Maledetti gli assassini di Gaza
di Miguel Martinez - 12/01/2009
Questa tremenda maledizione contro gli assassini di Gaza mette insieme diverse persone notevoli.
L'autore è Jack Hirschman, nato a New York, da una vita sulla barricate e contro il sistema, la cui opera fonde marxismo e mistica ebraica.
Jack Hirschman è il più noto poeta alternativo degli Stati Uniti, la cui opera si distingue però da quella dei suoi amici della beat generation - come Allen Ginsberg - per la scelta rivoluzionaria e non intimista che ha fatto Hirschman.
La traduzione è di Giulio Stocchi e Deborah Strozier, che hanno sempre raccontato la poesia in piazza e nelle fabbriche occupate.
Il testo è stato pubblicato - e mi è stato girato in anteprima - da Attilio Mangano, un avversario e amico tutto particolare, che la pensa in modo opposto a me a proposito di Israele, ma ha avuto il coraggio e l'onestà di pubblicare questo testo.[1]
La poesia di Hirschman è molto di più dell'espressione di un giusto sdegno.
E' una fusione originale tra il linguaggio del proletario americano violento ma assetato di giustizia, e una sofisticata riflessione cabalistica, ispirata a sua volt alla fusione tra la tradizione ebraica e il neoplatonismo.
Ha curato molte importanti pubblicazioni riguardanti la storia e l'immaginario contemporaneo.
[2] L'ayin della Qabbalà.
[3] Giulio Stocchi ha tradotto "il tabernacolo", ma credo che il riferimento sia alle klipot o "gusci" della Qabbalà.
[4] Ma forse va inteso piuttosto come "amanti delle menzogne dello studio", con riferimento allo studio della Torà.
[5] Giulio Stocchi invece ha usato l'articolo maschile per selah סלה che invece dovrebbe essere femminile.
[6] Il riferimento è alle "scintille" della Qabbalà.
L'autore è Jack Hirschman, nato a New York, da una vita sulla barricate e contro il sistema, la cui opera fonde marxismo e mistica ebraica.
Jack Hirschman è il più noto poeta alternativo degli Stati Uniti, la cui opera si distingue però da quella dei suoi amici della beat generation - come Allen Ginsberg - per la scelta rivoluzionaria e non intimista che ha fatto Hirschman.
La traduzione è di Giulio Stocchi e Deborah Strozier, che hanno sempre raccontato la poesia in piazza e nelle fabbriche occupate.
Il testo è stato pubblicato - e mi è stato girato in anteprima - da Attilio Mangano, un avversario e amico tutto particolare, che la pensa in modo opposto a me a proposito di Israele, ma ha avuto il coraggio e l'onestà di pubblicare questo testo.[1]
La poesia di Hirschman è molto di più dell'espressione di un giusto sdegno.
E' una fusione originale tra il linguaggio del proletario americano violento ma assetato di giustizia, e una sofisticata riflessione cabalistica, ispirata a sua volt alla fusione tra la tradizione ebraica e il neoplatonismo.
THE CHILDREN[1] Attilio ha diretto la pagina culturale del Quotidiano dei lavoratori di Avanguardia Operaia, è stato dirigente di Democrazia Proletaria, fino a sviluppare un proprio ripensamento del marxismo negli anni Ottanta, anche sotto l'influenza del lavoro di Cornelius Castoriadis.
allover will remember
their legs their arms,
the amputated spaces
will be Nothing branded
into their little souls,
never to forget, Israel
you shattered their vessels
with your gunfire, shit on
the word, said fuck you
to the fetus in the womb.
You not they pissed on
your own wholly unholy
tetragramaton, its letters
a fraud and a fake.
I wish I could feed you
hand grenades in your mug,
I want to stuff dead children
into your eyes, lovers of learning lies.
May selah be broken
in your mouth, may amen
never find chapter and verse,
may your food turn into
the gangrenous limbs of the
children you've felled,
those little trees of sparks.
You've killed David over
and over, you star of death.
I BAMBINI
per sempre ricorderemo
le loro gambe le loro braccia,
gli spazi mutilati
saranno il Nulla [2] marchiato
nelle loro piccole anime,
per non dimenticare mai, Israele,
che ne hai frantumato i gusci [3]
con il fuoco delle tue armi, hai cagato sulla
parola, hai mandato affanculo
il feto nel grembo.
Non loro ma tu hai pisciato sullo
sconciato sacrilegio del tuo
tetragramma, quattro lettere
di truffa e di inganno.
Vorrei poterti ingozzare
con le tue bombe a mano,
voglio rimpinzare di bimbi morti
quei tuoi occhi, che amano tanto imparare menzogne.[4]
Possa la selah spezzarsi [5]
fra le tue labbra, e che mai
capitolo o versetto trovi per te un amen,
possa il tuo cibo trasformarsi
negli arti cancrenosi dei
bambini che hai abbattuto e macellato,
quegli arboscelli sfavillanti. [6]
Tu hai assassinato Davide una volta
e una volta ancora, tu stella della morte.
Ha curato molte importanti pubblicazioni riguardanti la storia e l'immaginario contemporaneo.
[2] L'ayin della Qabbalà.
[3] Giulio Stocchi ha tradotto "il tabernacolo", ma credo che il riferimento sia alle klipot o "gusci" della Qabbalà.
[4] Ma forse va inteso piuttosto come "amanti delle menzogne dello studio", con riferimento allo studio della Torà.
[5] Giulio Stocchi invece ha usato l'articolo maschile per selah סלה che invece dovrebbe essere femminile.
[6] Il riferimento è alle "scintille" della Qabbalà.