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Crescita verde o decrescita sostenibile?

di Joan Martinez Alier - 20/02/2009


 
La crisi economica attuale ha fatto andare Keynes di moda perchè ci sono capacità industrili nell'economia occidentale di cui non si approfitta. Aumenta la disoccupazione.una maggiore spesa pubblica è la ricetta adeguata in questi casi. Così ci sarà denaro per cambiare l'auto e comprare il surplus di case che deprime l'industria delle costruzioni negli Usa, in UK en in Spagna.
K. voleva che l'economia uscisse dalla crisi del 1929. Disse in modo esplicito che quello che sarebbe successo una volta che l'economia fosse uscita dalla crisi, non gli importava. Furono economisti posteriori come Harrod e Domar che convertirono la dottrina di K. in una dottrina di crescita economica su larga scala. più tardi arrivarono o resuscitarono i neoliberali come Hayek i quali dissero che il mercato sapeva molto di più dello stato. Ora stiamo ascoltando banchieri che chiedono di nazionalizzare le loro banche, per favore. Stiamo vedendo la resurrezione di K. (o la sua reincarnazione in  Krugman y Stiglitz) però possiamo chiederci, di un K. che ragiona a piccola scala per uscire dalla crisi o di un K. anche che ragiona a grande scala per seguire un sentiero virtuoso di crescita economia?

Ed è qui che entra la attuale critica economica ecologica.La crescita economia è basata sull'energia del carbone, il petrolio e il gas naturale. ci sembra buono un Keynesianesimo verde che aumenta l'investimento pubblico nella conservazione di energia, nell'installazione di fotovoltaico, nel trasporto pubblico urbano e nella ristrutturazione di case, nell'agricoltura biologica.Ma non ci sembra giusto continuare con la fede nella crescita economica.Nei paesi ricchi serve una leggera decrscita economica che sia socialemente sostenibile. Dobbiamo entrare in una transizione socio-ecologica. L'economia deve decrescere  in termini di materie e energia.Esiste già un accordo sociale in europa affinchè le emissioni di diossido di carbonio decrescano del 2o per cento rispetto al 1990 però non era stato previsto che , di fatto, al decrescere del PIL già si stanno le emissioni di diossido di carbonio.

Non ci sono solo motivi ecologici per la decrescita.Ci sono psicologi che hanno constatato che la felicità non aumenta con l'aumento del PIL pro capite.Cioè aumenta a livelli molto bassi, non di +. Ora, d'accordo, la decrescita causa difficoltà sociali che dobbiamo affrontare affinchè la nostra proposta sia socialmente accettata.Se la produttività del lavoro, cresce del 2% annualmente e se l'economia non cresce questo porterà ad un aumento della disoccupazione. La nostra risposta è doppia. Gli aumenti di produttività non sono bene misurati.Se vengono sostituiti gli operai con le macchine i prezzi di questa energia di macchine tengono conto della finitezza delle risorse, delle esternalità negative? Sappiamo che non è così. Inoltre bisogna separare il diritto a ricevere una remunerazione del fatto di avere un impiego salariato.Quetsa separazione già esiste in molti casi (bimbi e giovani, pensionati, persone che hanno il sussidio di disoccupazione)ma deve allargarsi di più. Si deve ridefinire il significato della parola sviluppo (tenendo in conto i serivizi domestici non pagati e il volontariato) e si deve introdurre la copertura della "Renta del cittadino o Renta Básica"
Un'altra obiezione. Chi pagherà la montagna di crediti, le ipoteche e il debito pubblico se l'economia non cresce? La risposta deve essere: nessuno. Non possiamo forzare l'economia a crescere al ritmo dell'interesse composto con cui si accumulano i debiti.
Il sistema finanziario deve avere regole diverse da quelle attuali. In europa e negli USA quello che è nuovo non è dunque il Keynesianesimo ne nemmeno il K. verde. Il nuovo è rappresentato dal movimento sociale per la decrescita sostenibile.La crisi apre aspettative per nuove istituzioni e abitudini sociali. L'obiettivo nei paesi ricchi deve essere vivere bene lasciando a margine l'imperativo della crescita economica.