A Belém in questi giorni si intrecciano migliaia di incontri di fratellanza e di lavoro per la costruzione di alternative possibili al modello economico imperante.
A San Benedetto del Tronto oggi c’è una delle gemmazioni periferiche del Forum, cioè di quelle decine di Forum Locali che in tutt’Italia e nel mondo si affiancano ai lavori di Belem. E non si affiancano solo idealmente: via internet le connessioni video-audio permettono di sentirsi vicini attorno un unico tavolo.

A San Benedetto del Tronto siamo decine di decrescentini, GAS, grillini, operatori dell’eco-solidale che si collegheranno anche con Maurizio Pallante: “…nei paesi occidentali il cambiamento passa attraverso la Decrescita, cioè una diminuazione della produzione e consumo di merci, ed invece per i paesi che sono stati depredati delle loro ricchezze dal meccanismo della crescita occidentale, il cambiamento passa attraverso la rinuncia al modello della crescita, cioè all’imitazione dei paesi occidentali. L’aspetto della Decrescita dei paesi occidentali industrializzati e l’aspetto della non-crescita dei paesi impoveriti dal meccanismo della crescita si unificano insieme in un progetto di futuro…”.  (L’intervista)

A San Benedetto del Tronto ascolteremo anche parole come quelle di Roberto Espinoza (Coordinamento Andino delle Organizzazioni Indigene): “…per esempio, i popoli indigeni dicono: siamo d’accordo con il computer. Abbiamo bisogno di usare internet nelle nostre comunità. Ma non siamo d’accordo con le monoculture…non siamo d’accordo con i trattori dentro la foresta. Allora, questa capacità di selezionare - questo si, questo no - richiede molta autostima, una forte identità, molta conoscenza delle proprie condizioni, per potere avere una forma di benessere, che noi chiamiamo vivere bene, “buen vivir”, la parola che si usa è “dolcemente”, “vivir dulce”, dove la cosa principale è essere in pace con la famiglia, avere legami famigliari, di solidarietà, e non avere la tristezza che hanno gli anziani, negli Stati Uniti, che muoiono soli, abbandonati…e il denaro non serve loro a molto.” (L’intervista)

E potremo sentire la stessa spinta critica e propositiva anche da chi la sta diffondendo dagli Stati Uniti, con le affinità e le consonanze ormai planetarie per chi crede in un nuovo umanesimo. Oggi sarà la voce di Chris Carlsson: “…dappertutto le persone arrivano alle stesse conclusioni. Capiscono che non si può continuare a crescere, perché non è la soluzione per la felicità, al contrario, ci fa infelici. … Noi non vogliamo spendere tutta la nostra vita a produrre, sempre di più…c’è abbastanza per tutti e penso che una buona vita sia capire il significato della parola “abbastanza” perché nel nostro mondo di adesso non è mai abbastanza. Dobbiamo avere sempre di più. Allora, invece, noi potevamo dire: Oh, beviamo un bicchiere di vino! Parliamo! Sediamoci per due ore e discutiamo sul bel sole, l’aria e il vento che passa fra i nostri capelli e non dire, oh no, zitto con questi commenti pazzi. Allora una buona vita vuole dire andare più piano, e sentire l’odore delle rose!… La mia idea è la costruzione di un poderoso movimento ed esperienze sociali, fuori della logica politica, però così poderoso che le persone elette devono rispondere a noi. Che loro non si possano muovere senza che ci siamo noi, a spingere e a suggerire quello che è il nostro programma. Non ci siamo arrivati, ma andiamo verso quella direzione, piano ma con certezza…” (L’intervista)

A Belém e nei forum locali saranno queste “consonanze” le padrone di casa.