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Caccia italiani in Afghanistan: a far cosa?

di Enrico Piovesana - 10/03/2006

Fonte: peacereporter.net

 

L'Italia schiererà in Afghanistan dei cacciabombardieri ufficialmente per fotografare i campi di papaveri. Ma non sarà così
Amx“Prossimamente” verranno schierati in Afghanistan, nell’ambito della missione Isaf a guida Nato, sei aerei cacciabombardieri ricognitori Amx dell’Aeronautica militare italiana. A darne notizia è stato il generale Fabrizio Castagnetti, responsabile del Comando Operativo Interforze (Coi), la struttura della Difesa che gestisce tutte le operazioni militari italiane all’estero. L’annuncio è stato fatto lo scorso 8 febbraio a Roma in occasione di un convegno organizzato dall’Udc sugli “aspetti umanitari delle missioni militari all’estero”, tenutosi a Palazzo Marini, sede della Camera dei Deputati.
Si tratterebbe del primo dispiegamento all’estero di velivoli da combattimento italiani dopo la guerra del Golfo del 1991 (le missioni aeree di bombardamento sulla Serbia partivano direttamente dal territorio italiano e gli Harrier che parteciparono alle prime fasi della guerra in Afghanistan decollavano dalla portaerei Garibaldi).
L’invio di caccia rappresenta un notevole salto di qualità dell’impegno militare italiano in Afghanistan: un ‘teatro d’operazione’ diventato molto pericoloso a causa della recrudescenza della resistenza armata talebana (duemila morti nel 2005, già quasi trecento nei primi due mesi del 2006).
Nonostante questo, a parte un breve lancio dell’Ansa, la notizia è passata completamente inosservata. Forse perché, in periodo di campagna elettorale, di certe cose è meglio non parlare.
 
Generale Castagnetti: “Amx contro la droga”. O, quantomeno, se se ne parla, è meglio farlo in maniera dissimulata ed edulcorata per non creare allarme e scomode polemiche.
La versione ufficiale fornita sull’impiego di questi aerei è stranamente rassicurante: non verranno usati per dare la caccia ai talebani, ma per fotografare i papaveri da oppio. Il generale Castagnetti, parlando al convegno di Roma, non ha fatto alcun riferimento a un loro impiego bellico, limitandosi a dire che gli Amx verranno usati per scopi di “intelligence” (cioè di ricognizione fotografica) e “potranno essere utilizzati anche per la lotta al narcotraffico, potendo individuare i campi di papavero da cui si ricava l’oppio”. Attenzione: “anche”. Il che significa che il loro impiego primario sarà un altro. Il problema è: quale?
 
Blog militare: “Perché non dicono la verità?”. I militari e gli esperti che partecipano al blog della rivista ‘Pagine di Difesa’ non hanno dubbi e, anzi, si sentono offesi dall’ipocrisia con cui si cerca di nascondere la verità: “Dire che vanno a svolgere missioni di appoggio e attacco al suolo con munizionamento guidato e non ... proprio non si poteva, eh!??!?”, scrive uno di loro. E un altro: “Mi pare palese che quella dell'oppio è una cazzatina per tenere buoni quelli del ‘mettete i fiori nei vostri cannoni’. I nostri Amx semplicemente sostituiranno i sei F-16 dell’Isaf attualmente in teatro”. (v. articolo con gli altri commenti).
“Conosco il blog di ‘Pagine di Difesa’ – ci ha detto il generale Fabio Mini – è lo stesso in cui scrivevano i compagni dell’elicotterista italiano ucciso in Iraq, e dissero tutte cose vere. Così, in questo caso, si tratta di piloti e militari, persone del mestiere che sanno di cosa parlano”.
 
