenni, saranno
vittime "invisibili" di questa aggressione, non verranno mai considerate nelle statistiche
ufficiali.
Scendiamo di livello e andiamo a considerare gli effetti più "locali". Le acque di falda
forniscono il 90% del fabbisogno di acqua dolce della Serbia e costutuiscono il più grande
bacino sotterraneo che rifornisce tutti i Balcani. L'inquinamento a lungo termine è molto
pericoloso perché queste acque hanno una limitata capacità di autopurificazione dalle
sostanze che arrivano sia dalla superficie del suolo sia attraverso i fondali dei fiumi
inquinati. Purificare queste falde è una impresa ciclopica, che gli jugoslavi non possono
assolutamente effettuare per mancanza di mezzi. Certamente non per mancanza di
competenze, come ci hanno detto, sia Tosovic che i compagni della Zastava, ma per
mancanza delle attrezzature e dei reagenti per le analisi chimiche: la causa? Ancora una
volta è l'embargo. Bisogna anche tener presente, e magari qualche maligno ci ha già
pensato, che il livello di inquinamento precedente era ai minimi storici (almeno degli ultimi
anni) per via della modestissima produttività industriale recente: insomma l'inquinamento
dei fiumi e delle acque negli ultimi anni era diminuito, non per volontà dei governanti, va
ammesso, ma per "cause di forza maggiore", per la mancanza di produzione industriale.
Quindi questa "botta" è ancora più grave e pericolosa. Inoltre bisogna ricordare che i fiumi,
anche se scorrono, vengono purificati ad opera dei sedimenti che depositano sul fondo
tutte le sostanze che per un qualsiasi motivo vengono immesse nell'acqua. Il problema è
che una volta lì, lì rimangono e diventano cibo per i pesci, per i batteri, per i microrganismi
che li introducono nella cosiddetta "catena alimentare" e ce li recapitano sulle tavole. Se
non vengono mangiate dai pesci, comunque eventi particolari (come una piena, per
esempio), li rimettono in circolazione.
Molte sostanze sono state direttamente versate nei fiumi per evitare pericoli peggiori
(dicloroetano, acidi, soda, cloro, e anche mercurio). Questo, se ha evitato il rischio che i
serbatoi contenenti queste sostanze venissero colpiti dai topgun NATO, con conseguenze
immediate drammatiche, pur tuttavia non impedirà che le stesse sostanze ci ritornino
indietro nel tempo. Il caso del mercurio è emblematico: col tempo il mercurio finito nei
sedimenti viene metabolizzato dai batteri e immesso nella catena alimentare,
concentrandosi.... Alla fine della catena ci siamo noi e i grandi mammiferi! L'inquinamento
dei fiumi avrebbe potuto provocare guai peggiori, evitati per un pelo: l'ondata di petrolio
finita nel Danubio ha messo in crisi e stava per bloccare il sistema di pompaggio
dell'acqua di raffreddamento della centrale nucleare di Kosloduy in Bulgaria, 100 km oltreil confine, rischiando di provocare una nuova Chernobyl europea, come riporta il Sunday
Herald, giornale di Glasgow del 26 Aprile 1999.
A causa dell'inquinamento delle acque la pesca è stata vietata su tutti i corsi d'acqua a
valle di impianti petrolchimici della Serbia, ma i cittadini hanno continuato a pescare per
sfamarsi. Naturalmente hanno potuto pescare i pochi pesci sopravvissuti e ridotti male,
come abbiamo potuto constatare di persona durante una "gita" in barca lungo il Danubio
nei pressi di Pancevo. Decine di pescatori lungo le rive, decine di pesci galleggianti
sull'acqua, pochi pesci "vivi" ma con evidenti segni di malattie, mollicci con le squame che
si staccavamo quasi da sole! Gran parte del raccolto estivo è stato distrutto a causa delle
deposizioni di ceneri e di altro che lo ha reso immangiabile e pericoloso. Ma questo non è
stato possibile su gran parte del territorio dove la gente coltiva da sé il cibo per il proprio
sostentamento: la scelta era tra morire subito di fame oppure morire di cancro fra qualche
anno. Dove non è stato distrutto, il raccolto è stato certamente ridotto per la mancanza dei
fertilizzanti, che quest'anno ancora non ha fatto sentire il suo effetto, ma che sarà terribile
nei prossimi anni se la produzione non riprende celermente.
