Intervista realizzata da Karl-Ludwig Schibel a Hermann Scheer (*)
Hermann Scheer, deputato nel Bundestag tedesco e presidente di EUROSOLAR sarà ospite il prossimo 1 aprile di Terra Futura, alla Fortezza da Basso di Firenze. Insieme a Stephan Kohler dell’Agenzia Energetica Tedesca, Eric Assadourian del World Watch Institute ed esperti italiani discuterà gli scenari energetici dei prossimi due decenni in Italia e nel mondo. L’”avvocato del solare” e uno dei padri della legge tedesca per le energie rinnovabili, si esprime a favore di una svolta decisa ed immediata verso le energie rinnovabili e critica le speranze nel metano come soluzione intermedia, il “carbone pulito” e l’idrogeno come tante strade sbagliate per tener in vita il sistema energetico esistente.
Domanda: Nella diffusione dell’energia rinnovabile che, come lei sa, in Italia sta avanzando molto lentamente lei parla di una “bugia energetica” che viene curata sistematicamente”. Qual è la bugia e chi la cura?
Scheer: La bugia è che il potenziale di energie rinnovabili non sia sufficiente a sostituire completamente le energie fossili per soddisfare il fabbisogno energetico. Quando si ammette che questo è possibile in via di principio l’argomento è che ci vuole molto, molto tempo. Entrambe le varianti di questa bugia servono per perpetuare e legittimare il sistema energetico convenzionale.
Domanda: Infatti anche quelli che parlano a favore delle energie rinnovabili dicono che uno scenario ottimistico di transito verso le energie rinnovabili prevede nel 2050 una quota del 50%. Il che significa che continueremo ad avere un 50% di energie fossili. Lei sarebbe più ottimista?
Scheer: Naturalmente sono più ottimista, l’ho descritto in tanti articoli e libri e più recentemente nel mio libro “Autonomia energetica”. Ci sono tante ricerche che dimostrano in modo inconfutabile la possibilità di un ri-orientamento completo entro il 2050 verso le energie rinnovabili. Se questo è possibile non esiste nessuna ragione di non farlo e sicuramente ancora meno una ragione per non dirlo.
Domanda: Sull’energia eolica in Italia c’è una grande resistenza. Uno degli avversari più visibile è l’ex commissario all’Ambiente dell’Unione Europea e attuale presidente degli Amici della Terra Carlo Ripa di Meana, anche il nostro Ministro all’Ambiente, Altiero Matteoli, ha detto che forse gli impianti eolici possono andare bene nelle pianure della Germania del nord dove non possono distruggere molto ma che non va bene di riempire il paesaggio italiano con questi brutti impianti. Lei cosa d ice?
Scheer: Io la considero un’idea assurda e nel contempo un’idea molto ortodossa di protezione del paesaggio. Non esiste più su questa terra neanche un metro quadro di paesaggio protetto. A causa del nostro sistema energetico tradizionale, con il suo inquinamento atmosferico, i suoi cambiamenti climatici, le sue ripercussioni sul ciclo idrico, le siccità, lo scioglimento dei ghiacciai, delle cappe polari, del ghiaccio in Groenlandia, del permafrost, la progressiva desertificazione, le catastrofi da inondazioni, tutto questo ci dimostra che il paesaggio non è più protetto anche se mai nessun essere umano vi entra. Questi fenomeni sono una conseguenza del nostro sistema energetico, come anche dell’uso dell’energia nucleare, che produce calore addizionale che altrimenti non esisterebbe nel computo naturale di calore di questa terra e il suo rapporto con il sole. L’unica prospettiva di protezione del paesaggio è di evitare tutte q ueste conseguenze del nostro sistema energetico attuale e di stabilire, con la svolta verso un sistema di energie rinnovabili, un nuovo equilibrio. Però questo nuovo sistema energetico ha bisogno anche di terreni dove si istallano i nuovi sistemi. Quindi l’argomento della protezione del paesaggio, come viene usato per esempio da Ripa di Meana, è un modo decontestualizzato di vedere le cose, è uno sguardo isolato sul piccolo biotopo in un periodo dove il biotopo terra è minacciato nella sua totalità. Per questo ogni tentativo di opporsi agli impianti ecologici nel nome della protezione del paesaggio, sono al contempo tentativi - coscienti o incoscienti - di dare una protezione politica al sistema energetico convenzionale.
