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Viaggio in Asia

di Loretta Napoleoni - 09/05/2009

Fonte: lanapoleoni.ilcannocchiale

 


Ieri ho incontrato Jim Rogers (nella foto), meglio noto come il guro di Wall Street, e’ diventato milionario con George Soros negli anni ’80. Da due anni vive a Singapore perche’ e’ convinto che il futuro sia in Asia. Abbiamo fatto una chiacchierata sulla Cina ed in linea generale siamo d’accordo, anche lui pensa che la Cina uscira’ dalla Crisi prima dei paesi occidentali e quindi ci sara’ il decoupling, il sorpasso e cioe’ riprendera’ un ritmo di crescita intorno all’8%, non sostenuto dalle esportazioni, mentre i paesi ricchi continueranno ad avere una crescita negativa.

Mi ha anche detto che secondo lui ci saranno una serie di crisi delle monete finche’ non avremo un nuovo sistema monetario. In effetti nella storia economica la moneta di riferimento non e’ mai stata quella di un paese deficitario e gli Stati Uniti lo sono. Cio’ vale anche per il primato economico, la Gran Bretagna l’ha perso dopo la seconda guerra mondiale a causa dell’indebitamento a quel punto e’ subentrata l’America. Al momento i paesi non deficitari, quelli che hanno grandi risorse sono in Asia, Cina e Singapore, ad esempio, e nel Medio Oriente l’Arabia Saudita e gli altri paesi produttori di petrolio. L’epicentro economico si spostera’ per forza verso oriente.



Il problema monetario e’ presto detto: nessuna moenta al momento e’ in grado di rimpiazzare il dollaro a parte l’euro che si trova in difficolta’ perche’ anch’esso e’ la moneta di riferimento di un’aera economica deficitaria. La Cina non ha una moneta convertibile e quindi sarebbe impossibile prenderla come moneta di riferimento. Rogers non crede che torneremo all’oro, ad un sistema agganciato all’oro, ne’ ha fiducia nella proposta cinese di usare gli SDR del Fondo Monetario. Piuttosto pensa a una sorta di paniere con dentro i valori di alcune materie prime. Io continuo a credere che torneremo all’oro.

Rogers sostiene che noi occidentali non riusciamo a capire cosa sta succedendo in Asia perche’ siamo accecati dall’arroganza, ho paura che sia vero, anzi a dire il vero lo penso da tempo. Qui a Singapore si respira un’altra aria. La crisi economica sembra molto attutita, la gente e’ meno stressata e le aspettative molto piu’ realiste. Naturalmente a monte c’e’ una dittatura soft, il che ci deve far riflettere sul ruolo che la forma di governo gioca nella creazione ed evoluzione delle crisi.

Parlando con la mia amica Loretta dal Pozzo, che copre per la televisione svizzera l’Asia, abbiamo ragionato sul rapporto tra regimi autoritari, capitalismo moderno e crisi. Perche’ i paesi asiatici reagiscono meglio e sono stati meno coinvolti? In parte l’esperienza della crisi dei mercati asiatici alla fine degli anni ’90 li ha vaccinati contro quella attuale ma in parte la velocita’ ed accuratezza con la quale hanno reagito e’ legata al fatto che qui i governi sono autoritari e prendono decisioni che vengono poste in essere nel giro di pochi giorni. Proprio perche’ non c’e’ democrazia esistono regole ben precise anche al modo in cui la finanza viene gestita. In Cina poi ancora esistono le restrizioni monetarie e la moneta non e’ convertibile.

Anche Rogers e’ d’accordo sul fatto che il sistema capitalista e’ piu’ consono a forme di governo autoritarie che democratiche, e’ un concetto che mi ripropongo di studiare quando arrivero’ in Cina.