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I King: libro e verità

di Emilio Michele Fairendelli - 30/04/2009

 

Nella sua introduzione del 1949 alla traduzione inglese dell’I King Carl Gustav Jung applica all’Oracolo il principio della sincronicità: ogni cosa che avviene in un dato momento possiede integralmente ciò che è proprio di quel momento, risuonando con lui nella qualità, non soltanto nel tempo.
Occorre solo sapere vedere, sentire.
Al contrario, secondo l’antica tradizione cinese sarebbero entità spirituali operanti in modo segreto, su piani sottili, a garantire il funzionamento del Libro.
Si tratta di immaginare il Libro presidiato da coscienze agenti su un piano diverso da quello materiale e il cui scopo sia quello di preservare una struttura dove la Verità sia eternamente attingibile, manifestabile, salvifica determinando in virtù del suo manifestarsi e dall’istante successivo alla lettura una diversa possibilità di sviluppo, a Lei conformata, derivante tanto dalla comprensione dell’essenza di una situazione quanto dal destino possibile che l’esagramma di evoluzione, dove prodotto, contiene.
Queste verità coesistono in una unità, come due lati di un oggetto.
Se nel nostro mondo lo spirito non è che aldilà di un velo, se materia e spirito sono uno, la loro permeabilità è continua, quella della luce che inonda e attraversa il tessuto di un tendaggio posto tra due spazi; questa permeabilità è in verità la forza stessa che sostiene la manifestazione materiale e la fa procedere, elevandola.
In ogni cosa il Tutto, poiché il Tutto è in ogni cosa.
Per questo è possibile, potente e meraviglioso che la stella disegnata da degli astragali gettati a caso sulla sabbia possa significare le conquiste di Alessandro in Asia e che diverse nubi di sangue, più scure, più chiare, esalanti il loro ultimo colore o ancora pulsanti sulla superficie del fegato di un animale abbiano potuto predire la fine imminente di un Impero.
La struttura oracolare del Libro appare “protetta” in modo estremo, aldilà di qualsiasi possibilità statistica: pertinenza e ripetizione di sentenze, capacità assoluta di sopportare l’interrogazione compulsiva - io stesso vi ho disperatamente ceduto in periodi di dolore - modulando i propri responsi persino nel vivo del manifestarsi ardente di questa, accettandone ed accompagnandone lo squilibrio.
Come in qualsiasi atto evocativo - riferito in questo caso alle entità spirituali che affiancano il Libro - la sincerità e la qualità dell’aspirazione, la caratura interiore dell’interrogante sono condizione fondamentale per il completo rispondere dell’Oracolo.
Il Libro, le entità, sono personali ed è Jung stesso a fornirne la prova: interrogato su se stesso e sul suo destino il Libro risponde con l’esagramma 50, Ting, il Calderone.
L’esagramma suggerisce il contenere un nutrimento spirituale. Le linee mobili e quindi di particolare rilievo per il responso (dò qui per scontata la conoscenza del funzionamento base dell’Oracolo secondo il metodo delle tre monete) sono il 9 (3+3+3) al secondo posto e il 6 (2+2+2) al terzo posto.
La sentenza della seconda linea è:

Nel calderone c’è cibo.
I miei compagni sono invidiosi,
ma non possono danneggiarmi.
Salute.

Quella della terza è:

Il manico del calderone è storto.
Si è impediti nel progredire.
Il grasso del fagiano non viene mangiato.
Quando poi cade la pioggia, si spegne il rimorso.
Finalmente viene salute.