Domanda: E lei non vede nessuna necessità di agire a favore di render e il sistema energetico esistente più ambientalmente compatibile? Per esempio sotto forma di un uso pulito del carbone e di sequestro e stoccaggio del CO2 sotto terra o nel mare?
Scheer: Qui di nuovo siamo testimoni di promesse di innovazioni tecnologiche miracolose per fornire nuove legittimazioni alla manutenzione del sistema energetico esistente. I rischi di queste nuove tecnologie non vengono nominati, come per esempio il problema di dove stoccare la CO2. Vogliamo mettere il CO2 sequestrato nel mare, con tutte le conseguenze che sono imprevedibili? O sotto terra nelle miniere dismesse, con il rischio che si verificheranno delle perdite? Inoltre i costi che devono essere sostenuti sono molto, molto più alti di quelli per la mobilitazione delle energie rinnovabili. Tutto questo è chiaramente in tavola e favorire lo stesso il clean coal, carbone pulito e cercare di evitare in questo modo l’introduzione delle energie rinnovabili è senza prospettiva e senza misura.
Domanda: Lei è un politico, l’esperto energetico del Partito Social Democratico...?
Scheer: Io non sono un esperto energetico del Partito Social Democratico. Rifiuto il concetto dell’“esperto energetico” perché trae in inganno. Gli esperti energetici fanno parte del problema. Loro guardano il sistema energetico attuale nella falsa prospettiva che potrebbe essere neutro in riferimento alle varie fonti energetiche. Il che non è vero, non può essere. Ogni sistema di rifornimento energetico ha un suo taglio preciso con tutta la sua infrastruttura, la sua apparecchiatura tecnica, con delle strutture anche imprenditoriali per la forma di energia per la quale si è deciso. Val e a dire il nostro sistema energetico attuale non è neutro verso altre fonti energetiche.
Domanda: Va bene, in tal caso mi faccia fare la domanda in modo diverso. Lei è una persona che pensa politicamente, è stato onorato dal Time Magazine come “Green Hero of the Century” e questo sicuramente è incoraggiante…
Scheer: No il titolo è “Hero for the Green Century” perché il secolo non è ancora verde!
Domanda: …lo stesso si deve dire che lei nel rifiuto del commercio delle emissioni e del processo di Kyoto è abbastanza solo nel campo ambientale. Dopo l’ultima conferenza delle parti, la COP 11 di Montreal, sono rimasto perplesso anche io che quasi tutte le organizzazioni ambientali abbracciano a pieno cuore questo processo. Un simbolo era l’adesivo del WWF “I love Kyoto”. Questo non le fa sorgere la preoccupazione per che cosa si può contrapporre a questa grande speranza nel mercato come meccanismo dominante e quasi esclusivo per portare avanti il processo di protezione del clima?
Scheer: L’emission trading non ha niente a che vedere con il mercato! Anche se c’è la parola commercio, trading. Questo strumento comporterà una totale burocratizzazione della protezione ambientale e una riduzione del problema dell’energia e della protezione allo scambio di certificati. Mi dispiace ma si tratta proprio dello strumento peggiore che ci sia. E’ preferibile al non fare niente, ma tra tutti gli strumenti esistenti è quello peggiore. E’ peggio come strumento e molto più burocratico di qua lsiasi tassa ecologica, è molto peggio come strumento della legge tedesca a favore delle energie rinnovabili che solo negli ultimi 6 anni ha contribuito ad evitare 50 milioni di tonnellate di CO2, mentre l’attuazione del Protocollo di Kyoto per la Germania fino al 2012, attraverso l’emission trading e gli altri due meccanismi flessibili del Protocollo di Kyoto, hanno come obiettivo solo 10 milioni di tonnellate. Il problema del Protocollo di Kyoto sono i meccanismi flessibili e mi dispiace doverlo dire, non mi irrita minimamente che siamo in pochi che lo diciamo. Però non sono il solo, ci sono molti altri; più che non si pensi. Nomino solo Wolfgang Sachs che ha messo anche per iscritto una dura critica anni fa quando è stato presentato il Protocollo di Kyoto.
Domanda: E’ vero. Al tempo, immediatamente dopo l’uscita del Pro tocollo di Kyoto eravamo in molti che l’hanno criticato. In seguito la maggior parte ha ripensato la propria posizione.
