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Ambiente: dalla teoria alla pratica (facciamo le fattorie solari)

di Paolo De Gregorio - 14/08/2009



Avremmo tutti un grande vantaggio ad abbandonare le teorie, le ideologie, gli
schemi, e così potremmo dare un giudizio serio e definitivo sulle realizzazioni
storiche del liberismo e del comunismo, che si sono rivelate rispettivamente
dittatura del capitale e dittatura del partito.
L’America e la Cina dimostrano questa affermazione e osserviamo che le classi
subalterne in entrambi i paesi sono o sotto il tacco delle multinazionali, o
sotto il la disciplina imposta dalla nomenklatura del partito.
Il lavoro salariato è una prigione dura, precaria, nociva, pericolosa per la
vita e la salute, dove si atrofizza il cervello con gesti ripetitivi da automa,
dove si impone la cultura della divisione tra individui affinché non ci si
compatti come classe sociale.

Il “progresso” portato dalla civiltà industriale ormai lo possiamo misurare  
facilmente: le classi subalterne sono rimaste tali, i ricchi lo sono diventati
sempre di più, lo sviluppo deciso e attuato dal capitalismo ha già portato il
nostro ecosistema al collasso, il metodo dei rapporti internazionali rimane
legato alla potenza militare e all’uso della forza, anche se ciò viene chiamato
democrazia.
Nelle strategie globali del falso liberismo e del falso comunismo, l’uso
della schiavitù salariata rimane centrale ed irrinunciabile.
Né la rivoluzione liberale, né quella marxista hanno eliminato sfruttatori e
sfruttati, ma oggi nessun partito né alcun movimento politico sostiene che
bisogna cambiare in profondità il modo di produrre, neanche di fronte ai
disastri ambientali e alla emergenza delle emergenze che è la sovrappopolazione
mondiale.

La concentrazione di popolazioni, che il processo industriale ha portato
verso le città negli ultimi 50 anni, ha fatto saltare equilibri millenari, con
il risultato dell’abbandono delle campagne e vediamo masse di disperati
accampate in terribili periferie, pronti a vendersi per due soldi per lavori
precari e occasionali.
Nessuno “sviluppo”, né capitalista, né di altra matrice, è in grado di
fronteggiare questa situazione, anche perché essa è stata provocata dalle
stesse forze che sono ora al potere politico, la cui cultura fondante è quella
della irresponsabilità verso l’ambiente, associata al dogma dello “sviluppo
infinito”, sostenuta dalle religioni islamica e cristiana che si oppongono a
qualunque ragionata e razionale decrescita demografica basata sulla
contraccezione.
Se qui e ora non si riesce a mettere al primo posto la semplice ed evidente
equazione che si deve raggiungere un equilibrio tra risorse e numero di
abitanti di ogni nazione,e che ogni paese deve essere indipendente quanto a
risorse alimentari ed energetiche, il mondo non ha futuro.

Non solo, ma questo obiettivo va raggiunto in modo totalmente diverso dal
passato, non in modo industriale e capitalista con grandi concentrazioni
terriere, ma con il “piccolo modo di produrre”, legato al lavoro di individui,
famiglie, piccole cooperative, legato ai bisogni e alla specificità del
territorio e non più al mercato globale in mano alle mafie ed agli
speculatori.
L’unico modo per uscire dalla schiavitù salariata e dalla dittatura
capitalista è quello di incominciare a dimostrare che si può vivere in modo
libero ed autonomo puntando sulla autosufficienza alimentare ed energetica,
cosa possibile in quelle che io chiamo le FATTORIE DEL SOLE, in cui non esiste
il lavoro salariato, in cui il reddito principale dipende dalla vendita di
energia elettrica fotovoltaica o eolica, accompagnato da una piccola produzione
agricola legata ai propri consumi e/o ad un piccolo commercio locale.

In Italia questa è una prospettiva realistica e praticabile subito da milioni
di giovani e da contadini che si vogliono sottrarre alle speculazioni del
mercato sulla loro produzione. Investendo l’equivalente del costo di un
trattore moderno in pannelli fotovoltaici già si ha un reddito per vivere,
senza orari, senza padroni che ti sfruttano e ti licenziano, a contatto con la
natura, dove con un solo ettaro si può ricavare un meraviglioso “giardino” che
ti dà frutti di tutti i tipi.
Non la vecchia miseria nera delle campagne di una volta, ma modernissime
fattorie solari, con gente colta ed intelligente che sappia coniugare antico e
moderno e soprattutto che non desidera prendere ordini da nessuno.
Le campagne ripopolate in questo modo, senza sfruttati né sfruttatori, senza
produzioni inquinanti, con una vita sobria ma libera, possono suggerire a tutti
che questo è un modo possibile e giusto di vivere, sostenibile, che crea
persone responsabili, vere tutelatrici dell’ambiente, a presidiare il
territorio, non in concorrenza tra loro, ma legate ad una stessa visione del
mondo e della vita.
Quasi tutta la popolazione potrebbe lavorare ad una prospettiva di questo
tipo, e tutto il consumismo o le mode indotte dal sistema capitalista
crollerebbero miseramente nel ridicolo, mentre il paragone tra la qualità della
vita in qualunque periferia di qualunque città e quella in una fattoria del
sole sarebbe improponibile.

Se questo scenario si aprisse, soprattutto con i giovani, il più grande e
palpabile effetto sarebbe quello di far fallire il criminale ritorno al
nucleare, perché il fabbisogno energetico sarebbe soddisfatto dalla produzione
di queste fattorie.

Il livello di autonomia e di indipendenza che può raggiungere una struttura
di questo tipo è notevole: con l’elettricità ci si scalda, ci si rinfresca, si
cucina, si ha l’acqua calda, si alimentano le batterie di una auto elettrica,
si fa funzionare il pc che ci porta in casa tutte le informazioni di cui
abbiamo bisogno.
Inoltre è possibile fare a meno delle fogne con la fitodepurazione, si può
essere indipendenti per l’acqua raccogliendo in una cisterna l’acqua piovana, i
rifiuti umidi e i residui lignei delle potature e degli sfalci con il
compostaggio possono formare un perfetto concime biologico, invece di essere un
problema per le discariche, e per partire, da veri pionieri, si può cominciare
con un modulo abitativo poggiato su blocchetti di cemento (tempo di
installazione, minuti 5).

Si potrebbe incominciare a vivere facendo pace con la natura e con gli
uomini, senza competizione, sfruttamento, guerre.
Credo che nulla convinca di più dei fatti compiuti, e che questo è il solo
modo per dimostrare di essere responsabili per un futuro sostenibile e di
libertà.
Un altro mondo è possibile