Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L'età dell'oro e il concetto di sviluppo

L'età dell'oro e il concetto di sviluppo

di Pier Paolo Vaccari - 03/01/2009

 

L’età dell’oro è un concetto mitico che richiama una situazione ricca di ogni bene. Più puntualmente il riferimento all’oro evoca una qualità preziosa per la sua bellezza e rarità, ma  anche e soprattutto per la sua stabilità e inalterabilità. E’ la stabilità la qualità più importante dell’età dell’oro.

Ora, se pensiamo a una qualsiasi specie animale stabilmente adattata al proprio ambiente, è così difficile associarvi il concetto di felicità?

Certo la felicità, riferita a noi, rappresenta qualcosa di tanto intenso quanto raro e fugace, qualcosa di così ambito che siamo indotti inconsciamente a considerarla un obbiettivo privilegiato ed esclusivo della nostra specie. Ma basta poco, credo, a persuaderci del contrario, se con spirito umile ci soffermiamo a osservare la natura.

E allora, se è così, perché non supporre che anche l’uomo, prima della storia, si sia trovato in una condizione analoga?

In definitiva il tempo che l’uomo ha passato su questa terra è enormemente più grande del tempo storico. Ma per noi quello è un passato assolutamente oscuro. Siamo abituati ad associare la nostra esistenza al concetto di sviluppo, o addirittura di progresso; sicché la vita dell’uomo, prima che tale sviluppo iniziasse a manifestarsi, ci sembra doverla considerare con uno smisurato senso di superiorità, distacco e indifferenza, per non dire fastidio e disprezzo, come non si trattasse di noi stessi. Per centinaia di migliaia d’anni quell’animale infelice avrebbe menato la sua grama esistenza, vagabondando ora qua, ora là, preda di ogni male, vittima di ogni avversità, incapace di dare un senso alla propria vita, inetto al punto di domandarsi per quale straordinario miracolo esso non si sia estinto subito. Infine reagiamo istintivamente relegandolo in una animalità totale, sola ipotesi di giustificazione al suo esistere senza storia.

Ma se anche un uccellino ci trasmette col canto la sua gioia, e perfino una formica nel portare baldanzosamente il suo chicco sembra soddisfatta, perché l’uomo preistorico non avrebbe potuto anch’egli conoscere la felicità? Anzi vivere addirittura quella che gli antichi ricordavano essere stata l’età dell’oro? Un’età senza tempo, perché è appunto il tempo che reca l’infelicità. Dice Esiodo che gli uomini morivano senza traumi, come addormentandosi; e, in verità, avete mai visto gli animali fare un dramma della morte?

Tuttavia l’uomo ci appare compiutamente uomo anche prima della storia, se osserviamo i reperti e le figurazioni rupestri provenienti da contesti preistorici, nell’età senza tempo.

Il fuoco di Prometeo simboleggia con precisione il cambiamento: il fuoco che brucia, distrugge, trasforma, introducendo la freccia irreversibile del tempo.

Di fronte a un qualche probabile disadattamento nei confronti dell’ambiente, o a una crescente instabilità della specie per fattori sconosciuti, si è quindi verificata a un certo punto una biforcazione.

Nei sistemi dinamici si parla di cambiamento di attrattore, generalmente suscitato da mutazioni microscopiche, in stati lontani dall’equilibrio: così si affermano in generale le nuove specie.

Ma qui la specie è rimasta la stessa e si è innescata invece la corsa per modificare e controllare l’ambiente.

Si è scelto la lotta in luogo dell’adattamento, la resistenza invece della fuga.

Una lotta drammatica che si è presto trasformata in competizione e conflitto interno alla specie; secondo modalità assolutamente uniche nella storia della vita sulla terra.

Si potrebbe anche parlare in un certo senso di una nuova specie, se non dal punto di vista biologico, ma per aver introitato e assorbito il concetto di storia, facendone un elemento esistenziale decisivo; nel senso di sommatoria di azioni dirette a un fine.

Questo è quanto crediamo di poter decifrare nel sempre più precipitoso contesto della storia.

L’instabilità eletta a sistema non ha tuttavia per questo cessato di rimanere minacciosa e gravida di incognite.

E l’età dell’oro di reiterare il suo fascino lontano.

Sono questi i due poli dell’esistenza umana, e nessuno al mondo può sapere se un qualche sconosciuto accadimento microscopico possa prima o poi essere all’origine di una nuova impensabile biforcazione planetaria.