Un tenente: “Ci prendono per i fondelli”. Abbiamo contattato telefonicamente uno dei partecipanti a quel blog, un tenente a riposo che, a patto di rimanere anonimo, ci ha detto: “Fare foto ai campi d’oppio con gli Amx è come soffiarsi il naso con l’aspirapolvere! E’ una barzelletta, una presa per i fondelli. Non ci crederebbe nemmeno mio figlio di due anni! Quegli aerei vanno per effettuare missioni di combattimento. L’Amx è un aereo per attacchi al suolo, punto. Non c’è altro da aggiungere! Nell’ambito della turnazione prestabilita nella missione Isaf dobbiamo sostituire i reparti aerei d’attacco di altri paesi, in questo caso gli F-16 norvegesi. Certo, gli Amx non sono equivalenti, ma noi quelli dobbiamo mandare… per fare vedere che servono a qualcosa. Per fotografare i campi d’oppio ci sono i satelliti americani, che bastano e avanzano”.
 
Colonnello Magnani: “Missione antidroga e antiterrorismo”. Non la pensa così il colonnello Amedeo Magnani, capo dell'Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione dello Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana, ex comandante del 5° stormo. “Le missioni aeree di ricognizione fotografica sono state il mio pane quotidiano e quindi so bene quanto siano importanti, perché forniscono informazioni visive che nessun satellite, per quanto potente, può fornire. Fotografare i campi d’oppio a bassa quota, e con angolazioni diverse da quella satellitare perpendicolare, è un’operazione indispensabile per la lotta al narcotraffico, che ovviamente rappresenta di per sé un’attività utilissima di prevenzione del terrorismo, poiché è con i soldi della droga che i talebani si comprano le armi”.
Ma lo stesso colonnello Magnani non esclude altri impieghi oltre a quello antidroga, impieghi anche bellici in caso di necessità: “Gli Amx, che sono ottimi ricognitori diurni e notturni, potranno svolgere anche missioni antiterrorismo di pattugliamento del territorio per evitare azioni ostili da parte dei talebani, ricorrendo all’uso delle armi solo in caso di necessità. Dipenderà dalla situazione che ci sarà nel teatro delle operazioni quando questi velivoli verranno dispiegati: speriamo che sia una situazione migliore di quella attuale!”.
 
Lo Stato Maggiore della Difesa: “Non si escludono azioni difensive”. Il capo della sezione Pubblica Informazione dello Stato Maggiore della Difesa, colonnello Massimo Fogari, non esclude che gli Amx possano venire impiegati in missioni di combattimento, seppur di difesa, non di attacco.
“Parlare adesso di quale impiego verrà fatto dei nostri velivoli è prematuro, perché dalla Nato non abbiamo ancora ricevuto l’ok alla nostra offerta di dispiegamento. E sarà la Nato, in quel momento, a stabilire i termini della missione dei nostri aerei a seconda delle esigenze. Certamente verranno usati per missioni di ricognizione fotografica delle piantagioni di oppio, ma potranno anche svolgere missioni di supporto aereo alle truppe terrestri dell’Isaf, intervenendo in caso di pericolo, in caso di attacchi come forza di reazione rapida. Non escludo quindi che i nostri Amx possano svolgere anche missioni di combattimento, ma in funzione puramente difensiva nel rispetto della natura della missione Isaf-Nato, ben diversa da quella apertamente offensiva della missione di guerra americana “Enduring Freedom”. Queste due missioni non si sovrappongono in nessun caso, quindi è scorretto dire che i nostri aerei andranno in Afghanistan a fare la guerra. Si limiteranno, semmai, a intervenire in caso di attacchi alle forze che sono chiamati a proteggere”.
 
Andrea Nativi: “Bombarderanno solo per difesa”. Allo stesso modo Andrea Nativi, esperto militare e direttore della ‘Rivista Italiana di Difesa’, non esclude l’impiego degli aerei italiani in missioni di combattimento, ma solo a scopo di difesa, non di attacco.
“Come non si mandano i soldati senza munizioni, con il fucile scarico, allo stesso modo non si dispiegano cacciabombardieri in un teatro come quello afgano senza bombe e missili. Armamenti che verrebbero usati però solo a scopo di difesa, non di attacco. Se per esempio i talebani attaccassero un Prt, cioè una delle guarnigioni Isaf, i nostri Amx potrebbero essere chiamati a entrare in azione. Ma, ripeto, solo per difendere le istallazioni militari del contingente Isaf presenti sul territorio. Non per andare a bombardare le postazioni talebane, come fanno gli americani nell’ambito della loro operazione ‘Enduring Freedom’, che è una missione dichiaratamente di guerra, a differenza della missione Isaf a guida Nato, quella a cui partecipiamo noi, che è invece una missione di ‘stabilizzazione e ricostruzione’. Il che non vuol dire che non si spari, sennò mandavamo la crocerossa, non i militari. Ma di certo la missione dell'Isaf non è dar la caccia ai talebani: questo è impedito dal mandato Nato. In Afghanistan c’è una missione di guerra, ma noi non vi prendiamo parte. Noi non siamo lì per fare la guerra, ma ovviamente siamo in grado di combattere quando è necessario. Quegli aerei servono a questo”.
 
