A Bologna la burocrazia oscura il sole
di Francesco Bevilacqua - 24/07/2009
L'utilizzo dell'energia solare dovrebbe essere incentivato con convinzione dalle istituzioni. Anche se questo di norma avviene quasi sempre, vi raccontiamo un caso decisamente negativo avvenuto a Sasso Marconi, in provincia di Bologna, che speriamo rimanga isolato, frutto semplice di irrazionalità amministrativa.
Due fratelli imprenditori della valle del Reno, come Asterix nel film Le dodici fatiche di Asterix, hanno dovuto cimentarsi in lunghe trafile burocratiche prima di poter avviare i lavori di un impianto fotovoltaico
Non siamo però nel 50 a.C. e non ci troviamo in Bretagna. È il marzo 2007 e siamo a Sasso Marconi, in provincia di Bologna. Due fratelli, imprenditori della valle del Reno, approfittando anche dei convincenti incentivi di agevolazione del fotovoltaico appena stanziati, decidono di costruire un impianto di notevoli dimensioni, 3.000 mq per 357 KW di potenza, che esaudirà una considerevole mole di richieste di energia pulita e rinnovabile. Purtroppo per loro però, i due non hanno fatto i conti con un apparato burocratico che rallenta oltre ogni limite di tolleranza qualsiasi tipo di iniziativa, anche quelle che, come questa, sono certamente da incoraggiare e incentivare poiché apportano un contributo di tutto rispetto alla crescita del già ottimo conto energetico solare emiliano-romagnolo, che con i suoi 45.000 KW forniti da 4.000 impianti è al terzo posto nella graduatoria nazionale dopo Puglia e Lombardia.
Dopo quattro mesi spesi per la fase di progettazione, i fratelli presentano la richiesta al Comune di Sasso Marconi, che però la gira subito all’Ufficio Energia della Provincia di Bologna; l’istanza tuttavia deve essere corredata di una Soluzione Tecnica Minima Generale, ovvero "l’individuazione di una soluzione tecnica (progettuale e costruttiva) scelta fra quelle previste dall'unificazione interna del gestore dallo stesso utilizzata per gli interventi di sviluppo del tipo di rete a cui la richiesta di connessione si riferisce".
L'Emilia-Romagna è al terzo posto nella graduatoria nazionale dopo Lombardia e Puglia, per la presenza di impianti fotovoltaici nel proprio territorio
Ecco però altri due intoppi: la domanda, prima che in Provincia, andava presentata alla Regione Emilia-Romagna e pubblicata sul Bollettino Ufficiale di quest’ultima – altri 20 giorni. Inoltre, il Comune di Sasso Marconi, prima di procedere vuole il parere positivo della Commissione Ambiente, parere che arriverà solamente il 30 luglio. Il giorno successivo finalmente, previa la compilazione di tre domande in formato cartaceo e sei in formato elettronico, la richiesta viene inoltrata presso la Provincia. Può essere avviata la Conferenza dei Servizi, che ha 180 giorni per esaminare la domanda ed esprimersi in merito a essa.
A gennaio però c’è un nuovo inconveniente: il cablaggio attraversa una porzione di territorio del Comune di Bologna, che però, così come l’ARPA (Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente), non è stato coinvolto nell’iter approvativo. Dopo altri due mesi di attesa, in corrispondenza del suo secondo compleanno, la domanda viene finalmente approvata. Ma non è finita: il progetto presentato all’ENEL era considerato provvisorio e per la “conversione” a quello definitivo servono altri 1.600 €. In più, la legge regionale esige una fideiussione di importo pari al costo di smaltimento dell’impianto stesso; questa richiesta comporta ulteriori spese e perdite di tempo.
Finalmente, il 10 aprile del 2009, circa 25 mesi dopo la presentazione delle prime carte, il cantiere può essere avviato. La realizzazione pratica dell’impianto richiederà altri 3 mesi.
Ecco un conto delle spese affrontate dai due fratelli: 25.000 € per i materiali e la manodopera, quasi 5.000 € per le autorizzazioni e circa 1.000 € di sole spese dovute a tasse, bolli e cancelleria. Al tutto va poi aggiunto a un’attesa di quasi due anni
Asterix fu più fortunato: chi ha visto quel cartone animato si ricorderà che il gallo incontrò casualmente il Prefetto in persona e si fece rilasciare direttamente da lui il tanto agognato lasciapassare A38. Per i due fratelli imprenditori invece si è profilata una lunga e dispendiosa procedura burocratica che ha di certo scoraggiato loro e chi, come loro, è potenzialmente interessato allo sfruttamento di energia pulita e rinnovabile e – perché nasconderlo? – all’abbattimento dei costi energetici.
È questo un chiaro esempio di cattiva amministrazione che, ci auguriamo, rimarrà isolato e può essere riconducibile eminentemente a una struttura burocratica un po’ troppo rigida e ad amministratori eccessivamente ligi nell’attenersi a essa.