La questione iraniana: detonatore di una bomba monetaria globale
di Jeffrey Steinberg - 21/02/2006
Fonte: movisol.org
5 febbraio 2006 – Di fronte ai tentativi di provocare al più presto un attacco militare contro l'Iran, Lyndon LaRouche ha detto il 3 febbraio: “Uno scontro con l'Iran o anche un più circoscritto attacco militare contro la Siria sarebbe solo il detonatore. Questi sviluppi portano all'esplosione dell'intero sistema finanziario e montario globale, che è la vera bomba”.
LaRouche ha soprattutto posto l'accento sul fatto che i provocatori impegnati in questo scontro, capeggiati dal vice presidente Dick Cheney nell'amministrazione Bush, non si rendono affatto conto del problema della “bomba monetaria” che essi sono sul punto di far esplodere, “mentre questa ingenuità è del tutto estranea ai circoli sinarchisti londinesi che stanno orchestrando lo scontro”. “Questi ambienti sinarchisti che fanno capo a Londra e che promuovono una dittatura mondialista dei banchieri, in un ordine mondiale fascista 'post-Westfalia', sono gli stessi che tirano i fili di certi ambienti islamici radicali da quando, all'epoca del Trattato Sykes-Picot degli anni Venti, l'intelligence britannico sponsorizzò la Fratellanza Musulmana.
“Si sta provocando una confrontation” ha spiegato ancora LaRouche, “che risulterà più grave della prima guerra mondiale, perché il sistema monetario e finanziario è già arrivato ad un punto di vaporizzazione ed un qualsiasi nuovo scontro militare sullo scacchiere del petrolio, in particolare con il possibile ricorso preventivo alle armi nucleari, innescherà una guerra globale, il caos e condurrà ad una nuova epoca buia globale. I folli di Washington, come il vice presidente Dick Cheney, non si rendono davvero conto di ciò che stanno innescando. Essi eseguono ciecamente gli ordini di sinarchisti come George Shultz.
“Nondimeno” ha continuato LaRouche “le iniziative di Cheney e compagnia, miranti allo scontro militare con l'Iran nelle prossime settimane, minacciano di distruggere gli Stati Uniti come repubblica sovrana, proprio come la recente manovra per portare Samuel Alito alla Corte Suprema degli Stati Uniti rappresenta un grande passo in avanti per stracciare di fatto la Costituzione degli Stati Uniti. Sono iniziative che sconfinano nel tradimento”.
LaRouche ha inoltre rilevato come gli ambienti finanziari di Londra si rifacciano alla tradizione millenaria di orchestrare i conflitti che fu propria dell'impero veneziano. “Nella storia dell'Impero Britannico, che fu consolidato orchestrando la guerra dei sette anni (1756-1763), a Londra hanno sistematicamente fatto ricorso ai metodi veneziani per orchestrare le guerre in Eurasia, come strumento per proteggere il loro impero dalle sfide provenienti dai rivali del continente.”
“Dalla storia emerge una caratteristica ricorrente che accomuna la Guerra dei Sette Anni, la Rivoluzione Francese orchestrata dalla Compagnia delle Indie britannica, le Guerre Napoleoniche, la Guerra di Crimea, l'invasione francese del Messico sostenuta dagli inglesi, la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, la Guerra Fredda orchestrata da Winston Churchill e la Guerra d'Indocina: gli inglesi innescano delle guerre in cui inducono le parti a combattere tra loro”.
“Talvolta, come è accaduto nella prima e seconda guerra mondiale, anche gli inglesi scendono in campo e soffrono gravi perdite, ma quello è il prezzo che pagano per manipolare i loro rivali e altri da spingere in quei conflitti successivi da cui la fazione imperialista finanziaria di Londra emerge, primo o poi, con il massimo vantaggio relativo. Nella situazione attuale, per quanto concerne l'Iran, Jack Straw e altri inglesi stanno ancora una volta conducendo per il naso l'attuale governo dell'Iran, le istituzioni USA, il partito democratico”.