La trasformazione delle due linee salienti, mutandosi nel loro opposto, produce l’esagramma 35, Tsinn, il Progresso.
Il significato di quanto detto è evidente.
L’oracolo contiene verità eterna ma i tempi impediscono di attingervi.
Cade infine la pioggia e il tempo muta, il sole sorge sulla terra, Tsinn: il nobile illumina (da sé) la sua splendente virtù.
L’evoluzione è chiaramente riferita al destino dell’Oracolo.
Si consideri l’accenno a nemici invidiosi, il profluvio di sistemi oracolari e pseudotali nel mondo contemporaneo.
Le entità spirituali sanno essere anche ironiche. Si muovono, come gli Angeli, in un mondo più alto ma infinitamente più povero di quello umano perchè non trasmutabile, non evolutivo; non è necessario che siano parte del piano supremo, ma solo al suo servizio, parte della sua forza.
In un esagramma può parlare principalmente l’immagine generale del segno, oppure ogni linea.
Una sola parola di una sentenza, in virtù della corrispondenza con quanto è nell’animo di chi interroga, può illuminare, risolvere.
E’ escluso ogni approccio puramente predittivo: si tratta di penetrare il senso ultimo di una situazione, di aiutare una scelta.
La sola previsione di ciò che accadrà, per quanto agibile con successo sotto determinate condizioni, ha fenomenologicamente carattere demoniaco, si apre verso il tempo che viene come un’ombra, una maledizione e non una luce, sottraendo all’uomo nel mondo i suoi beni più alti: la libertà e il potere di trasformare.
Il contrasto, solo apparente, tra le sentenze di ogni linea di un esagramma è simile al vibrare di uno spettro di contenuti, il rendersi visibile di vari piani del cristallo della Verità.
Le linee salienti, la loro tensione estrema (le sentenze di linea saliente sono sempre, rispetto alla questione che viene posta sotto la luce dell’Oracolo, vertiginose, colpiscono con la forza di un lampo) determinano il nuovo segno, la tendenza evolutiva, l’approdo non certo ma possibile: l’uomo è infatti chiamato a scegliere.
La ruota del Tao muove senza fine, centro, raggi, bordi ultimi; noi ne siamo parte e ogni nostra azione, benché già inclusa, conosciuta dall’ordine supremo, ne determina il moto.
Nell’esagramma di evoluzione contempliamo ciò che ci è destinato, quanto è possibile se penetriamo il senso della situazione e, in virtù di questo, sappiamo agire secondo verità.
Il carattere personale dell’ Oracolo, i suoi esagrammi che tutto contengono, gli ordini dell’Amore tra gli uomini ci conducono verso un’ altra domanda: è possibile interrogare il Libro per un altro uomo?
Un uomo ignaro del Libro, una persona che amiamo e di cui intuiamo l’Anima, un uomo che lo chieda, chi può essere anche lontano, nello spazio e persino nel tempo, scomparso, non ricordato.
Chi è sconosciuto, legato a noi forse solo da fili invisibili.
Raccogliamoci, gettiamo le monete.

Primo esagramma 61, Ciung Fu, la Verità interiore

Nel suo insieme il segno parla degli effetti della Verità interiore, simile ad un uovo, un vuoto dove un germe attende di poter essere risvegliato e di formarsi per dare pienezza e della necessità di penetrare questa Verità in piena comprensione.
Amare e comprendere - atti di coscienza ben aldilà di ogni perdonare - ciò che si raggiunge negli altri è il prodotto di un chiaro vedere, di un sapere di più alto grado, il tributo che si deve riconoscere al vero.
Nessun indulgere, nessuna debolezza.
La linea saliente è il 9 al secondo posto:

Il richiamo di una gru nell’ombra.
Il suo piccolo le risponde.
Io ho un buon calice. Lo dividerò con te.

E’ difficile non commuoversi di fronte alla delicatezza della sentenza in relazione alla questione posta.
Nell’ombra, dall’ombra, qualcuno è chiamato e un dialogo inizia: nel calice sta un vino buono, di valore, che verrà offerto e condiviso e questo annullerà ogni importanza circa il ruolo e l’ordine delle voci e dei bisogni, di chi offre e di chi riceve, di chi possiede e di chi non ha nulla.
Il testo parla del calice che contiene (ed è buono per questo) e non del contenuto: ciò che verrà condiviso è il potere di uno strumento che saprà per sempre contenere ed offrire, non un liquido esauribile.
La seconda linea mobile produce l’esagramma 42, I, l’Accrescimento.
Tutto aumenta ovunque, qualcosa è tolto dall’ alto, dal cielo, e portato in basso, tra gli uomini.
Così l’Oracolo ci avverte che l’operazione su cui l’abbiamo interrogato è possibile e salutare.
Ottenuto questo assenso, percorreremo negli anni anche questa strada e potremo anche lì raccontare, forse più chiaramente che per noi stessi, le storie di un’Anima.

