Atti di guerra, atti di terrorismo
di Romano Ricciotti - 21/02/2006
Fonte: identitaeuropea.org
Se anche le uccisioni “collaterali” alle azioni militari costituiscono terrorismo, allora siamo in attesa dell’incriminazione degli ufficiali e dei soldati americani che bruciarono centinaia di persone a Falluja con il fosforo.
Il ministro della giustizia, Roberto Castelli legge sui giornali la notizia dell’ultima sentenza della Corte d’appello di Milano e si arrabbia. Prova “un sentimento di vergogna, amarezza e impotenza”. Bisogna constatare – dice - “che certi nostri magistrati vivono e ragionano a distanza siderale dal comune sentire della gente”.
Che cosa ha fatto questa benedetta (o maledetta) corte? Ha assolto un arabo islamico ritenendo che reclutare uomini per andare a combattere in Iraq non è concorso nel delitto di terrorismo internazionale. Nella motivazione della sentenza si legge che è terrorista colui che compie stragi di civili “dirette a colpire gli innocenti” e non lo è colui che compie un’azione diretta a colpire i militari dell’esercito occupante, ma non i civili, che vengono solo accidentalmente coinvolti. Il pubblico ministero ha proposto ricorso per cassazione (dal Corriere della sera del 17 febbraio 2006).
Si vedrà.
Però non deve sfuggire una cosa.
Se anche le uccisioni “collaterali” alle azioni militari costituiscono terrorismo, allora siamo in attesa dell’incriminazione degli ufficiali e dei soldati americani che bruciarono centinaia di persone a Falluja con il fosforo.
Rosario Bentivegna e i suoi compagni partigiani misero una bomba in via Rasella, con la quale uccisero 33 militari tedeschi e un bambino italiano di 13 anni. Gli autori dell’attentato furono decorati con medaglia d’oro. Il Tribunale di Roma ( con sentenza confermata) ritenne che l’attentato fu un atto di guerra.
Secondo l’ingegner Castelli e la maggioranza parlamentare, a Roma la bomba contro i militari è atto di guerra; in Iraq è atto di terrorismo. Sarebbe bene che si mettessero d’accordo.