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L'andamento della Borsa e le nostre tasche

di Pietro Cambi - 06/03/2009

Fonte: crisis.blogosfere

 
 
"Il premio Nobel per l'economia va alla signora Jones, per aver tenuto i suoi risparmi a casa"

In questo periodo è diventato di moda ricordare ai lettori che le Borse non rappresentano, in realtà, l'economia reale.

Sono invece la fossa dei leoni dove fiere selvagge, biechi speculatori, gli scalpers, gli hedge runners, i devoti a Gann, i cultori delle candele giapponesi, gli esegeti delle figure di inversione si massacrano tra loro, mentre fuori l'economia vera assiste attonita e muta.

Molte persone, il 90% almeno, in Italia, o i due terzi tra le fasce più abbienti, non investono direttamente in Borsa. Molti altri, poi, non investono neanche in obbligazioni di stato o non. Aumenta infine anche il numero di persone che hanno un conto corrente in rosso o vicino allo zero.

Il sentimento comune di tante persone, quindi, di fronte agli sconquassi di questi mesi, è molto vicino ad un: ben gli sta!!

Con questo riferendosi ai biechi speculatori di cui sopra.

Che le Borse non siano un pranzo di gala ci sono pochi dubbi; già il termine tradizionale affibbiato ai piccoli investitori diretti, quelli che hanno un loro mini portafoglio di azioni, il cosiddetto "parco buoi", la dice lunga sull'etica prevalente del settore.

Ma è bene non illudersi sul fatto che quel che succede sui mercati finanziari non ci riguardi ed in prima persona. Questo perchè i soldi che vi sono stati investiti, quelli che evaporano, sono soldi che vengono sottratti, per sempre, ad altri investimenti.

In Italia, ad esempio le nostre aziende quotate in Borsa valgono in totale circa 300 miliardi di euro. Ma valevano oltre 900 miliardi al culmine delle quotazioni, raggiunto il 16 Maggio del 2007, in concomitanza con un altro evento epocale (yuk).

I 600 miliardi di euro scomparsi sono 600 miliardi di euro sottratti, in vari modi, all'economia REALE di questo paese.

Direttamente dai risparmi dei cittadini, dalle partecipazioni bancarie, dai fondi di investimento. Sono soldi che sono stati bruciati, evaporati, scomparsi. Soldi che non potranno piu' essere investiti in qualunque altro modo piu' costruttivo.

Questo spiega, ad esempio, perché le banche centrali stiano stampando denaro a tutto spiano, denaro che viene poi quasi regalato ai loro principali azionisti di riferimento, ovvero le altre banche. Non essendoci più molti capitali da investire non si riescono a piazzare i buoni del tesoro, visti anche i rendimenti bassissimi e la paura di un potenziale riaccendersi dell'inflazione (per ora, causa depressione, i prezzi sono invece in calo, cosa che stimola le stamperie monetarie a lavorare forsennatamente, 24 ore su 24, come mi ha rivelato un insider).

Insomma: anche se non avete azioni, anche se non avete affidato i vostri (sparuti) risparmi ai fondi di investimento, quel che succede in Borsa vi riguarda lo stesso.

Se non altro perchè, quando la capitalizzazione di una banca scende sotto il valore delle sue sofferenze, addirittura di quelle nei confronti di un singolo mercato, si avvicina a grandi passi il momento di una ricapitalizzazione che lo Stato ha già dichiarato di NON voler fare e che i privati si guarderanno bene dal fare. Si avvicina insomma il momento in cui i correntisti devono stare ben attenti e correre a ripassare quel potrebbe succede nel caso che ....

Questo è il caso, tanto per citarne una, dell'Unicredit che, nelle parole del suo CEO Profumo, ha investimenti per 75 miliardi di euro nei paesi dell'Est Europa, alcuni dei quali fronteggianti un concreto rischio di default, a fronte di una capitalizzazione di borsa intorno ai 57 miliardi (con una quotazione di 0.91 centesimi).