Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Balcani, l'economia-riflesso di quella occidentale

Balcani, l'economia-riflesso di quella occidentale

di Michele Altamura - 06/02/2009

Fonte: nuovediscussioni


I Balcani, come economia-riflesso di quella occidentale, cominciano a subire duramente al crisi economica globale. Le Banche cominciano a ridurre le proprie linee di credito, mentre le grandi imprese minacciano licenziamenti di massa, mentre gli stessi servizi pubblici riducono gli stipendi per gli impiegati. Si ha l’impressione che i Governi non abbiano più il controllo sull'economia, dopo che sono stati completamente convulsi in questo sistema pseudo-occidentalizzato che impone delle regole e dei meccanismi senza neanche avere gli strumenti per affrontare i nuovi problemi. I Balcani, potremmo aggiungere, che oggi si trovano nelle stesse condizioni dell’Albania nel 1997, ma il controllo, attuato dall'integrazione europea e dalla dematerializzazione dei processi, consentirà di annullare ogni tipo di rivolta. Se ci si ferma a pensare su quale sia l'origine di tutto questo, è possibile capire che dietro la più grande recessione di tutti i tempi vi è un processo di riprogrammazione dell’economia mediante una chirurgica "dematerializzazione" dei processi produttivi e dei servizi. 

Sono parole queste spesso sconosciute ai mezzi di comunicazione di massa, ma in realtà sono le nuove colonne, il nuovo paradigma di questa nuova società futuristica della informazione. Quello che sembra un semplice processo di "trasformazione" di un documento materiale in un codice elettronico che lo rende immediatamente riconoscibile da un software, è invece un vero e proprio concetto che è stato applicato in questi anni a molti settori, senza nessun limite. Nel tempo sono stati attuati processi di e-government, di digitalizzazione dei dati, ma anche di interpretazione dei processi di lavoro mediante dei software, costruiti allo scopo di emulare l’elaborazione dei dati che fa il cervello umano. In questo modo sono stati creati programmi che sostituiscono perfettamente il lavoro dei cassieri delle banche mediante l’e-bank, che permettono di organizzare la logistica delle merci, le fasi produzione in una catena di montaggio, ma anche che consentono di creare a loro volta dei software. Ogni settore economico è stato "supportato" da un processo elettronico che ha ridotto sensibilmente la necessità di impiegati e di lavoratori.  La disoccupazione può essere una delle prime ed importanti conseguenze che la dematerializzazione ha sulla nostra economia, la quale in maniera anche impercettibile è gradualmente cambiata, sino a diventare come la conosciamo oggi, caratterizzata dalla comunicazione istantanea e dallo scambio immediato  delle informazioni.


Lo abbiamo definito progresso, infatti, ma non sappiamo con certezza se si avrà una reale evoluzione della società e degli uomini, e se in realtà non saremo ancora più ingabbiati in questi meccanismi regolati da macchine e programmi costruiti al di sopra della legge. Questo perché nessun ente pubblico, o legge, o Costituzione ha fornito gli strumenti per garantire la certificazione e l'attendibilità dei documenti o dei processi, se non delle strutture private che hanno imposto le loro regole. È stato dunque un grande errore non prestare maggiore attenzione alla creazione delle banche dati, all’installazione di un sistema elettronico o al rispetto della privacy e dei diritti umani. Tutto è stato rinviato ad un futuro prossimo, nella convinzione che l’uomo avrebbe ancora avuto la possibilità di decidere della propria vita e dettare delle leggi nei confronti di strutture che, nel frattempo, si sono create da sole, in piena autonomia, con una vita ed un ecosistema proprio, e la loro forza è stata proprio l’essere "invisibile" agli occhi  della giustizia o dei Governi. Grazie a questa invisibilità sono diventate delle multinazionali, poi delle società globalizzate, ed infine superiori agli stessi Stati, tagliando i Paesi trasversalmente e dividendo i popoli non per lingua o per religione, ma per cyberspazi. 

È chiaro che costruendo globalmente un sistema unico sarà possibile porre fine totalmente alla politica economica degli Stati, anche l’azione dei Governi sarà vana se ogni cittadino deciderà di autogestirsi all’interno di un cyberspazio. A questo punto entreremo a far parte di uno pseudo-socialismo dove tutti I documenti non saranno neanche più materiali, e si venderanno semplicemente delle certificazioni, insomma "il nulla", aria fritta. Il certificato, naturalmente, non è altro che una cosiddetta macchinetta mangia soldi, un'usura del tempo, che ci impone a pagare continuamente. Mentre ogni individuo dovrà necessariamente avere un posto telematico certificato, come una residenza digitale, vi saranno dall’altra parte delle entità che guadagneranno dalla semplice esistenza, o transito, di un utente sul proprio "territorio". Sarà anche tutto giusto, e dettato dall’esigenza di far progredire la società - ed infatti nessuno dice che questi strumenti non sono necessari - tuttavia il metodo con cui viene implementato è altamente discutibile, in quanto non si vedono affatto delle istituzioni. Non esiste infatti un'autorità certificatrice perchè lo Stato stesso non ha un certificato e non li vende, bensì li compra da privati, senza avere alcuna garanzia che questi non abuseranno della loro posizione di monopolista incontrastabile.  Ecco che l'ombra delle crisi finanziare sembra un pretesto, un evento  eclatante e scioccante volto esclusivamente ad attuare dei provvedimenti poco consoni e che diversamente non sarebbero mai accettati dalle persone. Nella storia, ogni cambiamento dell’economia ha causato eventi traumatici, anni di forte depressione che sono poi sfociati in rivoluzioni e guerre. 

Questa però sarà la prima rivoluzione senza gente nelle piazze, perché la riprogrammazione dell’economia è studiata   in maniera tale da creare una confusione tale da rendere "impotenti" persino le proteste. Le masse sono state rese inerti grazie alla grande propaganda della crisi globale che ha vanificato ogni tipo di contestazione, non essendovi in effetti un responsabile o un nemico da combattere.  Le imprese che non pagano i propri operai daranno facilmente la colpa alle banche che hanno tagliato le linee di credito, mentre queste a loro volta daranno la colpa alla crisi finanziaria , mentre le Banche Centrali diranno che la responsabilità è dei gruppi finanziari che hanno fatto speculazioni, ed infine i Governi puntano il dito sui privati. In questo labirinto potremo girare delle ore per cercare un colpevole, perché in realtà non esiste se è il sistema stesso, su cui tutti viaggiamo, a cambiare. Cambiano i sistemi per Banche, Governi ed imprese, e così ogni singolo individuo subisce il contraccolpo. Quando finirà la crisi, potremmo dire di essere entrati nella società della dittatura dell’immateriale, e a sopravvivere saranno solo coloro che sono in grado di produrre e scambiare qualcosa di materiale, che non sarà distrutto e cancellato dalla dematerializzazione e che potrà essere ancora usato in futuro per produrre e scambiare valore.