Scheer: Hanno fatto una svolta per un falso senso di realismo. Nel corso delle conferenze internazionali si è affermato un meccanismo di integrazione. Le organizzazioni non-governative sono state coinvolte, sempre di più si è diffusa la sensazione di influenzare il processo e la conseguenza è stata un adattamento, un arrangiarsi. Così come si può osservare criticamente con i partiti politici, cosa sono diventati gli obiettivi di fondo nella prassi, dove cominciano a fare compromessi. Sarebbe ingenuo pensare che questi meccanismi non si verifichino con le organizzazioni non-governative. Lancio alcuni spunti per rendere comprensibile questa critica. 1. Comincio con il concetto che già ci mette su un sentiero sbagliato, il “diritto alle emissioni” che è altamente problematico. Se sostituiamo il concetto de l diritto alle emissioni con quello del diritto ad uccidere tutti rimangano sconvolti. Però le emissioni di oggi uccidono, in molti modi; si deve solo guardare i rapporti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità o le conseguenze dell’utilizzo convenzionale dell’energia sotto forma dell’inquinamento atmosferico, non prendendo neanche in considerazione i cambiamenti climatici. Per questo ritengo il “diritto alle emissioni” è insopportabile. 2. Inoltre, con i meccanismi flessibili, l’obiettivo minimo del Protocollo di Kyoto di ridurre le emissioni del 5 % entro il 2012 – e questo solo tra i paesi industrializzati che hanno ratificato il Protocollo - diventa di fatto il limite massimo del proprio agire. 3. Chi potrebbe immaginarsi che con questi strumenti ci sarà il grande salto in avanti nella fase di Post-Kyoto? Nessuno se lo può immaginare sul serio, se si agisce con un obiettivo minimo di questo tipo e se poi si fanno le grandi lodi di ciò, riduce in modo drastico la legittim ità e l’autorità della voce delle organizzazioni ambientali ad un piatto pragmatismo. 4. E come ultimo punto: Il Protocollo di Kyoto fa venire a meno o elimina totalmente la propria responsabilità che una volta, dopo la Conferenza di Rio, si è concretizzata nello slogan “Pensare globalmente, agire localmente”. Questo pensiero viene cancellato con l’emission trading. Viene messo in vigore un meccanismo per allocare i mezzi finanziari in quell’angolo del mondo dove l’efficienza di riduzione delle emissioni è più alta. Con il risultato logico vincolante, se il sistema veramente funzionasse - il che non sarà il caso – che un qualsiasi investimento nella protezione dell’ambiente che ha a che vedere con i gas serra in un paese sviluppato, ad alto livello di redditi come i paesi dell’Unione Europea, sarebbe da considerare come non etico perché sempre si potrebbe dimostrare che in un qualche altro luogo del mondo un altro attore potrebbe fare con gli stessi mezzi finanziari una riduzione più grande di CO2. Vale a dire che l’elemento della responsabilità immediata, individuale e locale viene eliminato in una mentalità tecnocratica. Il concetto della responsabilità viene anonimizzato e in tal modo eliminato. Mi dispiace, ma considero agghiacciante come vengono fatte le lodi del Protocollo di Kyoto e sono convinto che molti fra qualche anno saranno sorpresi di se stessi, di come potevano avere al tempo uno sguardo così privo di critica.
Domanda: Lei sicuramente avrà occasione di approfondire questo punto a Terra Futura visto che ci sono molti che cercano proprio di usare il commercio con i certificati di emissioni come strumento per motivare i privati, ma anche gli enti pubblici, ad impegnarsi a favore della protezione del clima.
Scheer: Senza fare un passo indietr o nella mia dura critica va detto che in quei paesi dove non c’è nessuna legislazione adeguata che andrebbe oltre il Protocollo di Kyoto, ci si appoggia sull’unico strumento che attualmente è a disposizione. Non è una ragione sufficiente per glorificare questo Protocollo. Se gli Stati Uniti d’America avessero ratificato il Protocollo di Kyoto oggi il dibattito sarebbe molto più critico. Solo perché gli Americani erano contro il Protocollo di Kyoto molti pensano che sia una buona cosa. Si tratta soltanto di un effetto psicologico. A Montreal durante la COP 11 ho parlato con molta gente e mi sembra piuttosto visibile come andranno le cose con Kyoto 2, quale sarà la politica favoreggiata dai governi: il carbone pulito e l’energia nucleare.
