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Irrazionalpopolare

di Giuseppe Genna - 05/01/2009

 

L' irrazionalpopolare. Da Bocelli ai Suv. Viaggio tra gli incomprensibili miracoli d'ItaliaAlle 21.30 di venerdì 12 settembre 2008, la moglie dello scrittore David Foster Wallace, Karen, rientra nella sua casa, a Claremont in California, dopo essersi recata al supermercato per fare la spesa. David Foster Wallace è la massima promessa della letteratura mondiale. Ha scritto di tutto. Un reportage esilarante su una crociera di massa. Un saggio sui meccanismi incredibili dei tornei professionisti di tennis. Un romanzo immenso in cui gli anni non hanno più un numero, si chiamano col nome di uno sponsor. La moglie di Foster Wallace accende la luce, chiama suo marito per nome, si chiede il perché non le risponde. Le cronache non specificano dove abbia trovato impiccato, in casa sua, il marito. E' impossibile spiegare un suicidio. E tuttavia, si può vederlo sempre come un omicidio parziale. In questo caso, gli assassini sono molti, ma uno di loro è sicuramente l'Irrazionalpopolare.
Cosa significa Irrazionalpopolare? Lo spiega un saggio edito da Einaudi, scritto da Luca Mastrantonio e Francesco Bonami, che si intitola per l'appunto Irrazionalpopolare (euro 17.50). Non è non un libro qualunque: è una foto di gruppo con signora. La signora sarebbe l'Italia, il gruppone siamo tutti noi. Noi che amiamo guardare Montalbano, fiction che fa palesemente schifo, atta a riprodurre uno spot per turisti interessati alla Sicilia, girata in un collage di paesi barocchi per cui la piccola Vigata appare ormai dell'estensione di San Pietroburgo. Noi che non ci scandalizziamo per il successo di Moccia. Noi che siamo emotivamente toccati dal documentario ecologista di Al Gore. Noi che siamo cresciuti con il Drive In. Noi che, se ascoltiamo Bocelli, capita anche che ce lo compriamo perché ci piace e basta, anche se, come ci dicono gli autori di Irrazionalpopolare, non ha grandi capacità canore.
Irrazionalpopolare è una categoria che designa lo stato attuale dell'Italia. Una nazione in palese decadenza culturale, un Paese apocalittico a prescindere, cattolico ma non cattolico, dove la fiction si è trasformata in realtà, dove il consumo culturale di massa è aberrante, dove impera la tv e quindi impera chi è l'imperatore della tv. Praticamente: qualunque atto, gesto o bisogno avvenga in Italia è indotto, è finto anche se è vero, è di massa. Non c'è criterio con cui distinguere il bene dal male, il giusto dal cattivo. Se ciò che è popolare è anche irrazionale, siamo messi male. E infatti siamo messi male.

