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L’ottagono

di AndreaSciffo - 20/01/2009

       Nel recente passato, l’espressione in quattro e quattr’otto era assai ripetuta: da bambino ne coglievo il senso senza capirne il significato letterale. Poi la frase è caduta in disuso e adesso è in via d’estinzione. Una volta gli istruiti ogni tanto arrischiavano di definire Ottava meraviglia una qualche opera dell’ingegno paragonabile alla grandezza classica. Ma la lingua viva popolare conosceva anche il modo di dire semidialettale “Oggi otto…”, per indicare un appuntamento fissato esattamente alla settimana successiva: locuzione anch’essa scomparsa. Chissà come mai fosse proprio l’8 la cifra tonda a cui alludere!            Più in profondità, si potrebbe meditare sul motivo per cui il segno dell’infinito matematico sia proprio un numero otto coricato ( ∞ ). La tradizione esoterica, tra l’altro, fa risiedere nella nota musicale del Sol “otto ottave sotto il rigo” il suono che genera l’intero universo. *   *   *   Nel lasso di tempo che per i suoi correnti dodici mesi è stato chiamato 2008 anno Domini, milioni di libri sono stati stampati e mandati in libreria, e qualche lettore li ha persino acquistati e letti: come mai? Escludendo i lettori obbligati (universitari recalcitranti, giornalisti della carta stampata, aspiranti a concorsi, esperti di comunicazione, divoratori di volumi per ammazzare il tempo) chi mai osa ancora dedicare parte del tempo della propria trafelata esistenza mortale in compagnia di un libro? Lo ignoro, ma per un simile drappello di ignoti coraggiosi, mi permetto di formulare i seguenti consigli.Sin da quando, a metà adolescenza, iniziai ad apprezzare i libri e a comprarmeli in proprio (tardo autunno 1987), il vero problema stava nel doverne poi scegliere uno solo dal mio scaffale, casomai avessi un’occasione che permetteva di leggere: un viaggio con papà, una sala d’attesa, una coda per un pagamento allo sportello. Tante volte ho titubato davanti ai miei libri, incerto nella scelta impossibile di prendermene uno escludendone altri; a volte finiva che ne impilavo due o tre, ma poi mi diventava impossibile concentrarmi su uno solo al momento buono. E quando invece riuscivo a separarne soltanto uno dal mazzo dei prescelti, lo leggevo con la mente in parte rivolta agli altri lasciati a casa. Era come se certi testi volessero essere letti contemporaneamente, in una impossibile simultanea.  *   *   *    Un suggerimento a risolvere la sciarada, viene dalle forme ottagonali: di qualunque solido con otto facce, noi ne vediamo sempre e comunque tre; che sia una figura architettonica solida quale un torrione, un tiburio, una colonna smussata. Come dire, della perfetta completezza abbiamo intanto un assaggio tridimensionale. Vuol dire forse che i libri andrebbero letti otto alla volta, e tre nel contempo? Se si capisce che la domanda non è un trucco, la risposta potrebbe essere sì. ۞ Come anche nella struttura degli elettroni, la regola dell’ottetto vale se almeno si è compiuto il primo passo sul sentiero della Riflessione: altrimenti, quando mai si riesce a leggere, ora? Se lo chiedono, appunto, gli studenti di scuola che scaricano le schede-libro dai siti web e gli adulti, in carriera o anche no, che vedono erodersi il proprio tempo durante la settimana; se lo domandano persino i pensionati (costretti ben oltre i settant’anni a consulenze ovvero a “lavoretti” per sopravvivere), i quali un tempo erano i maggiori lettori di quotidiani e volumi rilegati. Adesso perché leggere? Poiché è chiaro che se un libro non ci martella il cranio (dissero Kafka e la O’Connor), non ci nutre (secondo Simone Weil e Gomez Dàvila) né ci induce a prendere le armi (si vedano Tolkien e Jünger) o a lasciarle (Guareschi e Solženicyn, Rigoni Stern e Corti), a che serve leggerlo? Tant’è vero che oggi qualunque acquisizione di un titolo, dagli esami scolastici alle gigantesche selezioni o abilitazioni, avviene mediante spasmodici sforzi intrapresi per far di tutto pur di non leggere i libri necessari allo scopo e piuttosto mercanteggiando spesso per via illecita con la commissione esaminatrice.Io però non sono solito scandalizzarmi, nemmeno quando scopro (articolo di Luigi Mascheroni su Il Giornale dello scorso 3 maggio) che la maggior parte delle “recensioni” sui periodici italiani sono dei bluff e che i recensori dalla firma illustre non potrebbero aver letto ciò di cui parlano nemmeno se