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Il Giardino Zen

di FrancescaTabarelli de Fatis - 16/03/2006

Fonte: fujikai.it

 

 Il Giardino Zen

François Berthier

Un percorso letterario tra i giardini Zen

Electa - Collana Architetti e Architetture, 2001 - Prezzo di copertina 25,82

 

Un percorso letterario tra i giardini Zen lungo il quale François Berthier, autorevole studioso di letteratura e civiltà orientali, ci conduce alla comprensione del pensiero e della disciplina Zen.  “Lo Zen non è propriamente una religione, è, insieme ad una dozzina di altri, uno dei rami principali dell’albero buddistico. Lo Zen non è nemmeno una filosofia, almeno nel senso in cui l’intesero prima i greci e poi i tedeschi. Lo Zen sarebbe piuttosto una forma di pensiero o, meglio, un modo di pensare che determina un certo modo di agire".

Rifiutate le immagini religiose della tradizione buddistica del XIII e XIV sec., lo Zen predilige il giardino come mezzo di esperienza artistica.

Il giardino viene ridotto all’essenza, con l’unico utilizzo di pietre, sabbia e alcune piante.

Come l’uomo si deve liberare dal peso delle regole e delle convenzioni che la società impone per ritrovare la spontaneità del bambino, il suo essere originario, così la natura è ridotta a dimensioni minime, alla sua espressione più semplice per estrarne l’essenza.

L’autore prosegue descrivendo l’origine dei giardini di pietre, risalendo ai ritrovamenti archeologici del periodo di Nara (710-784) , ai giardini ornamentali del periodo di Heian (794-1185)  a cui si affiancano i giardini religiosi come quelli della scuola esoterica Shingon che per prima applicò il pensiero buddistico all’arte dei giardini.

In epoca Heian, ai giardini d’acqua, si affiancano i “paesaggi secchi” (kare sansui cioè spazi senz’acqua) in cui si ergono delle pietre. Sono giardini innanzitutto descrittivi che riproducevano siti naturali in cui non c’erano né mari, né laghi, né fiumi. E’ su questa tecnica che si fondano la maggior parte dei giardini Zen la cui vera innovazione è quella di rappresentare i paesaggi d’acqua senza far ricorso all’acqua.

Il giardino del monastero Ryoanji a Kyoto, costruito nel corso del XV e XVI sec., è senza dubbio uno dei più rappresentativi del genere. A occupare il terreno ci sono soltanto 15 pietre di taglia diversa, disseminate su uno strato di sabbia bianca; alcuni muschi orlano la base delle pietre come foreste che sposano il piede di alte montagne. A questo famoso giardino è dedicato un intero capitolo per spiegarne l’origine e le vicissitudini, la disposizione delle pietre e la simbologia che sta dietro al loro numero.

Ogni giardino Zen è un’opera originaria, un susseguirsi di paesaggi immobili dove pietre e sabbia stanno lì a testimoniare l’essenziale da dove “…..sgorga la bellezza spontanea delle pietre grezze e si eleva il loro canto immortale: al di là della materia pesante risiede lo Spirito, senza il quale non si potrebbe vivere veramente”.