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Quante amarezze in uno zuccherino

di Marco Aime - 27/12/2008

 
Marco Aime analizza tre libri che affrontano temi fondamentali della storia africana: la secolare tragedia della schiavitù, le lotte contro il colonialismo e il razzismo, le nuove esperienze della cooperazione.
Ne
La schiavitù spiegata ai nostri figli, Joseph N’Diaye ricostruisce i momenti fondamentali della tratta degli schiavi che in età moderna vide fra i 12 e i 15 milioni di giovani africani deportati in America per lavorare come schiavi. Piermaria Mazzola offre con Leoni d’Africa una raccolta di biografie dei principali capi politici dell’Africa post-coloniale, dai padri delle nazioni come Lumumba e Mandela, agli spietati dittatori quali Mobutu e Bokassa. Serge Latouche ed Enzo Barnabà in Sortilegi hanno raccolto sotto forma di racconti le loro esperienze di vita africana maturate con il lavoro di cooperatori umanitari.

L’Africa si lascia raccontare, da voci diverse, che la ritraggono in alcuni dei suoi molteplici volti. Escono, infatti, tre libri che vanno a colmare altri tasselli dell’inesauribile mosaico africano.
Il primo è quello di Joseph N’Diaye, conservatore della Casa degli schiavi di Gorée, in Senegal. L’uomo che si arrampicava su quelle scale dalle armoniose rotondità di una conchiglia, per arringare i visitatori con la sua voce tonante, che non voleva lasciare spegnere il fuoco del ricordo. Ricordo doloroso, per i discendenti degli schiavi e anche per noi, che facciamo parte del mondo che fu schiavista. [...]
Ora, nelle pagine de La schiavitù spiegata ai nostri figli, N’Diaye ripercorre le tappe fondamentali dell’immensa tragedia che fu la
tratta di esseri umani. Una tragedia che vide tra i 12 e i 15 milioni di giovani e donne africani strappati alle loro case per essere imbarcati su nave negriere.
«Non so se caffè e zucchero siano essenziali alla felicità dell’Europa, so però bene che questi due prodotti hanno avuto molta importanza per l’infelicità di due grandi regioni del mondo: l’America fu spopolata in modo da avere terra libera per piantarli; l’Africa fu spopolata per avere braccia necessarie alla loro coltivazione» scriveva Bernardin de Saint-Pierre, scrittore e viaggiatore francese del 1700. Suona strano parlare di «dolcezza», se si pensa a quanto dolore può esserci stato dietro a un cucchiaino di zucchero.
Più di due secoli e molti altri morti dovranno passare prima che un giorno d’inizio dicembre del 1955 la signora Rosa Parks trovi la forza il coraggio di non obbedire all’autista dell’autobus, che gli intimava di andarsi a sedere nel retro, come spettava ai neri. Più di due secoli e molti altri morti prima di poter sentire la voce di
Martin Luther King urlare al mondo «I’have a dream», dire che sognava che i suoi quattro figli piccoli avrebbero vissuto un giorno in una nazione nella quale non sarebbero stati giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Era il 1963. Era solo quarantacinque anni fa. Il secondo racconto è una storia di volti, di idee, di azioni, di errori e di speranze. In Leoni d’Africa, Piermaria Mazzola ha raccolto le vicende dei padri (e dei padroni) dell’Africa indipendente. Una galleria di biografie di uomini che nel bene e nel male hanno fatto la storia del continente: da N’krumah a Lumumba, da Nyerere a Mandela, da Senghor a Sankara. Personaggi che hanno lottato per i diritti dei loro paesi, che hanno spesso tentato di trovare una via nuova, che li affrancasse dal modello occidentale, che si sono scontrati con il neocolonialismo, il razzismo e la geopolitica mondiale.
E poi ci sono gli infami, come
Mobutu, Amin, Bokassa, quelli che hanno insanguinato e depredato i loro paesi, gettando nella povertà milioni persone, uccidendone altrettante con le armi, dopo essersi arricchiti sulle loro spalle. [...]
Altre storie, spesso storie di bianchi in Africa, quelle che ci raccontano Serge Latouche ed Enzo Barnabà in Sortilegi. Latouche lo conoscevamo come saggista, come critico della globalizzazione e promotore di nuovi modelli di vita, ora si presenta come narratore, raccontandoci le sue esperienze nel mondo della cooperazione. Così come Barnabà, francesista che ha lavorato per anni presso l’ambasciata italiana in Costa d’Avorio. Nei loro racconti le esperienze dei bianchi che lavorano in Africa, si intrecciano con le culture tradizionali, dando vita a una serie di contrasti talvolta quasi paradossali, ma sempre interessanti. Fucina inesauribile di storie, l’Africa si presta agli sguardi più diversi e sempre riesce a dare risposte che rimettono in gioco ogni stereotipo che ci affanniamo a costruire su di essa.

J. N’Diaye, La schiaitù spiegata. A inostri figli, Epoché 2008, pp. 104, € 10.
P. M. Mazzola,
Leoni d’Africa, Epoché 2008, pp. 236, € 10.
S. Latouche, E. Barnabà, Sortilegi. Racconti africani, Bollati Boringheri 2008, pp. 178, € 14.