Immaginate una città, delle strade, una piazza. Ognuno sbriga le proprie faccende, affaccendato, di fretta, a volte gasato, ma sempre imbrigliato. Nel mezzo della piazza una persona incatenata e completamente ignuda, seduta su una lapide appuntita, accompagnata da persone che vigilano che l’operazione sia correttamente eseguita.

015Si lamenta, geme, piange, grida. A volte si rinchiude in un silenzio anestetizzato, più zombi che altro. Soprattutto egli non ha nessuna colpa se non quella di non avere trovato alcuna sedia al gioco scontato delle sedie troppo scarse(1) .

I curiosi, i sensibili, o gli ingenui, osservano la scena e la descrivono, disquisendo sui numeri truccati, illustrandone l’ingiustizia intrinseca e il pericolo per tutti. Gridano al lupo al lupo. Smascherano il lupo travestito da agnello.

Ma alle future vittime in riga, i benpensanti raccomandano di chiudere gli occhi, come se facesse meno male. Agli altri, gli ipocriti moralizzatori danno tutta una serie di epiteti - rompicoglioni, complottisti, parassiti, drogati, terroristi, social centre, estremisti. Perché non si mettono in fila come gli altri, e non aspettano il loro turno chiudendo gli occhi, come tutti noi? Perché non si danno una calmata, non si mettono a servizio, non prendono un mutuo, non fidelizzano, non rateizzano, non (im)pegnano? Perché non fanno finta come tutti noi e non la smettono di rompere? I porci “illuminati” pensano, perché non ci danno il c… come tutti gli altri?

E meditano a come acchiapparli: facile, basta guardare nella banca dati, preferenze, abitudini, punti deboli della futura preda e attaccarla al primo sgarro che inevitabilmente arriva, aspettarla al varco in una giungla di divieti e cavilli impossibili da rispettare tutti.

Perché chi grida al lupo è a sua volta perseguitato e minacciato di fare quella fine, ogni secondo ogni minuto ogni momento della propria esistenza, chi grida al lupo e descrive la scena, è destabilizzato, deriso, isolato, messo al bando, da tutti continuamente esortato a mettersi in fila e a chiudere gli occhi. Goditi la vita. Smettila di rompere.

Il più delle volte il redarguirti quando li avverti, i futuri presunti inculati, ti vien fatto con tanta spropositata aggressività. L’aggressività dell’impotenza e della rabbia repressa di chi ce la mette tutta nel chiudere gli occhi e nel volere credere al filmino del migliore dei mondi, tutto intento a rientrare tra gli unti del signore – le banche.

E’ così, che ci vuoi fa’, ti fai solo sangue marcio, non approfitti della vita, ti dicono quando, rassegnati, si sono ingoiati  l’ultima aggressività per ritorcersela contro.

I poveretti non sanno, o fanno finta di non sapere, che i recinti di gioia e di creatività che si possono - sempre meno - permettere, assomigliano tanto alle prese d’aria degli ergastolani. Agli orgasmi dei pornografici o alle masturbazioni dei gorilla in gabbia. All’ultima sigaretta del condannato, al touch and go del fugace e superficiale momento che ingabbia il poco tempo “libero” rimasto, in una linea dittatorialmente esponenaziale  per fruttare gli interessi.

Che in questo “migliore dei mondi” la felicità e la creatività sono lussi lunari, manco ci fossero dovute per il solo fatto di essere miracolosamente e misteriosamente vivi, sulla Terra. E che la vera vita è un’altra. Quella dei santi, dei poeti, dei mistici, degli artisti, dei visionari. Di quelli che penetrano il mistero della vita e che se ne avvicinano alla fonte. Al di là della gabbia spaziotemporale nevrotica dello “sconto”, oltre la voracità di chi mangia e impegna il futuro degli altri come fosse suo.

 

1) credit crunch, truffa madoff, superenalotto, derivati, privatizzazione del bene pubblico, licenziamenti di massa, signoraggio, sistema usurocratico, ecc ecc