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Più del 40% della pesca mondiale adotta metodi insostenibili

di Luca Bernardini - 06/02/2009

 
 
 
 
Più del 40% della pesca mondiale adotta metodi insostenibili. Questa è la conclusione di uno studio che ha monitorato come i 53 Paesi che rappresentano il 96% del pescato planetario abbiano rispettato il codice delle Nazioni Unite, una serie di regolamentazioni redatte nel 1995 e adottate volontariamente per combattere l’overfishing.

Il codice comprende norme sull’equipaggiamento dei pescherecci, soprattutto per quanto riguarda le reti, per limitare l’impatto sugli ecosistemi marini, segnala quali specie non possono essere pescate perchè in pericolo di estinzione e bandisce quelle pratiche che causano la morte di mammiferi marini come i delfini.

La nazione che più di tutte ha ignorato queste regole è la Norvegia, non rispettando il 60% delle norme, la seguono Usa, Canada, Australia, Islanda e Namibia.
Altri 20 Paesi poi non hanno rispettato la maggior parte del codice.
Lo studio è stato realizzato da Tony Pitcher e Ganapathiraju Pramod dell’Univerità della British Columbia, Daniela Kalikoski dell’Università di Rio Grande in Brasile e Katherine Short di Wwf Svizzera ed è stato pubblicato sulla rivista Nature.

Giles Bartlett, responsabile delle politiche sulla pesca del Wwf, commenta: «Sono risultati allo stesso tempo sorprendenti e sconfortanti. Sebbene la natura del codice fosse volontaria affinché più nazioni possibili raggiungessero l’accordo, questa stessa natura ha decretato il suo fallimento. L’Australia, nonostante sia tra le nazioni responsabili dell’inefficacia del codice, ha recentemente adottato il miglior sistema di governance del patrimonio ittico. Il piano consiste nel togliere ogni incentivo all’industria della pesca responsabile dell’overfishing favorendo invece la conservazione delle risorse. Seconda cosa fondamentale, ha aumentato l’estensione delle aree marine protette, senza dubbio il miglior strumento per salvare i nostri oceani».


Fonte:
The Guardian