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L'ombra di Baruch Spinoza

di Baruch Spinoza* - 05/01/2009

Fonte: claudiomoffa

Bombe su una autombulanza, un mercato, una moschea, un'auto con una famiglia a bordo. Lo Stato belva è all'opera: ma sulle sue imprese di morte aleggia ancora una volta

"L'amor patrio degli Ebrei non era semplice amore, ma fervore religioso e, insieme all'odio verso tutti gli altri popoli, esso era ravvivato dal culto quotidiano in modo tale da convertirsi, unitamente a quell'odio, in una sorta di seconda natura. Infatti il culto quotidiano non solo era completamente diverso (per cui essi venivano a trovarsi in una posizione particolare e del tutto separata da quella di tutti gli altri popoli), ma anche assolutamente contrario ad ogni altro culto straniero. Da questa specie di condanna, rinnovata ogni giorno, nasceva necessariamente un odio senza tregua verso le altre genti, superiore a qualunque altro che pur si radichi profondamente negli animi. Era un odio che scaturiva da un grande e devoto sentimento religioso ed era ritenuto esso stesso zelo religioso. Come concepire un sentimento più profondo e tenace di questo? S'aggiungeva poi la causa consueta che accende sempre più il sentimento dell'odio, e cioè la reciprocità, giacché gli altri popoli non potevano non nutrire un odio altrettanto implacabile contro di essi"

(Baruch Spinoza, Trattato teologico-politico, Utet, Torino, pp. 684-686)

* Filosofo ebreo, scomunicato per "eresia" dalla Sinagoga di Amsterdam nel 1656 con un bando di una ferocia verbale inaudita che lo malediva per l'eternità e in ogni attimo della sua vita. Gli effetti si fecero sentire immediatamente: fu costretto prima ad abbandonare la casa paterna e poi, perseguitato anche economicamente come solo la tribù sa fare, ad allontanarsi nello stesso anno da Amsterdam.