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La “Tigre celtica” diventa un gattino. Più tasse per salvare le banche

di m. mazz. - 10/04/2009


Come se si trattasse di un fatto geografico, l'onda della crisi americana ha toccato per prima proprio l'isola più a occidente del continente europeo. Ci sono stati anni in cui i quotidiani economici affiancavano il nome Irlanda a un'immagine di tigre. La tigre celtica non è più tale e il governo di Dublino si trova costretto a comprare asset tossici dalle loro banche e ad alzare le tasse.

Negli ultimi due giorni, dopo mesi in cui aveva parlato di situazione sotto controllo, il governo di Dublino ha riconosciuto la gravità della situazione. L'ultimo dato evidente è il deficit previsto dopo che il prelievo fiscale dei primi due mesi dell'anno è sceso di un miliardo e 800 milioni di euro contro il calo di 124 milioni dello stesso periodo del 2008.
La Banca Centrale ha tradotto la situazione in numeri catastrofici: l'Irlanda tra il 2008 e il 2010 subirà una contrazione del 12%, dopo aver visto una crescita media del 7% annuo tra il 1994 e il 2007.
E così il ministro delle Finanze del Fianna Fail - da 27 anni al governo - ha dovuto mettere mano al portafogli per comprare asset tossici per 90 miliardi di euro e a prevedere un deficit sopra il 10% (fino al 2007 il bilancio dello Stato era in attivo). Inevitabile anche un aumento della pressione fiscale sugli stipendi, delle accise sulle sigarette e tagli alla spesa pubblica.

«Un aumento delle tasse è obbligatorio nella situazione in cui ci troviamo, anche se non sarà facile farlo accettare alla gente», ha detto ieri il ministro delle finanze, Brian Lenihan al parlamento di Dublino. Le tasse basse, specie per gli investimenti esteri, erano uno dei vantaggi competitivi che attirava tante imprese.
Lenihan ha spiegato che l'accisa sulle sigarette aumenterà del 25%, aggiungendo che verrà anche istituita una società indipendente che si farà carico degli asset tossici delle banche in modo da cercare di far ripartire il mercato dei prestiti bancari.

Uno dei grandi problemi dell'Irlanda oggi si chiama, come per molti altri Paesi dalle economie non particolarmente potenti dell'Ue, Europa dell'est. Ad esempio, la produttrice di computer Dell ha appena spostato i suoi stabilimenti in Polonia. E ha licenziato duemila persone. La disoccupazione, già al 10 per cento e le previsioni per l'anno dicono che toccherà il 14.
Quotazioni a picco in Borsa anche per le tre maggiori banche dell'Irlanda, dopo che l'agenzia di rating Moody's ha declassato le sue valutazioni per tutti e 12 gli istituti di credito dell'isola. La conseguenza è stata un crollo dei titoli finanziari in Borsa: le azioni della Bank of Ireland sono crollate 24 per cento, mentre la Allied Irish Bank cedeva il 18.
Il boom irlandese, dopo una prima fase di crescita dovuta a mercati del lavoro flessibili e agli inventivi per gli investimenti esteri, è cresciuta molto anche grazie allo sviluppo della finanza e del settore immobiliare. In questi anni sono cresciuti decine di imprenditori di grande successo, anche personale, che grazie alla speculazione immobiliare hanno prima accumulato fortune, comprato case e alberghi a Londra e, oggi, sono alla bancarotta. Solo lo scorso anno sono state costruite 100mila case in un Paese di 4 milioni e trecento mila abitanti. In Gran Bretagna, dove pure la speculazione immobiliare è stata fortissima, le case costruite sono state 180mila per una popolazione 12 volte più grande.