II Storie

Il Pozzo

Un giovane conosce durante un viaggio una donna che non vedrà mai più e di cui nulla sa, con la quale ha diversi rapporti.
Dopo alcuni mesi accusa dei disturbi e matura la convinzione di avere contratto una malattia a trasmissione sessuale.
Si dispera. Sa che la soluzione è un esame del sangue, ma indugia.
Si confida con un amico, che getterà a sua insaputa le monete per lui.
Il primo esagramma sarà 48, il Pozzo.
Le linee evolutive saranno il 9 al quinto posto e il 6 alla fine.
Rispettivamente:

Nel pozzo vi è una sorgente limpida e fresca
dalla quale si può bere

Si attinge al pozzo senza impedimento.
Esso è affidabile. Sublime salute.

L’interrogante comprende che si parla del pozzo del corpo, il pozzo del sangue, dove occorre calarsi per attingere.
Il pozzo è affidabile.
Convince l’amico a effettuare l’esame, che ha esito negativo.
Le linee salienti determinano come esagramma di evoluzione 46, Sciong, l’Ascendere, il progresso tramite lo sforzo. L’uscita dall’ossessione.

L’Ottenebramento della Luce (la lesione)

Un uomo è stato colpito da un tumore maligno, un sarcoma, alla radice della coscia sinistra, all’età di quattordici anni.
La coscia viene svuotata dai linfonodi e dalle fibre muscolari, la cobaltoterapia segna per sempre la pelle.
L’uomo sopravvive, contro ogni probabilità.
Per tutta la vita, l’uomo ha difficoltà ad accettare la lesione fisica e il suo linguaggio, di sfregio e minaccia incombente. Egli prova vergogna per il proprio corpo, per l’egoismo e la povertà del suo sentire rivolto solo a se stesso, teme la recidiva e la morte.
La sua luce interiore diminuisce, così come l’ampiezza del suo cuore e la sua libertà, egli non sa dare nulla nemmeno a chi lo ama, ogni speranza pare perduta.
Si interroga l’Oracolo: 36, Ming I, l’Ottenebramento della luce (la lesione).
Si ottiene 6 al secondo posto:

L’ottenebramento della luce (la lesione) lo ferisce alla coscia sinistra.
Egli offre aiuto con la potenza di un cavallo.
Salute.

Si osserva qui, incidentalmente, una corrispondenza assoluta tra situazione reale e sentenza: la lesione alla coscia sinistra.
La coscia sinistra è spesso individuata come una delle porte del corpo verso lo sconosciuto, il profondo, quella parte dello spirituale che ha a che fare con la materia e la sua gravità, le sue colpe in conoscibili, verso la forza distruttiva, in quel luogo dove la via sinistra - la via antidivina - è così vicina, dell’inconscio: Dioniso nasce una seconda volta dalla coscia lacerata di Zeus, il cane di Phersu, il Genio del Destino nella Tomba degli Auguri azzanna l’uomo alla coscia sinistra, così, alla coscia sinistra, è ferito il Matto dei Tarocchi…
La ferita non costituisce che un impedimento, sebbene sia richiesto l’aiuto offerto dalla “potenza di un cavallo”. La salvezza è possibile, il luminoso solo velato, la reintegrazione della persona non preclusa.
La riga saliente determina l’esagramma 11, Tai, la Pace.
La situazione viene compresa, è indicato un possibile approdo del sentire.

Johann Sebastian Bach (Il Grande Possedere)

Un uomo ascolta Bach. La sua gioia è indicibile, ecco lacrime d’Anima, impersonali.
Su tanto, egli interroga il Libro.
1, Kienn, il Creativo.
La riga mobile è al quinto posto:

Drago che vola nei cieli.
Carattere celeste, modo supremo di influenzare le cose.

La linea saliente al quinto posto crea il nuovo esagramma: 14, Ta Yu, il Grande Possedere.

Non si tratta, per la brevità qui suggerita, che di tre esempi dei modi e della pertinenza dell’Oracolo.
In tanti anni ho interrogato il Libro, per la mia e l’altrui Anima, centinaia di volte, conoscendo storie e destini cui il responso conferiva un senso ed offriva una possibilità.
In ogni occasione quel completarsi si mostrava, in verità, come un evento gioioso, come il vero apparire di un volto, come una nascita.