“Attualmente gli ambienti finanziari che fanno capo alla City di Londra si rendono conto che se il sistema finanziario e monetario globale crolla, come risultato di un nuovo scontro nella regione del Golfo Persico, le forze finanziarie che attraverso le operazioni offshore degli edge funds sono le detentrici dei titoli di proprietà di gran parte delle materie prime del pianeta, stabiliranno il loro controllo sul mondo. Sotto l'attuale sistema legale, questi ambienti di Londra rivendicheranno la loro proprietà sulle materie prime e sulle capacità produttive del pianeta, e si arriverà così alla globalizzazione completa, alla dittatura sinarchista globale”.
L'orchestrazione britannica
Il 4 febbraio il Consiglio dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA), composto da 35 elementi, ha deciso, con 27 voti favorevoli, due contrari e cinque astenuti, l'invio del dossier Iran al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Un'iniziativa del Movimento dei non allineati di evitare il voto è stata affossata con un compromesso orchestrato dal governo britannico. Il governo iraniano ha immediatamente annunciato, come aveva promesso, la chiusura di tutti i negoziati diplomatici e il riavvio di tutte le attività del suo programma di trattamento dei materiali fissili che erano state sospese in questi due anni di negoziato, e che erano in parte già ripresi il 10 gennaio, offrendo così il pretesto per arrivare all'attuale scontro.
Il governo iraniano ha inoltre giocato la sua parte, nello scontro orchestrato dall'Inghilterra, ritirando il sostegno in precedenza accordato alla soluzione di compromesso presentata dal governo russo, grazie alla quale l'Iran avrebbe potuto disporre per i suoi impianti nucleari di materiale fissile arricchito negli impianti sul suolo russo, garantendo in tal modo di non disporre delle capacità di raffinare il materiale fissile per scopi bellici. Dopo la visita compiuta a Mosca alla fine di gennaio da Ali Larijani, segretario del consiglio supremo di sicurezza nazionale, che aveva positivamente valutato la proposta russa, questo sostegno è stato sconfessato in blocco non appena Larijani è rientrato a Teheran. Peggiorando ulteriormente le cose, l'Iran è intervenuto in una disputa tra Russia e Georgia per le forniture di petrolio e gas. Alla vigilia dell'incontro dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, Teheran ha fatto sapere che avrebbe garantito le forniture energetiche alla Georgia. Il presidente russo Putin ha interpretato il gesto come uno schiaffo in faccia a Mosca e come un chiaro indizio della non disponibilità di Teheran a raggiungere un accordo per l'arricchimento e riprocessamento dell'uranio.
Queste iniziative della dirigenza di Khamenei e Ahmadinejad a Teheran non fanno che dimostrare come essi siano delle pedine, in parte consensienti, nel grande gioco britannico, così come lo è la banda di Cheney a Washington, controllata da Shultz.
Adesso si va verso l'incontro del 6 marzo dell'AIEA, occasione in cui El Baradei presenterà il suo rapporto sul programma nucleare iraniano. Il voto del 4 febbraio ha però già in pratica garantito che, a prescindere dal contenuto di tale rapporto, l'Iran sarà deferito al Consiglio di Sicurezza affinché siano prese iniziative che vanno dalle sanzioni alle incursioni militari.
Per comprendere appieno la portata di questi sviluppi e individuare gli intrighi di stile veneziano orchestrati a Londra, attraverso il governo di Blair, occorre una certa chiarezza storica. Mentre in passato il famoso Arab Bureau del Foreign Office britannico ha tirato i fili dei potentati e delle formazioni radicali nel mondo islamico grazie alla presenza sul campo di “consiglieri” e proconsoli britannici, oggi per orchestrare la crisi si ricorre ad una maggiore capacità di fare leva sui profili psicologici di personalità e istituzioni che si vogliono portare sulle opposte barricate per lo scontro.
