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I farmaci e le manovre delle multinazionali

di Marco Nesci - 17/01/2009

 
 
Nel rapporto di Federfarma di fine anno sono stati messi in luce i dati relativi al mercato farmaceutico dei primi dieci mesi del 2008, rilevando una riduzione della spesa farmaceutica dello 0,8% attestandosi a 9 mld e 508 ml di euro - pari ad una spesa pro-capite di 161,85 euro - ma con un incremento delle ricette del 5,8% per complessivi 460 milioni di ricette. Analizzando con attenzione il dato, apparentemente contraddittorio per via della diminuzione della spesa a fronte di un incremento delle ricette, si capisce meglio il processo e l'andamento del mercato farmaceutico, in cui spicca, in modo particolare, l'incremento dei farmaci generici che ha realizzato il 42% dei consumi complessivi con il 51% di prescrizioni in più degli stessi. E' solo in tal modo che si spiega l'apparente contraddizione, ma che in realtà è un'inarrestabile ascesa delle prescrizioni farmacologiche e, di conseguenza, un uso sempre più massiccio di farmaci d'ogni genere.

Una buona politica della salute dovrebbe occuparsi non semplicemente delle riduzioni di costi di bilancio, ma della riduzione delle prescrizioni e dei trattamenti farmacologici.
Il dato non è quindi per niente "buono" anzi, pessimo sotto tale profilo. Occorre ricordare come la scadenza dei brevetti su diversi principi attivi abbia, di fatto, trasformato, ampliandolo, il mercato del farmaco generico i cui costi al Ssn e al consumatore-paziente sono ridotti dal 20 al 30%.

E' una politica miope quella che usa questo margine "di risparmio" solo da un punto di vista contabile, infischiandosene di un aumento di consumo reale che, per effetto del prezzo più ridotto, non produce aumenti di costo a carico del Ssn. Tutto ciò è ancora più preoccupante se si osserva il movimento che le grandi multinazionali farmaceutiche stanno conducendo sul fronte delle trasformazioni degli accorpamenti e delle fusioni organizzative tra grandi società.
Super giganti come la Pfitzer, preoccupati della prossima scadenza dei brevetti di alcuni farmaci - come ad esempio il farmaco anticolesterolo Lipitor, che da solo ha generato profitti di 13 mld di dollari e che andrà a scadenza nel 2011 - stanno guardando ai nuovi orizzonti aperti dai medicinali derivanti dalle biotecnologie, pensando all'acquisizione di quel mercato (produzione di costosissimi farmaci oncologici di nuova generazione) attraverso la fusione con altrettanti giganti della Biotech, come, ad esempio, l'americana Amgen. L'obiettivo, neanche a dirlo, è l'incremento del fatturato e l'espansione monopolistica della produzione dei nuovi farmaci, che, una volta prodotti e brevettati, in considerazione dell'enorme costo del prodotto, saranno appannaggio sempre più esclusivo di persone con capacità economiche ingenti.
L'antidoto a tale nuova sciagura non può che essere, ancora una volta, l'universalismo di un sistema che tutela la salute in quanto diritto.

Anche per questa ragione, è sempre più urgente costruire in Italia ed in Europa movimenti a difesa della sanità pubblica e della copertura universale insita nel nostro sistema sanitario nazionale.
La campagna nazionale contro la privatizzazione del Ssn e la marcia per la salute che, a breve, metteremo nell'agenda politica di Rifondazione Comunista, punterà anche a questo: sensibilizzare la gente per rimuovere disuguaglianze e per una buona salute per tutte e tutti.