Comando Shape-Nato: “In casi estremi sosterrebbero anche Enduring Freedom”. Il tenente colonnello canadese Réjean Duchesneau, capo dell’ufficio stampa del Comando Supremo delle Forze Alleate in Europa (Shape) della Nato a Bruxelles, ci dice che l’invio in Afghanistan dei sei Amx italiani è ancora al vaglio della Nato, ma spiega che, se e quando verrà accettato, i caccia italiani avranno gli stessi compiti di quelli che andranno a sostituire, compiti che non escludono missioni di combattimento, anche a sostegno dell’operazione di guerra Usa ‘Endurong Freedom’.
“Gli aerei che operano in Afghanistan nell’ambito della missione Isaf-Nato, che decollano sempre equipaggiati con armamento completo, vengono impiegati in tre tipi di missioni: Reconnaissance (Rec), cioè missioni di ricognizioni del territorio, Close Air Support (Cas), cioè missioni di copertura aerea ravvicinata ai movimenti delle truppe a terra quando queste operano in zone potenzialmente pericolose, e Quick Reaction Force (Qrf), vale a dire missioni di intervento rapido in caso di attacchi contro truppe, basi Isaf o sedi dei Prt. Ma in casi di estrema necessità, gli aerei sotto comando Isaf possono anche intervenire in soccorso alle truppe della Coalizione che combattono i talebani nell’ambito dell’operazione di guerra ‘Enduring Freedom’: se cioè i soldati americani si trovano in serie difficoltà possono chiedere il supporto aereo anche ai velivoli Isaf. Cosa più che comprensibile: stiamo dalla stessa parte, no? Mica si possono lasciar morire gli americani perché appartengono a una missione diversa!”.
 
La sincerità norvegese e un esempio d’impiego degli F-16 olandesi. A conferma di quello che dice il tenente colonnello Duchesneau, basta leggere il comunicato con cui, quattro mesi fa, il Ministero della Difesa norvegese annunciava l’invio in Afghanistan di alcuni F-16 nell’ambito della missione Isaf: “Avranno il compito di garantire all’Isaf la disponibilità di aerei da combattimento capaci di dimostrare la loro presenza (a scopo di deterrenza, ndr) e di fornire supporto aereo alle unità terrestri, nel caso in cui dovessero presentarsi situazioni critiche. Inoltre, in situazioni di emergenza, gli aerei sotto comando Isaf potranno anche fornire assistenza alle forze terrestri impegnate nell’operazione a guida Usa Enduring Freedom’”.
Evviva la sincerità scandinava, verrebbe da dire.
Ma alla fine, più che tante parole, per capire cosa faranno in Afghanistan i nostri caccia – se e quando vi verranno inviati – basta vedere cos’è successo un mese fa nella città afgana di Maymana, nella provincia settentrionale di Faryab. Il 7 febbraio, nel pieno delle proteste antieuropee per le vignette su Maometto, alcune centinaia di manifestanti hanno assaltato a colpi di pietra la locale base Isaf dei norvegesi, che per difendersi hanno chiesto al comando Isaf olandese l’invio di F-16 per intimidire e disperdere i manifestanti. In pochi minuti sono arrivati due cacciabombardieri, che hanno sorvolato volando la folla a bassissima quota sparando alcuni colpi di ‘avvertimento’.