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La dittatura intellettuale della linea retta

di Friedrich Hundertwasser - 28/02/2009



Il pensiero analogico di Friedrich Hundertwasser, pittore e architetto, riesce a mettere in connessione gli ambiti all’apparenza più lontani, mostrandoci come tutto ciò che è attorno a noi sia collegato, unito, inestricabilmente interconnesso. Ecco perché trasformare l’architettura e i sistemi abitativi significa rinnovare l’essere umano e ridisegnare  il suo rapporto con il mondo.

Non parlo per mettermi in mostra, ma per seguire la mia coscienza e la mia responsabilità di artista verso la società e per contribuire a preparare la via a una nuova svolta di liberazione degli architetti. Questa nuova svolta è paragonabile nei suoi effetti a quella che, a partire dal 1920, ha trasformato le città in sterili deserti antiecologici e disumani. È stata un’epoca di dittatura intellettuale dogmatica. Una dittatura che è sopravvissuta all’ultima guerra e che dura ancor oggi. La svolta che io vedo, è invece positiva ed è necessario che venga, non c’è altra via d’uscita che quella della definitiva liberazione dai rigidi dogmi del lineare, della omologazione alla monocultura.

Si deve finalmente costruire in modo che la natura e gli esseri umani possano respirare. Gli edifici costruiti negli ultimi decenni non gioiscono del mancato amore degli uomini. È stato accettato come un male necessario. Nessun pittore vorrebbe ritrarre cose del genere, nessun uccello vorrebbe farci un nido. Nessuna pianta trova una dimora sulle sterili superfici, orizzontali o verticali, di cemento, alluminio, acciaio, plastica o vetro. Non possiamo continuare ad isolarci, separandoci sempre più dal creato e dalla creatività della natura e allontanarcene senza staccarcene noi stessi. Si devono finalmente manovrare gli scambi, perché l’architettura venga incontro ai desideri degli uomini e per creare un’architettura per l’anima dell’Uomo.
All’essere umano serve il romanticismo come elisir di vita, che è costituito da irregolarità non regolamentate, create sia dalla natura in vegetazione spontanea, sia dalla creatività dell’uomo. Squalificare complessivamente il romanticismo, considerandolo semplicemente come kitsch, è un imbroglio di dimensioni devastanti, perché uccide l’anima dell’uomo, i suoi desideri, la sua fanciullezza, i suoi sogni, e lo impoverisce. Condannare il romanticismo come kitsch uccide l’intimo umano. […]

Il risultato della desertificazione, soprattutto nell’edilizia abitativa, si può descriverla all’incirca così: priva di sentimento ed emozione, dittatoriale, senza cuore, aggressiva, piatta, sterile, disadorna, fredda, senza poesia, non romantica, anonima e tediosamente vuota. Quello che io faccio come pittore, sembra che gli architetti non possano farlo, perché il nostro sistema educativo, omologante e nemico della creatività, è riuscito a spostare lo sguardo dai sogni dei bambini e a impedire le sensazioni e i desideri del cuore; e io mi riallaccio proprio là. Io continuo a sognare e realizzo questi sogni, non sono una vittima né un prigioniero del frenetico sistema di chi corre più veloce.

È proprio perché il complesso di Heddernheim è una scuola, è della massima importanza che la Germania, che la città di Francoforte, dia un esempio, dando un segnale di come dei giovani possano crescere senza offuscamenti e costantemente in armonia con la natura e con la creatività. Il nostro vero analfabetismo non è l’incapacità di saper leggere e scrivere, ma l’incapacità di saper agire in modo veramente creativo.
Il bambino possiede questa capacità creativa. Il bambino apparentemente analfabeta, apparentemente ignorante, non è affatto ignorante e nemmeno analfabeta, ma è creativamente sapiente e viene degradato ad un vero analfabeta, ad uno creativamente incapace, soltanto dal nostro sistema educativo.
All’adulto, che soffre dell’impotenza creativa a cui è stato portato dall’educazione, resta soltanto la possibilità di tornare con la memoria alla sua infanzia e di riallacciarsi là, di riprendere da là dove lo si è strappato ai suoi sogni, che non erano affatto sogni, ma erano la sua base reale, le radici della sua esistenza, senza le quali non potrà mai e poi mai essere veramente uomo.

