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Supermarket Italia

di Nando Dicè - 17/08/2009

“Qui o si fa l’Italia o si muore”…di fame sareste morti cari Piemontesi, ed infatti veniste solo a mangiare al Sud. La truffa parte sin dal nome. Chiamarono l’Italia lo stato-nazione, ma in realtà nacque solo uno stato. Una semplice organizzazione, come quella che gestisce un supermercato. Per la nazione stiamo ancora aspettando. E dopo 150anni penso che ormai aspettare sia inutile: la merce è finita, andate in pace.La parola “Nazione Italiana” in realtà fu uno spot commerciale dei banchieri dell’epoca. Sarà un caso ma anche il primo iper-mercato nacque a Torino. Alla stessa maniera nacque lo stato, che chiamarono per pura propaganda, ITALIANO.

svendita_saldi_fondo-magazineMa, si sa, la pubblicità è l’anima del commercio e appena fondato il “super mercato Italia” molti notarono che bisognava creare i compatrioti, pardòn, i compratori italiani. E lì subito il primo spot: “Fatto il supermercato Italia, bisogna fare i clienti italiani”.

La “modernità” prese il potere al sud con la truffa dell’unità, in pieno stile marketing da supermercato. La prima offerta speciale fu subito chiara a tutti: “Prende il Nord, paga il Sud.”

I manager aprirono uno stand tutto speciale in cui “comprare l’illusione della nazione e della libertà” a prezzi politici e per evitare inutili attese alla cassa ne misero uno a destra e uno a sinistra. Per questa innovazione fu necessario l’intervento di un architetto, di un “grande architetto”. Il quale ogni tanto spostava, e continua a spostare, la cassa di destra a sinistra quella di sinistra a destra e prende per culo tutti.

L’uomo merce pensa con il linguaggio della merce, essendo divenuto merce egli stesso. Più che in ogni parte del mondo, noi al Sud questo lo sappiamo bene.

Non solo subimmo la “deportazione economica” del Risorgimento, noi che con solo 5 tasse riuscivamo ad avere la 4° economia dell’epoca, ma che divenimmo “merce” lo capimmo subito, e lo capimmo appena divenuti cittadini, pardon, compratori Italiani. Un primo caso al mondo dove acquisendo la cittadinanza di uno stato, si chiese di abbandonare la cultura a cui quello stato faceva nominalmente riferimento.

Tutti nordisti, gli apostoli-venditori dell’amorevole gesto di fare il supermercato Italia, leggasi dell’invasione del Sud. Nordista Mazzini, Cavour, Garibaldi, il Savoia. Ma non basta, erano nordisti pure gli eretici Cattaneo e Gioberti (quest’ultimo fu l’unico non ispirato dai “sacri” atei principi dell’ ‘89). Nordisti 798 dei mille incursionisti raccolti in comitati di consumatori, nordisti gli armatori, nordisti i finanziatori della spesa. Ma con l’unità d’Italia, non solo il mio popolo venne trasformato in consumatore, iniziò anche la trasformazione di se stesso in merce. Lo spot fu geniale. “Comprati sarai felice, venditi lo sarai ancora di più”. E nella sua genialità questo spot è senza tempo e vale tutt’oggi.
Fra il 1861 ed il 1915, 1/3 della popolazione meridionale, in “pacchi viaggi d’export”, venne per amor d’Italia “venduta” come emigrante. E sapete la cosa ridicola? Venne spacciato per forza e potenza, necessità imperialistiche dicevano… Una delle trovate pubblicitarie più belle di tutti i tempi.

Non mancarono le svendite. Appena fondato il Super mercato Italia, cercarono di smerciare tutti i meridionali al governo argentino, “In offerta speciale, TUTTO COMPRESO”, Vendesi Popolo “razzialmente inferiore”, con “una vertebra in meno” (Lombroso), disposto al trasferimento coatto. Il governo Argentino rispose: “La terra Del Fuoco non consente il controllo della merce”. In pratica rifiutarono di comprarci per carenza di magazzini adeguati.
Un altro spot che il supermercato Italia ha spacciato per anni è stato che la questione meridionale sarebbe stata risolta con la creazione delle colonie, una specie di franchising alla savoiarda.

Quando nel 1912 si fece la quarta colonia, la Libia, i nazionalisti dissero “risolvere la questione meridionale e occupare Tripoli non sono due azioni opposte, anzi la seconda avrebbe risolto la prima”. Furono gli antesignani dei banchieri. In pratica lo stesso concetto esposto da Draghi. Per risolvere la crisi mondiale, che abbiamo creato noi, bisogna andare avanti nella stessa modalità che ha creato la stessa crisi. Un genio, ma dove li prendono i dirigenti Bankitalia, al banco della frutta?

E poi dei jingle eccezionali, “l’impero italiano, erede di quello romano”, la “questione meridionale non esiste”, “la guerra unirà la patria”. Il super mercato Italia meglio della CocaCola.

Poi secondo loro il Supermercato Italia “chiuse per ferie”. Erano gli anni dal 1926 al 1936, il fascismo subentrò nella gestione e proprio per il suo non essere un’ideologia, il fascismo si è sempre meglio espresso con le opere che con le parole e quindi le cose al Sud cambiarono un bel poco, ma non del tutto.

Poi venne l’America e ci liberò dal peso di essere uomini e merce allo stesso tempo.

Ma soprattutto inserì il “supermercato Italia” nella rete commerciale globale e per noi nulla è cambiato, anzi qualcosa è cambiato. Siamo talmente in vendita e talmente privi di umanità, che la sera ho la netta impressione che sono i miei denti che puliscono lo spazzolino!

 

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