non dormissero mai e avessero a disposizione, come gli dèi olimpici, giornate interminabili senza tramonto. Dunque, libri stampati per fingere di esser letti, professionisti pagati per fingere di leggerli, finzioni di studio: alle spalle dei direttori di quotidiani, sullo scaffale dell’ufficio s’allineano bei volumi dal dorso colorato, intonsi. Tuttavia oltre il grande mare della simulazione e del fasullo, la Saggezza chiama gli amatori che la cercano con bramosia: secondo l’appena scoperta “legge dell’ottetto o dell’ottagono” essa sparge pepite, lascia tracce per farsi inseguire. Ho scelto otto testi (tutte Novità-in-libreria, comprese le eccezioni) da accostare ad altrettante definizioni recensorie: si provi a dimorare un po’ con quei libri, abbinandovi poi i giudizi [soluzione in parentesi quadra]; non sarà un gioco strutturalista, quanto piuttosto un tentativo di Ars Combinatoria            Si tenti di far brillare le otto sfaccettature, dal prisma delle pagine e degli autori: le “Facce” del poliedro appariranno come quelle dei visi di amici che, trovandosi insieme, rilucono di nuova linfa interna e sembrano essere fatti per apparire l’uno accanto all’altro, accostati sorridenti, lo sguardo d’intreccio, d’intesa. I profili s’abbelliscono, i lineamenti ancorché imperfetti, si perfezionano se specchiati nel volto degli altri.  *   *   *   otto libri: Oscar V. de Milosz Sinfonia di novembre (Adelphi, 2008; pp.300 €25)                                          [4] Raffaele Morelli, L’alchimia. L’arte di trasformare se stessi. (Riza, 2008; pp.157 €18)                              [3] Giovanni D’Aloe, I colori simbolici. Origini del linguaggio universale. (Il segno dei Gabrielli editori, 2004; pp.137 €14)                                                                 [6] Gianni Vacchelli, Dagli abissi oscuri alla mirabile visione. Letture bibliche al crocevia: simbolo poesia e vita. (Marietti 1820, 2008; pp.489 €35)                                          [2] Ivan Illich, Pervertimento del cristianesimo. Conversazioni con David Cayley su vangelo, chiesa, modernità  (Verbarium-Quodlibet, 2008; pp.155 €18)            [7] Hélène & Jean Bastaire, Per un’ecologia cristiana (Lindau, 2008; pp.76 €11)                                     [1] [José-Roman Flecha, Il rispetto del creato (Jaca Book, 2001; pp.191 €14,46)]                                           [5] Eugenio Corti, Il Medioevo e altri racconti (Ares, 2008; pp.192 €12)                                                     [8] *    *    * 
1.                   Perfetto: Péguy ha lasciato il segno e ora i Profani hanno un sentiero verdeggiante seguendo i quale possono guardare il Sacro con occhi stupiti! C’è molto amore in tutto questo, anche se forse è troppo tardi. 2.                   Qui in Italia, solo il biblista Piero Stefani tenta quella via, usando sandali niente affatto esoterici, anzi… Però, quante pietanze per una fame atavica da saziare! Chi ha fame, venga, e si nutra senza spesa. 3.                   Grossa delusione. Si scomodano i Filosofi per scoprire che è meglio non rivelare a nessuno i propri segreti; un vecchio motto magistrale recitava “qui merdam seminat merdam metet”. 4.                   Tutto sarà di nuovo come in questa vita, la stessa gioia però infine libera dello strazio. Nessuna pena accompagnerà l’alito dei boschi, il respiro dei viventi; ritrovarsi sarà la festa del passato che non passa più, del profumo della resina delle foreste lituane.  5.                   E dire che il manuale, questo, c’è già! È proprio vero che davanti alla verità bella molti chiudono gli occhi, e gli altri volgono via lo sguardo. Ma il mosaico ha lo stesso luci verdi e celesti. 6.                   …bastava pensarci, che per baciare il proprio amore, è sempre necessario togliersi gli occhiali. Abbasso gli optometristi, viva la visione diretta! 7.                   Anche la polvere da sparo, una volta bagnata, ritorna fertile fango: figurarsi poi se era irrorata di pagliuzze d’oro. L’autore è morto troppo presto, perché oggi correrebbe di certo in difesa dell’Imputata. 8.                   Ignoriamo quali saranno le nostre ultime parole, perché l’Addio spetta a Dio, per l’appunto; però già sin da ora diamoci appuntamento sulle colline dei desideri, perché il Giusto parla in dialetto e ha una corteccia di fede a proteggerlo. E soprattutto, non aspetta all’ultimo per ringraziare di essere ben nato.
Dicembre 2008(16.continua)