Da destra a sinistra il tema del rilancio economico domina ormai incontrastato l’odierna politica italiana. “Rilancio” sembra essere diventata le parola d’ordine, la magica chiave che promette di aprire tutte le porte, compresa quella del paradiso! Ma c’è rilancio e rilancio. E a proposito di porte e finestre, inviterei i nostri politici ad essere meno autoreferenziali e a prestare un po’ di attenzione a quel che succede al di là delle proprie frontiere nazionali per verificare la possibilità di altri modelli di sviluppo maggiormente rispettosi delle esigenze della Natura e dell’anima. Un bel esempio di simile scenario è a mio avviso rappresentato dalla politica di rilancio recentemente posta in atto dal governo francese. Mentre il governo Berlusconi si mostra vincolato ad una idea desueta, nonché distruttiva, di modello economico basato sul cemento e che tralascia completamente la valorizzazione delle risorse artistiche e naturalistiche, il governo d’oltre Alpe ha appena stanziato 70 milioni di euro (che nel 2010 diverranno 220 milioni complessivi) per il restauro dei monumenti nazionali, prevedendo una ricaduta economica (grazie anche al prevedibile incremento del turismo) dell’ordine di 21 miliardi di euro e la creazione di oltre 500.000 nuovi posti di lavoro. (http://www.gouvernement.fr/gouvernement/la-politique-en-faveur-des-monuments-historiques )

Le “grandi opere” in Italia ci sono già. Esse appartengono da secoli al campo artistico e naturalistico, sono di ineguagliabile bellezza, di fortissima attrattiva per il turismo e di straordinaria soddisfazione per l’anima. Perché, quindi, per il proprio rilancio economico l’Italia non gioca le sue carte migliori e non punta a ridiventare il Bel Paese che fu? Perché non prendere esempio dalla vicina Francia che con questa risoluzione rilancia un settore profondamente in crisi come l’economia e al tempo stesso rifà il lifting ai propri monumenti e abbellisce il proprio territorio?

Dato che quel piano di rilancio prevede anche il miglioramento del dispositivo del mecenatismo, non appare nemmeno esagerato pensare alla possibilità di assistere, da qui al 2010, ad un vero e proprio “secondo rinascimento”. Purtroppo, agli italiani rimane solo la speranza che questa nuova corrente transalpina riesca ad espandersi agli altri paesi dell’Unione, così come il rinascimento italiano seppe all’epoca affermarsi e diffondersi in tutta Europa.