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Il libro della settimana: Bruno Leoni: Il pensiero politico moderno e contemporaneo

di Carlo Gambescia - 30/04/2009


Il libro della settimana: Bruno Leoni: Il pensiero politico moderno e contemporaneo, a cura di Antonio Masala, introduz. di Luigi Marco Bassani, Liberilibri, Macerata 2009, pp. XLX-440, euro 22,00 - http://www.liberilibri.it/

Bruno Leoni (1913-1967) è un pensatore liberale. Anzi per molti dei suoi attuali estimatori addirittura un Libertarian italiano, attivo "purtroppo" in un periodo storico - gli anni Cinquanta e Sessanta - egemonizzato dal pensiero marxista e cattolico-sociale.
Sul suo libertarismo - in tempi in cui tutti si definiscono libertari, persino i postfascisti del Secolo d'Italia - non ci pronunciamo. Però riteniamo utile consigliare la lettura, anche ai non liberali, de Il pensiero politico moderno e contemporaneo, (a cura di Antonio Masala, introduz. di Luigi Marco Bassani, Liberilibri, Macerata 2009, pp. 440, euro 22,00). Dove sono raccolti alcuni importanti scritti di Bruno Leoni, risalenti appunto al periodo della dittatura culturale “olista” ( per alcuni malevoli: cattocomunista). Anche perché Leoni non nascose mai di essere un individualista metodologico, addirittura “integrale” secondo un suo interprete.
Per Leoni l’individuo precede la società. E lo stato non è che un gruppo sociale, puramente nominale, dietro il quale si cela il potere di precisi individui, con tanto di nome e cognome.
A fronte di una posizione così radicale, molti olisti, come chi scrive, avrebbero dovuto lasciar dormire i libri di Leoni tra la polvere degli scaffali. E invece no. Lo abbiamo sempre letto con interesse, anche quando non era famoso - ovviamente, quel poco che era in circolazione - apprezzandone lo stile di scrittura, l'arguzia e la profondità di ragionamento.
Prendiamo, ad esempio, il primo saggio riproposto in questo bel volume: “Storia del pensiero politico dell’Ottocento e del Novecento” (pp. 5-208). Ebbene, lo avevamo letto avidamente molti anni fa nelle Questioni di Storia contemporanea di Marzorati (vol. II, pp. 1121-1264), dove era apparso per la prima volta nel 1952. Rimanendo colpiti dal suo taglio, tutto giocato sulla distinzione hayekiana, a quei tempi ignota in Italia, tra individualismo puro (buono) e individualismo spurio, costruttivista (cattivo). E in particolare dalla trattazione dell’utilitarismo, che pur con alcune riserve, Leoni riconduceva, molto prima di Alain Caillé e del Mauss, nell’ambito di un pericolosa visione politicamente moralistica, dove in nome della felicità dei “molti” lo Stato poteva "giustamente" sacrificare i “pochi”. Pertanto il volume andrebbe acquisito e letto solo per questa acuta analisi dell’utilitarismo, come forma di individualismo costruttivista, o come si direbbe oggi “protetto”.
Il pensiero politico moderno e contemporaneo offre anche alcuni saggi di analisi (pp. 213-284), severi quanto onesti, del pensiero marxiano, nonché un’ acutissima indagine dei rapporti tra liberismo e liberalismo, partendo dalla famosa polemica Croce-Einaudi.
Leoni sembra non dare ragione a entrambi. A Einaudi, per la timidezza nel ribadire il legame tra libertà politica e libertà economica. A Croce, per la filosofica veemenza nell’asserire la natura esclusivamente stellare del liberalismo. E perciò né politica, né economica.
Purtroppo crediamo che proprio in virtù del suo individualismo metodologico, Leoni riduca il liberalismo a scienza, confondendo norma e descrizione di un fenomeno. E in questo senso - dispiace dirlo - sarebbe più giusto parlare di integralismo liberale invece che di liberalismo integrale. E come è noto l’integralismo non giova né alla ricerca né alla lotta politica.
Del resto, come appare più evidente nell’ultima parte del volume, dedicata alle questioni (più pratiche) della libertà economica, della democrazia e del socialismo (pp. 377-428), sembra che all'autore, almeno nei saggi qui pubblicati, sfugga la questione del potere, come organizzazione, decisione e conflitto. Il che crediamo dipenda dal suo privilegiare l’ordine spontaneo della società rispetto a quello artificiale, se non artificioso della politica. Cosicché Leoni rischia di scorgere nell’organizzazione e nella decisione politiche solo forme di subordinazione dell’individuo a soffocanti entità collettive. E nel conflitto, solo la rivolta dell’individuo verso istituzioni altrettanto oppressive.
Il che può essere anche vero, ma come insegna Carl Schmitt, è solo una parte della storia.