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Mi fa il conto?

di Stefano Montanari - 30/01/2009

    
 
 

 

Anche se non siete modenesi, questo articolo è da leggere: http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/ambiente/modena-foresta/modena-foresta/modena-foresta.html

Siamo alla frutta? No: siamo già arrivati al momento in cui si paga il conto e in cui ci accorgiamo che il borsellino è tristemente vuoto.

Nella loro ormai vistosa inadeguatezza, senza tirare in ballo direttamente quelli modenesi che, probabilmente, nemmeno si rendono conto, molti tra gli amministratori pubblici nostrani sono convinti che l’ambiente sia una scocciatura e basta. Del resto l’ineffabile Di Pietro Antonio è stato chiarissimo quando, in TV, ha detto che le valutazioni d’impatto ambientale (peraltro nella quasi totalità dei casi abbondantemente taroccate o, comunque, molto benevole nei riguardi di chi ci devasta casa nostra) sono un intralcio e basta. E l’altrettanto ineffabile Prestigiacomo Stefania, miracolata ministro dell’ambiente, non è stata certo da meno sponsorizzando  entusiasticamente l’ultimo dinosauro veneto. Esistono, poi, progetti di “ricerca” che noi ci paghiamo e che nascono con tutti i crismi della distorsione dei fatti, nati apposta per offrire alibi ai vari figli di Attila. Parlo, per esempio, del progetto “epidemiologico” Moniter con il quale, come ho già scritto in varie occasioni, compreso un capitolo del libro Il Girone delle Polveri Sottili, i sofisti della “scienza” dimostreranno che dagl’inceneritori esce aria di montagna e che chi vuole star sano deve respirare proprio quell’aria.

Io voglio essere socraticamente convinto che si tratti solo d’ignoranza e nient’altro. Non ci sono dubbi, un’ignoranza gravissima da parte di chi occupa certe posizioni di tanto pesante responsabilità, ma non voglio pensare ad interessi personali che ad altre longitudini varrebbero la pena di morte.

Insomma, che cosa è successo a Modena? Per pareggiare l’inquinamento massiccio (

tra l’altro, abbiamo appena più che raddoppiato l’inceneritore, per inutile che sia) ecco che si ricorre ad un escamotage burocratico comprando, ovviamente a spese degl’ignari quanto bovini contribuenti, un bel pezzo di foresta centroamericana in cui, cogliendo l’occasione, si mandano in meritata vacanza un po’ di funzionari accompagnati da qualche giornalista da premiare. Veleno in Valpadana, aria pulita in Costarica e il gioco è fatto: il bilancio è ineccepibile. Probabilmente i nostri amministratori provinciali erano in perfetta buona fede quando pensavano che, rogitato l’acquisto, i loro sudditi potessero, per diritto acquisito, godere di aria proveniente direttamente da laggiù, luminoso esempio di filiera corta. Dopotutto Modena è una città dove la legge è legge, e se la legge stabilisce così…

Da qualche settimana il mondo ha varcato una sorta di porta dell’inferno, il che era ampiamente prevedibile ed ampiamente previsto da più di qualcuno. Ovviamente, quel qualcuno è stato sbeffeggiato da chi la sapeva ben più lunga. La conseguenza è una crisi economica senza precedenti, almeno in tempi moderni, da cui faticheremo moltissimo a risollevarci, se mai lo faremo. E se lo faremo, questo non sarà senza dolorose amputazioni.

Ma quello verso cui andiamo incontro è qualcosa d’incomparabilmente più grave e da cui sarà molto, molto difficile risollevarci. Se una crisi economica come quella di cui abbiamo appena visto la soglia ha come conseguenza, al massimo, la povertà soprattutto per il mondo classificato ricco (pur con ricadute globali), l’avvelenamento del pianeta è una forma di suicidio che non risparmierà nessuno e che non avrà antidoti possibili. Molti dei veleni con cui stiamo soffocando la Terra richiedono tempi lunghissimi per degradarsi a qualcosa di meno intollerabile, mentre altri sono eterni e non esiste possibilità di bonifica, naturale o artificiale che essa sia. Nel frattempo, gran parte dell’ecosistema sul cui fragile equilibrio viviamo sarà andato a quel paese per essere sostituito da un altro che non è detto sia compatibile con le nostre esigenze.

L’unica soluzione è fermarci prima di aver raggiunto il punto di non ritorno. La prima cosa da fare è cambiare con urgenza i timonieri. Lo abbiamo già sperimentato: questi ci hanno condotto alla rovina economica ed ora ci portano a velocità crescente, mantenendoci bendati, verso una camera a gas immensa a dispetto degl’ingenui negazionisti che non mancano nemmeno quando sono coinvolti loro stessi.