Anche la natura ha avuto la sua razione di bombe. La Jugoslavia era uno dei paesi con la
più ampia biodiversità di tutta l'Europa, grazie anche alla coesistenza di ecosistemi molto
diversificati. Basti pensare che in questo paese vive il 74% delle specie di uccelli e il 51%
dei rettili presenti in tutta Europa. Il parco nazionale di Fruska Gora è stato crivellato di
bombe. Ora ci sono oltre 2.000 crateri lasciati da altrettante bombe lanciate a tappeto dai
B-52 provenienti direttamente dal Missouri! Ci vogliono 7.000 anni per ricostituire lo strato
di 20 cm di humus distrutto dalle bombe e probabilmente moltissime specie rare sono
andate perdute per sempre. Solo la superficie dei crateri è di oltre 25.000 ettari, in cui è
stato letteralmente distrutto tutto e lasciato solo fango e terreno sterilizzato dal calore
prodotto nell'impatto.
Tra le sostanze inquinanti deliberatamente rilasciate nell'ambiente abbiamo lasciato per
ultimo quella che è il simbolo dell'aggressione, della sua illegalità, e della sua crudeltà,
violenza e vigliaccheria: l'uranio impoverito. Il suo uso è proibito dalle convenzioni
internazionali, anche l'ONU ne ha condannato l'uso come arma radioattiva, nucleare, e di
sterminio di massa. Ma è anche subdola, strisciante, vigliacca: rimane lì in agguato per
millenni, te la ritrovi dappertutto, è difficilissima da misurare e rilevare e perciò è anche
difficile determinarne l'ampiezza dell'uso fatto dai nostri governi criminali. Di sicuro per
stessa fonte NATO, se ne è fatto uso in Kosovo, ma è anche certo l'uso come rinforzo
delle testate e delle zavorre dei missili Tomahawh e Cruise per colpire ponti e strutture in
cemento armato come ripetitori TV, piste di aeroporti, bunker ecc. L'uranio se respirato ha
effetti micidiali sull'organismo umano. Ne bastano poche particelle per rischiare il cancro.
E l'uranio ha anche la proprietà di volatilizzarsi e diventare aerosol all'impatto,
trasformandosi in una nuvola polverosa in grado di percorrere centinaia di chilometri se il
vento glielo consente e varcando i confini. È stato di certo usato nel centro di Pristina per
distruggere un deposito di mezzi militari: rimanere per pochi minuti in quella nuvola
equivale a garantirsi un futuro quasi certamente ipotecato da qualche tumore. All'Istituto di
scienze nucleari di Vinca, 40 km da Belgrado, il direttore Nebojsa Neskovic ci dice che la
radioattività della zone è sotto controllo e che non ci sono allarmi: una sorta di cortesia
verso una popolazione già colpita da innumerevoli drammi?
Ma gli effetti sui cittadini non sono meno importanti. A Pancevo, ci ha raccontato il sindaco
Srdjan Mikovic, il pericolo e la quantità delle sostanze tossiche rilasciate in giro era tale
che le donne già in gravidanza da tre mesi sono state "invitate" ad abortire, e le altre a
evitare gravidanze per almeno i prossimi due anni! Ma la distruzione delle raffinerie, delle
centrali elettriche ha provocato mancanza di carburante e quindi freddo per il prossimo
inverno, che, da queste parti non scherza. Ci rimetteranno le penne, cioè i rami, i bellissimi
boschi della Vojvodina e delle montagne della Serbia. Questo provoca anche difficoltà neltrasporto delle poche merci e alimenti rimasti disponibili, e genera inflazione; il carburante
si trova solo al mercato nero, a prezzi variabili ma comunque altissimi per i redditi quasi
azzerati di un operaio medio, pardon, di un disoccupato medio, visto che di operai attivi ne
sono rimasti ben pochi. Alla Zastava, i sindacalisti Ruzica Milosarljevic e Sretan Milicenic
ci hanno raccontato di come gli operai laggiù hanno deciso di dividersi il lavoro di
ricostruzione tra di loro: il lavoro era sufficiente per 4.000 e loro (36.000 in tutto) si stanno
suddividendo a turno il lavoro. Dal punto di vista monetario è ben poca cosa, e significa
passare da 25.000 lire al mese per il "sussidio di disoccupazione" a circa 80.000 per chi
lavora a tempo pieno! E un litro di nafta costa come da noi, quasi duemila lire! Molte delle
strutture sanitarie sono anch'esse in difficoltà. Sono saltate tutte le campagne di
prevenzione in atto prima dei bombardamenti, molte strutture non hanno più i medicinali
necessari e anche molti centri per la dialisi hanno dovuto cessare l'attività. Questo significa
molti morti, ancora una volta invisibili, che sfuggono ad ogni statistica. A Belgrado, quando
siamo andati alla conferenza internazionale sulle conseguenze ambientali dei
bombardamenti, la dottoressa Nevenka Zakula, dell'Istituto per la Sanità Pubblica, ci ha
detto che già le prime indagini epidemiologiche hanno visto uno spostamento della
patologia verso le situazioni tipiche da mancanza di profilassi: maggior numero di
patologie contagiose, da parassiti, spiegabile con la mancanza di una prevenzione
scolastica e con il peggioramento repentino delle condizioni igienico sanitarie delle
abitazione povere.