Gli autori di questo saggio hanno ragione su tutti i fronti. Noi italiani abbiamo il marchio della Bestia stampato addosso. Il sensazionalismo delittuoso di Cogne ci appassiona in maniera morbosa. La cosa data peraltro da molto prima che l'Irrazionalpopolare apparisse sulla scena: il caso Fenaroli-Ghiani nel 1958 sortì sulla nazione il medesimo effetto dell'eccidio di Erba. Così, se Berlusconi è il figlio irrazionalpopolare di Craxi, va aggiunto che Scelba era il figlio di Mussolini. Paolo Bonolis, in epoca di società dello spettacolo, è l'erede del Mike Buongiorno analizzato da Umberto Eco quando già si viveva la società dello spettacolo.
Corre l'anno 1987. Diciottenne sfigatissimo, a piedi sotto la pioggia, mi reco in periferia a Milano. C'era ancora la nebbia. Oggi non c'è più, poiché l'Irrazionalpopolare cancella ogni nebbia, non gli piace, a meno che non stia in una scena di Distretto di Polizia. Vado a sentire la lettura di un poeta. L'evento si tiene surrealmente in un cabaret, a cui si accede da un bar latteria. Mi sistemo in platea: sono solo. Sul palco, altrettanto solo, il poeta. Non proprio solo come me. Alle sue spalle, infatti, si erge un'assurda sagoma bidimensionale e cartonata di Pippo Baudo, alta due metri e mezzo. Rimaniamo un quarto d'ora, io e il poeta anziano, a guardarci. Chi doveva presentarlo non si è presentato. Non si è presentato nemmeno chi avrebbe voluto ascoltarlo. Nessuno, evidentemente, voleva ascoltarlo. Finisce che ci prendiamo una birra insieme, ridendo della sagoma di Pippo Baudo e facendo la medesima analisi di Irrazionalpopolare. Ne eravamo già vittime tragicamente consapevoli, per quanto sfigate.
"Irrazionalpopolare" è una parola che si rifà a un concetto ideato da un gobbo sardo con un taglio di capelli peggio di Sarah Palin, un nano mezzo cieco, il quale ebbe l'idea di fondare in Italia un partito: quello comunista. Per Antonio Gramsci, "nazional-popolare" riguarda il rapporto di distanza tra gli intellettuali italiani e i bisogni concreti del popolo. Una visione che Gramsci ebbe tra le oscene mura di un carcere fascista. Ne è passata di acqua sotto i ponti, e dunque Gramsci va riammodernato. E' l'atto di nascita dell'Irrazionalpopolare. Si tratta del nazional-popolare dove però sono scomparsi gli intellettuali e anche il popolo. Al posto degli intellettuali ci sono falsi artisti. Che per Mastrantonio & Bonami sono nomi come Baricco, Cattelan, o Lapo Elkann. Al posto del popolo, invece, c'è "la gente". Viviamo in una società estetizzata dall'estetista, non dall'arte. Ognuno si specchia, possibilmente in uno schermo ultrapiatto.

Tutti possono concordare con la visione di Irrazionalpopolare. Basta affacciarsi su un canale televisivo o ascoltare un dialogo al bar. Va però aggiunto un altro livello, a questa visione. Gramsci portava occhialini tipo Salvatores: bisogna inforcarli. Gramsci è pieno di prospettive non Irrazionalpopolari. Accade che molte persone, di fronte ai fenomeni di massa, storcano il naso. La massa gli fa schifo. Ed ecco che ti elaborano una cultura che pare elitaria e inaccessibile. Invece è accessibilissima, perché è una cultura di massa anch'essa. Solo, è una massa snob. Diventa in questo modo ingiusto denunciare lo schifo italiano, non sentendosene parte, non capendo che tutti, nessuno escluso, siamo Irrazionalpopolari. Le cose che si leggono in questo saggio si sono lette negli anni Cinquanta, Sessanta e nei decenni seguenti, ma si sono precisate in uno dei fenomeni Irrazionalpopolari per eccellenza: in Anima mia, trasmissione condotta da Claudio Baglioni e Fabio Fazio, che nel libro viene attaccato insieme a Benigni, a Bonolis, alla Ventura (l'ho vista l'altra sera, posso farvi il meteo Irrazionalpopolare in differita: sull'Isola pioveva di brutto).
Scrivendo un saggio, si cerca una qualche scientificità. Scrivendo un romanzo, no. Ma forse Irrazionalpopolare intende essere un racconto, non un saggio. Se si passa dall'i-Pod alla testata di Zidane contro lo sterno di Materazzi, forse si sta raccontando una storia. E' il presente che narra la sua storia.
Una postilla personale. Io odio Montalbano tv, ma lo amo: mi piace. Se trasformano Venezia in una specie di Disneyland storica, ci vado. Ricordo bene il giudice Sante Licheri e non intendo scordarmene. Perciò, questo articolo che avete letto è Irrazionalpopolare. Nel momento stesso in cui lo avete letto, rispettando i minuti previsti, siete tutti Irrazionalpopolari. Tanto poi ha ragione Al Gore: arriva uno tsunami e l'Irrazionalpopolare non c'è più. E' soltanto questione di tempo (che fa).