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Immigrazione? Problema globale. La sostenibilità ognuno se la deve costruire a casa propria

di Paolo De Gregorio - 07/09/2009

Fino a ieri, gli stessi soggetti che oggi pretendono leggi contro l’
immigrazione clandestina (ma è sempre stata clandestina e mai programmata
legalmente), e per cui intendiamo gli ultimi venti anni, hanno assunto nelle
fabbriche del Nord Italia centinaia di migliaia di extra-comunitari nel ciclo
economico favorevole. Anche nel Sud si è utilizzata questa manodopera per
lavori stagionali di raccolta, sempre in nero e trattando queste persone come
bestie.
Ora che il ciclo economico non è più favorevole e difficilmente riprenderà
come prima, si vuole fermare il flusso della immigrazione, parlando dei
“clandestini”, ma in realtà ci si pente di aver causato un fenomeno che ha
prodotto e produrrà molti guasti.
Dà molto fastidio il fatto che i soggetti imprenditoriali che hanno
determinato questo fenomeno, notoriamente e naturalmente associati alla destra,
siano alla testa, insieme alla Lega e a movimenti di stampo razzista, di un
blocco totale e immediato, che, ripeto non è un blocco dei clandestini, ma la
fine della immigrazione di cui non vi è più bisogno.

Assomiglia moltissimo al muro di acciaio che gli USA hanno costruito per
migliaia di chilometri al confine con il Messico, perché l’economia americana
non tira più.
E siccome un esempio ne tira un altro, mi scuserete se vado un po’ più
indietro nel tempo e ricordo che proprio negli USA, dopo la criminale politica
dello schiavismo, voluta dai grandi proprietari di piantagioni, bianchi e
timorati di Dio, che, dopo averli importati a un tot al chilo, finito lo
schiavismo furono gli stessi a fondare associazioni razziste come il Ku Klux
Kan, per cacciare coloro che essi avevano fatto deportare dall’Africa.

Il fenomeno della immigrazione dobbiamo sforzarci di giudicarlo non in
termini ideologici o di compassione religiosa, ma analizzarlo freddamente e
vedere bene a chi ha fatto comodo e quali guasti ha determinato in Europa.
Insieme ai lavoratori sono arrivati anche molti delinquenti, attivi nel
mercato della droga, della prostituzione, la mafia nigeriana a Mondragone e a
Castel Volturno è stata attaccata dalla camorra con 7 neri uccisi perché tocca
interessi camorristi, nei quartieri popolari ad alta concentrazione di
immigrati la vita è impossibile e gli italiani che vi vivono votano la destra
perché non ne possono più di questa situazione. In Francia e in Europa la
insofferenza dei poveracci verso la immigrazione ha spostato il voto di questi
verso destra e solo la Chiesa e una parte della “sinistra sparita” continuano a
dire che bisogna aprire le porte a tutti.

Ora sgombriamo il campo da quella leggenda metropolitana che sostiene che l’
immigrazione allevia la situazione demografica nei paesi di provenienza dei
migranti e in qualche modo migliora le cose.
Se ci limitiamo all’esempio dell’Africa (i dati sono dell’Istituto Geografico
De Agostini), vediamo i numeri della situazione demografica, che ci dicono
senza equivoci come vanno le cose:
-nel 1950 nel continente africano vi erano 221 milioni di abitanti
-nel 1990 ai è arrivati a 642 milioni
-nel 2008, dopo venti anni di immigrazione in Europa, gli abitanti dell’
Africa sono  955 milioni.
Con assoluta certezza possiamo affermare che l’immigrazione non attenua il
problema della sovrappopolazione, con qualche dubbio potremmo affermare che
addirittura lo peggiora. Con certezza possiamo dire che le due religioni
prevalenti, quella islamica e quella cristiana, spingono affinché la bomba
demografica deflagri, si impedisce qualsiasi razionale contenimento delle
nascite a mezzo contraccezione meccanica o chimica.
Non dovrebbe essere mistero per nessuno, se escludiamo alcuni casi umani, che
una parte fondamentale della strategia islamica di conquista delle nazioni
“infedeli” sia quella di entrarci e fare un sacco di figli.
Ricordo che negli Usa, anche se la strategia islamica non è così evidente,
per la prima volta la popolazione di colore è più numerosa di quella bianca, e
non è un caso che vi sia un presidente del colore di questa maggioranza.

Uno dei maggiori danni della immigrazione in generale, compresa quella
comunitaria e asiatica, è che rende vano qualsiasi discorso sulla
“sostenibilità”, e qui il razzismo non c’entra proprio niente, vanificando quel
processo in atto in Europa di spontanea diminuzione delle nascite, grazie ad
una nuova cultura contraccettiva, l’inserimento delle donne nel mondo del
lavoro, la crisi della famiglia tradizionale, la diminuita influenza della
Chiesa, che avevano generato una salutare decrescita della popolazione.
 
Possiamo riepilogare i guasti:
-sostenibilità vanificata
-galere che scoppiano con più del 50% di ospiti stranieri
-quartieri popolari invivibili
-aumento di spaccio di droga e prostituzione
-spostamento dei voti popolari a destra
-previsione di un aumento esponenziale (grazie alla grande prolificità) della
percentuale di stranieri, rispetto ai nativi, fino alla maggioranza in pochi
decenni.

Ciò è già avvenuto e peggiorerà in futuro. Destra, sinistra, Chiesa,
industriali sono egualmente responsabili.
In tutto in nome della globalizzazione che ci consegna un mondo che
assomiglia ad un formicaio impazzito al collasso ambientale, superaffollato,
comandato dai mercati e dai truffatori finanziari, che solo qualche “pandemia”
letale, magari costruita subdolamente in laboratorio, potrebbe fermare.
Se io fossi all’ONU e avessi il potere di farlo, proporrei una dichiarazione
solenne in cui ogni singola nazione si deve impegnare a costruire una
autosufficienza agricola ed energetica (con il sole), e la strada maestra è la
diminuzione di numero senza esportare con l’emigrazione la propria
irresponsabilità riproduttiva.
Ogni contributo del FMI e aiuto internazionale dovrebbe essere tassativamente
utilizzato per campagne sulla contraccezione.
La previsione degli studiosi di demografia sono agghiaccianti, parlano, entro
50 anni, di un raddoppio della popolazione mondiale, e quindi è necessario
prendere subito delle contromisure, stupido è restare inerti.
La SOSTENIBILITA’ ognuno se la deve responsabilmente costruire a casa
propria.