Alla Zastava, ci hanno salutato con un grande ottimismo: quello che presto avrebbe
ripreso la produzione di automobili e un po' di miglioramento delle condizioni economiche.
Alle raffinerie di Novi Sad e di Pancevo, stava per riprendere la produzione di nafta. In
altre circostanze una notizia del genere non ci avrebbe di certo rallegrato (magari ci
piacerebbe che al posto di auto e nafta si producesse qualche altra cosa, ma questo è un
altro discorso...), ma in questo caso, sì e molto. È un segno che questo popolo non vuole
sottomettersi e vuole risorgete di nuovo, dopo l'ennesima aggressione fascista straniera. Il
nazi-fascismo non riuscì a piegarlo. Siamo convinti che anche questa aggressione non lo
abbia piegato. Ora però gli operai, anche in questo piena attività di rinascita, in un paese
distrutto, avvelenato, debole, accerchiato da bombardieri e multinazionali fameliche,
devono essere sottoposti a esami medici ogni settimana. Sopravviveranno? Sono stati
colpiti da ordigni assassini a lungo termine, come quelli chimici e radioattivi all'uranio; ma
anche come l'imperialismo.
Cosa è stato buttato sulle testa degli Jugoslavi
Uranio impoverito (DU)
Per la prima volta si parla in grande attenzione di DU per la cosiddetta Sindrome del golfo. Non è casuale
l'uscita in questi ultimi mesi di moli di articoli "scientifici" di organismi ufficiali americani che addossano tutta
la responsabilità di questa sindrome all'uso di vaccini dati ai soldati USA/NATO/ONU che parteciparono alla
missione "Desert Storm" nel 1991. Se poi ci spiegano come mai le leucemie sono aumentate di un fattore 6
nei bambini irakeni, saremmo tutti molto più contenti. Quello che già si sapeva è comunque emblematico
della sua pericolosità: a St.Albans, negli USA, il Nuclear Lead Laboratory che riprocessa combustibile
nucleare, è stato chiuso per una perdita di DU "accidentale" nelle acque di scarico di 150 g in un mese, pari
a un solo proiettile di quelli che un A-10 spara al ritmo di 1.000 al minuto; c'è stato un incidente aereo ad
Amsterdam nel 1993 in mezzo a una zona abitata e la prima preoccupazione dei mezzi di sicurezza, oltre a
salvare i superstiti, fu quella di recuperare gli oltre 200 kg di zavorra di uranio impoverito per evitare
l'esposizione della popolazione; ci sono stati frequenti casi di lavoratori di impianti nucleari allontanati dal
lavoro per essere venuti a contatto con il DU. La risoluzione ONU 1996/16 lo definisce un crimine contro
l'umanità; e dice anche che gli effetti contro la popolazione sono terribile perché oltre alle ferite e alla
distruzione diretta, aggiunge effetti tossici e radiologici che a lungo termine provocano cancro come le
leucemie. Un aumento di radioattività alfa è stato misurato in Grecia e Bulgaria fino a 3 volte quello normale
Le bombe a grappolo
Del tutto comparabili con le mine antiuomo delle quali copiano gli effetti e la proprietà di rimanere attiveanche per decenni se non esplodono subito. Ne sanno qualcosa decine e decine di civili in Kosovo (sia
albanesi che serbi che rom; queste armi democraticamente non fanno distinzioni di etnia), ma anche alcuni
soldati KFOR, morti impattando su questi cilindretti gialli, che secondo un brillante giornalista della RAI,
erano "residuati della seconda guerra mondiale"!
Sostanze tossiche fuoriuscite con i bombardamenti
Dicloroetano, cloruro di etilene, (EDC): serve a produrre il CVM (Cloruro di vinile monomero); liquidoestremamente volatile e infiammabile, incolore, con odore simile al cloroformio (fino a pochi decenni fa
veniva addirittura usato come anestetico!); molto solubile in acqua; quindi si troverà nelle acque di falda così
come in atmosfera. A bassa concentrazione si sente la sua presenza dall'odore, salendo in concentrazione
si hanno difficoltà respiratorie e poi si va in narcosi. Effetti: alterazioni del sistema nervoso e del sistema
gastrointestinale, i metaboliti dell'EDC contenenti cloro si legano al DNA e causano mutagenesi, e cancro nei
mammiferi.
Cloruro vinile monomero, CNM