Secondo diversi mezzi d'informazione, un passo decisivo per arrivare allo scontro sul programma nucleare iraniano è stato compiuto il 31 gennaio nel banchetto a porte chiuse offerto dal ministro degli Esteri britannico Jack Straw. Straw ha invitato i rappresentanti degli altri quattro paesi che insieme all'Inghilterra compongono il Consiglio di Sicurezza dell'ONU - USA, Francia, Russia e Cina - ed avrebbe proposto loro il deferimento immediato dell'Iran al Consiglio, per “sostenere l'AIEA”.
Le notizie rese pubbliche di quell'incontro sono vaghe, ma c'è poco da dubitare sul fatto che Straw abbia posto sul tavolo la questione delle sanzioni per poi esibirsi in un ruolo di “mediazione”, tra gli “estremi” rappresentati da Washington, da una parte, e da Russia e Cina dall'altra. Sempre secondo queste notizie, il segretario di Stato USA Condoleezza Rice avrebbe chiesto il deferimento immediato e quindi le sanzioni, mentre Russia e Cina avrebbero sostenuto la necessità di consentire all'AIEA di compiere la sua opera fino a marzo, dando così alla Russia il tempo per continuare i suoi negoziati con l'Iran, con il sostegno di Pechino, cercando di prevenire un deferimento al Consiglio di Sicurezza e lo scontro che ne conseguirebbe.
La Rice, si sa, è influenzata da George Shultz, che è stato suo mentore per un lungo periodo. Insieme all'ex direttore della CIA e neocon di spicco R. James Woolsey, George Shultz presiede il Committee on Present Danger un centro imperialista anglo-americano in auge nella Guerra Fredda che lo scorso 23 gennaio ha diffuso un libro bianco in cui propone il “cambiamento di regime” a Teheran e iniziative di emergenza per eliminare il programma nucleare iraniano. Oltre alle sanzioni immediate dell'ONU, nel documento si chiede anche un embargo dei derivati del petrolio diretti in Iran, la convocazione di un tribunale internazionale che sottoponga a giudizio il sommo ayatollah Khamenei e il presidente Ahmadinejad, e un'aggressiva campagna di aiuti espliciti e segreti ai “dissidenti” del regime in Iran.
Non perdere d'occhio Londra
A seguito delle recenti elezioni, in cui Ahmadinejad ha riscosso la maggioranza - ma solo su quel 25% degli aventi diritto al voto presentatosi alle urne -, l'Iran ha iniziato a radicalizzarsi per imboccare la rotta dello scontro frontale, così come era previsto dal copione del grande gioco orchestrato da Londra. Esperti della situazione interna iraniana riferiscono che la Guardia Rivoluzionaria e gli ambienti della milizia dietro Ahmadinejad sono convinti di dover provocare quello che secondo loro sarebbe solo un attacco militare “limitato” contro la repubblica islamica, perché questo consentirebbe loro di consolidare la propria posizione interna.
Gli aspetti di fondo dello scontro tra Washington e Teheran sono già chiari dall'agosto 2005. Allora Lyndon LaRouche denunciò la politica dei “cannoni di agosto” (Monito di LaRouche: il dito di Cheney sul bottone nucleare e Sfidato il piano di guerra di Cheney contro l'Iran) di Cheney, con cui si mirava ad un attacco preventivo contro un presunto programma di Teheran di dotarsi di armi nucleari. Allora però degli ambienti militari statunitensi corsero ai ripari lasciando trapelare i piani dell'amministrazione di eseguire incursioni aeree sull'Iran, in cui era persino previsto il ricorso alle armi nucleari per distruggere obiettivi come i bunker a prova di bombe convenzionali. L'intenvento di denuncia allora effettuato da LaRouche contribuì ad impedire che l'attacco si verificasse, in un periodo in cui il Congresso era in vacanza.
Fonte: Executive Intelligence Review