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Il falò del capitalismo

di Loretta Napoleoni - 20/02/2009

 
 
I politici sembrano dei drogati dell'economia, vogliono subito tornare a “sballare”


Forse gli incendi australiani possono aiutarci a trovare il modo di arginare la recessione. Anche se può sembrare un'idea stravagante, la crisi di oggi è come un incendio della globalizzazione.

E dato che viviamo in tempi eccezionali, perché non provare ad adottare un'ottica diversa dal solito? Secondo il primo ministro australiano Kevin Rudd, i responsabili degli incendi dolosi nello stato di Victoria sono assassini e dovrebbero essere assicurati alla giustizia.

Rudd si è guardato bene dal promettere di rimettere indietro l'orologio. Anche se i soldi dei contribuenti potessero finanziare la ricostruzione delle case ridotte in cenere, a che servirebbe? Si ritroverebbero in una sorta di paesaggio infernale. Ormai la natura è stata danneggiata irreparabilmente.

Nessuno può riportare in vita gli alberi, i prati e gli animali bruciati: solo la natura può farlo. E la natura ci mette molto tempo a fare i suoi miracoli.

I banchieri di oggi sono come i piromani australiani? Sembrano piuttosto dei bambini che giocano con i fiammiferi. Lontano dagli occhi vigili dei genitori, hanno bruciato la nostra ricchezza e quella dei nostri figli per fare un gioco stupido e pericoloso. A spingerli è stata l'avidità.

E appena la recessione comincerà a colpire duramente la gente comune, tutti li considereranno colpevoli di una strage di massa. Come affrontare questa situazione eccezionale? Barack Obama, Gordon Brown, Angela Merkel e tutti gli altri leader politici dovrebbero pretendere che siano assicurati alla giustizia.

Qualcuno deve pagare per questo crimine. Perché di un crimine si tratta.
I politici comunque non dovrebbero cercare di rimettere indietro l'orologio. Non c'è una soluzione rapida per la crisi. I prezzi delle case non torneranno presto ai livelli del 2006, i consumi non riprenderanno, le banche non faranno enormi profitti e l'occupazione non aumenterà.

È stato il debito, non una crescita reale, ad alimentare gli anni del boom e adesso i giorni del credito facile a basso costo sono finiti. Sono finiti anche quei pochi soldi che avevamo, i nostri risparmi, i fondi pensione, il denaro messo da parte per far studiare i nostri figli. L'incendio economico è scoppiato quando questi soldi hanno preso fuoco.

I governi possono eliminare i prodotti bancari tossici, possono cancellare i nostri mutui, ma le banche e le case rimarranno in un deserto economico. L'incendio ha distrutto il tessuto della società, quello che mantiene i suoi membri legati gli uni agli altri. Ci vorranno anni per ricostruirlo, per convincere gli istituti di credito a prestare denaro alle imprese e la gente ad affidare i suoi risparmi alle banche. Come sempre, l'economia farà i suoi miracoli, ma ci vorrà tempo.

I pacchetti di salvataggio non hanno funzionato e non funzioneranno, perché i governi li concepiscono come soluzioni rapide. I politici si comportano come dei drogati dell'economia, vogliono tornare a “sballare”, subito.

La settimana scorsa, il ministro del tesoro americano Tim Geithner ha dichiarato che lo scopo del piano di salvataggio è sostenere il prezzo delle case, come se la bolla non fosse mai esistita e i prezzi gonfiati del 2006 e del 2007 riflettessero il vero valore degli immobili.

Non bisogna cercare di riprodurre l'assurda illusione della ricchezza basata sul debito: i politici dovrebbero affrontare la crisi e smettere di avere una visione irrealistica dell'economia, di sognare il boom perpetuo. Ovviamente il mercato questo lo sa già, ed è per questo che finora ha respinto qualsiasi intervento.

La borsa di New York ha risposto con un brusco calo al piano di Obama, e la battaglia di Gordon Brown per evitare il fallimento delle banche con la nazionalizzazione non ha impedito alla Lloyds Bank, che di fatto è di proprietà dei contribuenti, di finire nel pantano dell'insolvenza. Tutto quello che possono fare i politici è contenere l'incendio per proteggere la popolazione.

Dovrebbero evacuare le zone più pericolose. Invece di sprecare soldi per comprare o eliminare i crediti a rischio accumulati da banchieri imprudenti, si potrebbero dirottare i risparmi della gente verso gli istituti di credito cooperativo e le piccole banche solide.

Adam Smith avrebbe applaudito al falò del capitalismo moderno. Il fuoco non brucia solo i titoli tossici, ma anche le istituzioni e i singoli individui che hanno contaminato l'economia, quelli che non hanno mai letto Smith e credevano che i beni immobili potessero creare ricchezza. Allora lasciamoli bruciare.

Ma un piano alternativo per uscire dalla crisi – in linea con la dottrina di Smith – non è stato neanche discusso. Questo perché quelli che dovrebbero spegnere il fuoco non sono pompieri professionisti, ma sono gli stessi bambini che fino a poco fa giocavano con i fiammiferi. Su entrambe le sponde dell'Atlantico i signori della deregulation, che ha messo in ginocchio il capitalismo moderno, presiedono le commissioni che dovrebbero affrontare la crisi.

Se continua così, la storia dell'economia metterà la stretta creditizia e la recessione tra le catastrofi provocate dall'uomo nel nuovo millennio. Non c'è molto tempo per evitare gli errori del 1929 che trasformarono una recessione nella grande depressione.