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Donne rifatte, donne da rifare

di Alessandra Colla - 24/04/2009

Tempo fa, dal parrucchiere (e dove, se no?), sfogliando un settimanale gossipparo mi sono imbattuta nelle foto di una abbastanza nota bellona còlta dall’obiettivo a spasso con la prole: in quelle foto, però, la bellona non era più tale. Anzi. Non ho idea di quale macellaio possa averle messo addosso mani e siringhe, ma al momento ho pensato che uno così è da denuncia. Secca.
Stranamente, nei commenti al vetriolo che in certi giornali fanno le veci delle didascalie mancava qualsiasi accenno alle evidenti sventure estetiche dell’ex bellona: e ho capito che forse, per una volta, doveva aver prevalso l’umana pietà per il disastro inflitto a un volto già ritoccato eppure piacente — e ho ripensato all’ormai dimenticata Laura Antonelli, lei sì davvero bellissima di suo e rovinata da un malriuscito tentativo di sfidare il tempo.
Non ci ho più pensato finché l’altro giorno, in una sala d’attesa, ho pescato un lucidissimo articoletto di Marina Terragni , che mi ha fatto meditare sulla frase infelice di un’altra bellona molto trendy, tale Belen Rodriguez: costei tempo addietro ha (orgogliosamente, pure…) dichiarato «mi sono rifatta il seno ma ho un cervello da maschio»: apposta, ho dedotto, si è rifatta il seno. Perché ha, della donna e di se stessa, l’immagine che ne può avere un maschio — non un uomo, che è un’altra cosa. (Abbiate pazienza, continuare a distinguere le categorie è un mio antico vezzo). E il fatto che una donna riesca a pensare a sé soltanto come riflesso di un immaginario tutto maschile e un po’ banale la dice lunga sullo stato di salute dell’autostima femminile.
Fatemi essere un po’ retorica: a giudicare da quel che si vede e si sente, la morta stagione che fu il femminismo è passata invano. Ma quel turbinìo di gonnelle a fiori è rimasto dentro di noi, che in qualche modo c’eravamo. Ne sentiamo ancora il fruscìo, e ci sforziamo talvolta di farlo sentire anche agli altri — alle altre, soprattutto.