Proprio nell’architettura destinata ai ragazzi, e nelle scuole materne, si sono compiuti finora incredibili errori. Qui, per decenni è stata praticata, attraverso la linea dritta, una gelida repressione dell’anima dei bambini e della germogliante creatività. Semplicemente attraverso l’aggressiva architettura livellante, dentro la quale la nostra gioventù deve passare gli anni più importanti della sua vita. Il maltrattamento dell’anima, che proveniva da questo genere di scuole, costruite in modo simile ai campi di concentramento, ha prodotto conseguenze che travalicano la regolamentazione fisica della sua epoca.
Sono enormi i danni psichici rimasti nella giovane generazione, che ha dovuto maturare nelle scuole e negli asili infantili antinaturali e anticreativi degli ultimi decenni. Da un ambiente programmato per uccidere l’anima e la vita, i bambini possono difendersi ancor meno degli adulti. […]

Propongo di far decidere (con il voto) ai bambini e ai loro genitori e alla popolazione, ma in particolare ai bambini, se andare a scuola in una casa bella e piacevole, con erba ed alberi sul tetto e con tanti colori, invece che in uno dei soliti edifici di cemento a linee tutte dritte, in cui le finestre sono tutte uguali. Non è davvero possibile esercitare una costrizione architettonica, dogmatica, contro il volere dei bambini e della gente. […]

La redditività indotta di questo complessivo progetto di Heddernheim è potente, perché sul calcolo dei costi-benefici di questo complesso va detto quanto segue: nella elaborazione dei dati dei nostri computer dovrebbero essere inseriti, e messi prima di tutto in evidenza, tutti i dati ecologici, creativi e che riguardano i desideri e i bisogni dell’anima degli uomini. Prendere in considerazione tutti i dati disponibili, anche quelli ecologici e tutti gli altri, deve essere condizione preliminare di tutti i calcoli. A cosa serve per esempio una casa a basso costo, se ci diventa poi più costosa, perché i progettisti e gli architetti hanno addizionato e calcolato solo il prezzo dei materiali da costruzione, il prezzo del lotto di terreno e il costo del lavoro? Non sono stati però messi in conto gli altri fattori, benché siano benissimo calcolabili anche quelli: spese aumentate per riscaldamento e refrigerazione, per la riduzione delle polveri e del rumore, per l’aria nociva, dovute semplicemente al mancato calcolo, nella progettazione, per esempio di un tetto verde.
Costi galoppanti causati da vandalismo, criminalità, insoddisfazione, nevrosi, perdita di lavoro, spese di ospedale, fuga dalla città, lesione dell’autostima e della dignità umana, imbavagliamento della creatività di ogni individuo: tutto provocato dalla mancata pianificazione e considerazione delle componenti ecologiche creative nella loro molteplice interazione e nel loro complesso insieme.

Questo conto alla fine arriva sicuro come la morte, anche se si presenta un po’ più tardi. Per cui i pianificatori hanno avuto finora gioco facile nel negare le correlazioni, le cause e gli effetti: in breve la loro responsabilità. Non si tratta più di una scuola qualunque, ma di un segnale di inversione del modo di pensare che dalla Germania, da Francoforte va nel mondo. Una scuola di questo tipo rappresenta un arricchimento di veri valori umani, creativi e correlati alla natura, come contrappunto al costante impoverimento progressivo degli esseri umani che vivono nelle metropoli.

“Il progetto della scuola di Heddernhein” tratto da Le strade del bello. Pensieri sull’arte e la vita. Scritti 1943-1999. Dall’edizione di Walter Schurian. Langen Müller editore, 2004, Monaco di Baviera.
Traduzione di Maurizio Martinelli.