Domanda: Ma possiamo essere d’accordo che questa spinta verso l’energia nucleare è senza chance?
Scheer: Ma no! Chi lo dice?
Domanda: In Germania voi avete un unico Ministro che è a favore dell’energia nucleare. In Italia periodicamente questo dibattito risorge, ma io non vedo nessuna chance realistica che questa tecnologia si riaffermi.
Scheer: Io ammonisco di non prendere sul serio questo fenomeno della propaganda a favore della rinascita dell’energia nucleare. Chi sottovaluta un avversario ha già perso. Il dibattito della rinascita dell’energia nucleare è in atto a pieno ritmo a livello globale ed è organizzata perfettamente e ci sono dei gruppi molto potenti che ci stanno dietro.
Domanda: Quindi mentre io direi che questo dibattito è risorto ogni tanto da quando è successo Chernobyl, ormai 20 anni fa, ma di fatto sono stati costruiti molto meno impianti e si tratta di una tecnologia in via d’uscita lei ci mette in guardia di non sottovalutare l’avversario?
Scheer: Infatti, non dobbiamo sottovalutare la minaccia nucleare. La Cina ha annunciato che costruirà altri 32 impianti, l’India sta progettando nuove centrali, andrò prossimamente in Vietnam perché lì c’è un dibattito dove alcuni vogliono impedire al governo attuale di promuovere l’energia nucleare. Un altro fatto preoccupante: la Commissione Europea vuole triplicare il finanziamento per EURATOM. Sono pochi indicatori, ma significativi. La decisione degli Stati Uniti del 2001 di uscire dal Protocollo di Kyoto ha liberato la strada per escludere l’energia nucleare dalle forme di energia che contribuiscono alla salvaguardia del clima. Predico che questa decisione non troverà una maggioranza per Kyoto 2.
Domanda: Lei vuole dire che l’energia nucleare farà parte di Kyoto 2?
Scheer: Sì è proprio quello che voglio dire. Lei guardi la posizione britannica di Tony Blear, conosciamo ormai la posizione della Francia, quella del Giappone che chiaramente va a favore del nucleare, gli italiani, gli americani, i russi, i cinesi….Sarebbe irresponsabile sottovalutare questa rinascita dell’energia nucleare che è solo all’inizio. Non si tratta di un fuoco di paglia. E di nuovo ci troviamo di fronte alla bugia energetica con l’affermazione che per ragioni di protezione del clima non si può rinunciare all’energia nucle are perché le energie rinnovabili richiedono troppo tempo o non bastano. Torniamo sempre sullo stesso punto: vengono ignorate sistematicamente tutte le ricerche che sono state fatte per il Governo Tedesco, per l’Unione Europea, negli Stati Uniti o la Francia, che io cito nei miei libri e che affermano la possibilità di una svolta piena verso le energie rinnovabili. Tutto questo viene ignorato perché è ovvio che con la trasformazione verso le energie rinnovabili il sistema energetico attuale non continuerà ad esistere.
(*) Dr. Hermann Scheer Dr. Hermann Scheer (1951) è dal 1980 deputato al Bundestag tedesco. Laureato in Scienze Economiche e Sociali, dopo i suoi studi all’Università di Heidelberg e Berlino è stato dal 1972 al 1976 ricercatore all’Univer sità di Stoccarda e dal 1976 al 1980 ricercatore al Centro per la Ricerca Nucleare a Karlsruhe nel settore Analisi di Sistemi.
E’ presidente dell’Associazione Europea per le energie rinnovabili EUROSOLAR e presidente del Consiglio Mondiale per le energie rinnovabili. Hermann Scheer ha ricevuto nel 1998 il premio Solar mondiale, nel 1999 il premio Nobel alternativo (Right Livelihood Award), nel 2000 il premio mondiale per la Bio-energia, in una parola EDIENERGIA, nel 2004 il premio mondiale per l’Energia Eolica ed è stato nominato da Time Magazine "Hero for the Green Century".
È autore, tra l’altro, di “Il solare e l’economia globale, energia rinnovabile per un futuro sostenibile” Edizioni Ambiente, 2004, Milano |