La memoria dei pesci per non dimenticare il futuro
di Elisabeth Zoja - 13/01/2009
Uno studio recente dimostra che i pesci ricordano fino a cinque mesi. Le gabbie per l’allevamento potrebbero non essere più necessarie. Questa nuova prospettiva di allevamento sostenibile potrebbe favorire il ripopolamento degli oceani.
Si potrebbe introdurre una modalità di allevamento senza gabbie che gioverebbe sia all’ambiente che agli allevatori. Se i pesci di allevamento fossero liberi, infatti, espellerebbero meno azoto e di conseguenza inquinerebbero meno. Questa modalità di allevamento sarebbe anche più economica, renderebbe superfluo sia l'acquisto delle gabbie, che il lavoro delle persone che le devono monitorare.
Gabbie di allevamento in Grecia
Negli ultimi trenta anni, infatti, il consumo mondiale di pesce è raddoppiato, e ha causato la scomparsa del 90% dei predatori (tonno, spada, merluzzo…). I motivi principali del crescente consumo sono l’aumento della popolazione e le nuove tecniche di pesca. La rete a strascico, ad esempio, intrappola tutti gli esseri viventi che nuotano lentamente e nella maggior parte dei casi li uccide. La cattura di questi pesci inutilizzabili costituisce almeno il 20% del pescato (Peter Alsop, Good Magazine).
Anche barche con lenze lunghissime e migliaia di ami intrappolano spesso esseri ‘inutili’ come tartarughe e uccelli. Il sonar, una tecnica che impiega la propagazione del suono per individuare oggetti o esseri viventi, consente ai pescatori di catturare interi banchi in una volta.
Il sangue dei pesci tinge di rosso il mare. Buon appetito...
La scoperta della memoria dei pesci potrebbe incoraggiare l’utilizzo di allevamenti sostenibili e di progetti di ripopolamento.
Rinunciando a una parte del pescato oggi, si potrebbe sostenere la biodiversità marina e permettere alle generazione future di continuare a pescare con moderazione.