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Togliete gli ogm ai vostri pazienti!

di Gabriele Bindi - 19/06/2009

  
L'appello ai medici è dell’American Academy of Environmental Medicine (AAEM), che ha pubblicato un documento in cui si afferma che «gli ogm pongono seri rischi per la salute» e si consiglia di evitare il loro consumo.

Gli organismi geneticamente modificati sono entrati in commercio solo 13 anni fa, e non ci sono studi accurati sui loro effetti a lungo termine per quanto riguarda gli esseri umani. Gli esperimenti sugli animali hanno mostrato risultati preoccupanti come allergie, disfunzioni immunitarie, problemi di fertilità, mortalità infantile, scompensi d’insulina e alterazioni comportamentali.

Su queste basi lAmerican Academy of Environmental Medicine (AAEM) chiede una moratoria sul cibo prodotto con ogm e invita i medici a sconsigliare ai loro pazienti l’utilizzo di alimenti derivanti da organismi geneticamente modificati.
L’accademia inoltre vuole promuovere una campagna per una chiara etichettatura. I prodotti gm maggiormente coltivati sono soia, mais, colza, cotone e canna da zucchero, ma molti altri vegetali si stanno affacciando sul mercato come papaia, pomodoro, patata, zucchina...

La questione diviene però ancor più complessa, poiché i prodotti come carne, pesce, formaggio, uova non biologici provengono da animali nutriti con mais e soia ogm.
Nel settore del biologico poi, dove gli organismi geneticamente modificati sono vietati, si pone il problema della contaminazione accidentale (soglia dello 0.1% per bio, 0.9% per convenzionale).

Proprio la settimana scorsa il programma Co-Extra, uno studio di 5 anni condotto da 200 ricercatori di 18 Paesi, ha concluso che la coabitazione su larga scala di prodotti convenzionali o bio con gli ogm è impossibile, almeno in Europa.
I ricercatori hanno realizzato dei modelli per valutare le distanze di sicurezza per evitare contaminazioni, considerando diversi parametri: specie coltivate, grandezza dei campi, geografia locale, direzione dei venti... Per il mais, il cui polline è considerato poco volatile, la distanza tra le coltivazioni deve essere di almeno 300 metri. «Ma alcuni pollini viaggiano anche per 30 Km» dice il coordinatore di Co-Extra Yves Bertheau «e quindi saranno necessarie intere zone adibite a barriere anti contaminazione». Ma in Europa, essendo presenti ancora molte piccole aziende e vista la forte parcellizzazione dei campi, questo sistema diventa poco fattibile.

Fonte: Sloweb