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L´ambiente in Europa, cinquant´anni vissuti pericolosamente

di greenreport.it - 22/03/2006

Fonte: greenreport.it

BRUXELLES (Belgio). Il rapporto «L’ambiente europeo. Situazione e prospettiva 2005» dell’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) fa il punto su una realtà con grandi problemi da affrontare subito. Gli ultimi 50 anni hanno cambiato l’intero ecosistema europeo: dissesto idrogeologico ed inquinamento rendono vulnerabili ambiente e popolazione. Nel 2004 le alluvioni hanno causato 86 miliardi di euro di danni, il doppio del 2003. Eppure negli ultimi 30 anni è stato fatto molto per l’ambiente, con un miglioramento della salute e della qualità della vita dei cittadini: le emissioni di ossido di azoto dai mezzi ridotte del 90% circa; diminuito l’inquinamento di fiumi e laghi; le aree protette sono cresciute al 18% per preservare biodiversità ed ecosistemi; i boschi stanno avanzando, ma il rapporto Eaa ci invita a non dimenticare che abbiamo di fronte sfide epocali.

I cambiamenti climatici sono ormai un fatto concreto. Negli ultimi 100 anni la temperatura in Europa è aumentata di 0,95 gradi e potrebbe crescere di 2-6° nel prossimo secolo. Un innalzamento che sembra favorire l’agricoltura in alcune aree della Terra mentre provoca disastrose siccità e alluvioni in altre zone. Anche il mare sta cambiando: le temperature più altre provocano la «fioriture» anticipata delle alghe e mutazioni nella catena alimentare.
Con l’aumento della temperatura si sta assistendo alla migrazione verso nord di popolazioni animali terrestri alla ricerca di territori più adatti ed all’invasione del Mar Mediterraneo da parte di specie tropicali. A rischio sembrano le specie più legate ad aree montane, come quelle alpine, che potrebbero trovarsi nell´impossibilità di spostarsi in altri habitat «freddi». Il cambiamento del paesaggio e degli ecosistemi è un dato di fatto. A risentirne maggiormente sono le specie che più soffrono le attività umane, tra queste il rapporto annovera il 42% dei mammiferi, il 15% degli uccelli, il 45%delle farfalle, il 30% degli anfibi, il 45% dei rettili e il 52% dei pesci.

L’inquinamento idrico e atmosferico incide sulla salute umana e sulle aspettative di vita: 348.000 morti premature sono attribuibili all’inquinamento atmosferico; il 6,4% delle morti tra i giovani sono dovute a cancro o leucemia e è riconducibile a sostanze inquinanti presenti nell’aria. Asma, bronchite, allergie e malfunzionamenti cardiovascolari sono in crescita in Europa. Siamo esposti a «cocktail» chimici di inquinanti nell’aria, nell’acqua, nel cibo nei vestiti e nei mobili. L’Eea indica
come particolarmente pericolosi i POPs (formaldeide, brama, tribulstagno, ddt, paraffine clorurate, diossine) che si sciolgono nel grasso degli animali e dell´uomo e interferiscono con il sistema ormonale e lo sviluppo neurologico.

Il suolo è messo in pericolo da progressiva contaminazione, processi di erosione, salificazione e desertificazione. Fenomeni accentuati dall’agricoltura intensiva e dall’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, dalle attività industriali e dalla crescente urbanizzazione. Una perdita di suolo che non viene più sostituita dal naturale processo di generazione, che ha bisogno di tempi lunghi (50 anni per produrre pochi centimetri di nuovo suolo nelle aree piovose, migliaia di anni sulle Alpi) difficilmente compatibili con i nostri ritmi di crescita.
Le politiche ambientali dell’Unione europea negli ultimi 30 anni sono state rivolte a regolare gli interventi sull’ambiente e promuovere l’innovazione tecnologica l’utilizzo delle risorse rinnovabili per ridurre gli effetti delle attività umane sull´ambiente, ma questi interventi per essere efficaci richiedono grandi e ulteriori investimenti di capitali, uomini ed energie e la reale collaborazione tra Comunità Europea, stati, Regioni, comunità locali e cittadini che devono condividere un principio di responsabilità e la capacità di prendersi cura della natura e del futuro del pianeta per poter assicurare alle prossime generazioni una vita degna e sostenibile per le future generazioni.