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Marc Ferro: "In Francia la Russia è stata cancellata dopo il 1989"

di Catherine Portevin - 08/09/2009

 
 



LO STORICO E LA CADUTA DEL MURO DI BERLINO





9 Novembre 1989, il crollo del "muro della vergogna".. Venti anni dopo, lo storico Marc Ferro torna su un evento di cui non si calcola, adesso, né l'entità né le conseguenze.



Venti anni fa: il muro di Berlino, il simbolo per eccellenza di un mondo diviso in due blocchi, si apriva. Quella sera del 9 novembre 1989, e nei giorni che seguirono, le telecamere trasmisero la "caduta" in diretta: il cemento attaccato con una vanga, i tedeschi dell’est, increduli, accolti con champagne al Checkpoint Charlie, Rostropovich, violoncellista Russo "passato all’occidente", suonava Bach stando seduto su una sedia rotta ai piedi del Muro spezzato... C'era tutto: la libertà ha vinto, il fallimento dei regimi comunisti, la vittoria dei diritti umani sul totalitarismo. La caduta del muro procurò l'immagine, ma il vero e proprio evento storico avvenne nel 1991, con la disintegrazione dell'Unione Sovietica, dopo che uno a uno tutti i paesi del blocco orientale s’erano liberati dalla sua presa.

Fine della storia? Fine di un mondo, soprattutto? Questo è ciò che lo storico Marc Ferro, ben noto ai telespettatori per il suo talento nel fare parlare gli archivi del ventesimo secolo, ci dice oggi ...



Cosa rende il 9 Novembre 1989 un momento storico?

Ancora oggi, si tende a parlare della caduta del muro di Berlino come di una questione quasi locale: un muro che ha nettamente diviso la città in due, per quasi trenta anni le persone hanno sofferto grandi tragedie, è patetico, è orribile, e poi si ribellarono fino ad abbattere il muro, Viva la libertà! Per me, se la caduta del muro è un evento significativo, è perché rientra in quella del comunismo. Il 9 novembre è stato un momento altamente simbolico, che ha dimostrato il suo fallimento. E trattare questo evento, senza legarlo al crollo del regime sovietico, è superfluo!



Non richiamo anche di non capire qualcosa se non ci soffermiamo sul particolare significato di questo muro nella storia tedesca?

Naturalmente, si inserisce nella storia - il mito stesso, a un certo punto - per l'unità tedesca. E nel 1989, s’è visto soprattutto ciò. Quando il muro è stato eretto dalla DDR, nella notte dal 12 al 13 agosto 1961, è stato con l'argomento di "proteggere" i tedeschi est dall'influenza negativa dell’occidente responsabile del nazismo - in effetti per impedire ai loro di fuggire verso la Germania Ovest. La storia del Muro dimostra anche la posizione centrale della Germania durante la Guerra Fredda. Dal 1945, la Germania (e Berlino) è stata divisa e occupata dagli alleati: gli Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Unione Sovietica. Presto i sovietici hanno difeso la loro area di influenza con confini di filo spinato, la famosa "cortina di ferro" di cui parlò Churchill nel 1946. Gli Stati Uniti hanno rafforzato accuratamente la parte occidentale della Germania, soprattutto perché avevano messo in dubbio l'affidabilità dell’alleato francese nel caso di un conflitto con l'URSS, a causa della potenza del PCF. Ma se c’erano molti comunisti in Francia negli anni del dopoguerra, è stato proprio in opposizione agli aiuti americani alla Germania. Le carte erano state dunque truccate. Nel 1949, gli Stati Uniti spingevano per la creazione della Repubblica federale di Germania. Immediata la risposta ad Est, con la proclamazione della Repubblica democratica tedesca.

Nel 1961, quando il muro è stato costruito, la cortina di ferro esisteva di già. Cos’altro rappresenta questo muro?

Il muro di cemento è l'incarnazione estrema della "cortina di ferro". Vista da ovest, il "muro della vergogna", visto dall'Oriente è il “baluardo antifascista”. Intorno a questo simbolo, Berlino è il delicato settore delle relazioni Est-Ovest, da cui dipende la guerra o la pace in Europa. Ma, curiosamente, a partire dalla costruzione del muro, l'ignoranza della Germania Ovest verso l’Est è sempre aumentata. Se studiamo negli archivi TV della RFT e della RDT del loro modo di parlare gli uni agli altri, si è sorpresi da ciò.. La Germania Ovest (per non parlare del resto del mondo "libero") che riscopre Berlino Est nel tardo 1989, non sa nulla di esse e dei suoi abitanti. Un abisso di ignoranza, che si è ampliato col divario tra Europa occidentale e orientale. Pertanto, recenti film come ‘Good Bye Lenin!’ e ‘Le vite degli altri’ sono stati accolti come rivelazioni. Per la prima volta è stata descritta la vita quotidiana a Berlino Est.



Ma lei insiste, il muro non è solo un evento in Germania. Perché abbiamo difficoltà ad associarlo alla caduta del comunismo?

Per l'opinione generale, questo legame è ormai consolidato. Io vedo solo che le frontiere mentali fra gli specialisti, che tengono alle tradizioni accademiche tanto quanto alla storia di ogni paese.. Spesso, coloro che lavorano sulla Germania non parlano dell’Unione Sovietica, gli esperti dell'Europa orientale dimenticano la Germania Ovest, e quando si disegna l’Europa post-comunista, si può omettere la Russia.



Da quando datate i primi segni dell’indebolimento del comunismo, in altre parole, quando il muro ha cominciato a cadere?

Per l'Occidente, l'Urss non era più un modello da molti decenni prima della caduta del regime. La sua disintegrazione inizia con l'elezione di Gorbaciov a capo del Partito Comunista e del Soviet Supremo nel 1985. Cosa notevole, il sistema si rompe dall’alto, non dal basso. I leader occidentali non vogliono vedere subito, e alcuni diffidano anche di Gorbaciov, più dei suoi predecessori. E' quindi, in particolare per la sua politica verso l'Europa orientale, che ha mostrato al mondo la sua volontà di allentare la morsa. Si è congratulato con il generale Jaruzelski per la sua politica di negoziazione con Solidarnosc in Polonia, che porta alla realizzazione di elezioni libere nel mese di agosto 1989 e alla nomina di Tadeusz Mazowiecki a capo del governo...



Jaruzelski, che aveva represso fortemente il movimento Solidarnosc pochi anni prima!

Certamente! Ma si noterà che già nel 1981, quando Jaruzelski dichiarò la legge marziale in Polonia, i sovietici non hanno dato una mano. Ha anche messo in gioco la sua legittimazione, affermando di voler ingabbiare i polacchi, per evitargli una punizione peggiore da parte dei russi. È stato creduto, e non sapremo mai se era un bluff e se i carri armati sovietici stavano minacciando, o no, d’intervenire.

In ogni caso, Gorbaciov formalizza la politica di non interferenza. Dà un chiaro segnale di cambiamento globale, con le sue dichiarazioni sulla Polonia, annunciando il ritiro delle truppe sovietiche dall'Afghanistan, per le sue rimostranze contro il regime della Germania Est, giudicandolo ostinatamente repressivo. "Chi arriva troppo tardi, la vita lo punirà", dice a Erich Honecker ...



... E poche settimane dopo la caduta del muro ...

Era quasi aperto. Ma ciò è rimasto un segreto, parziale, con la tacita complicità dei paesi vicini. L'Ungheria aveva parzialmente smantellato la cortina di ferro sul suo confine con l'Austria, decine di migliaia di tedeschi dell'est così andarono in Occidente, durante l'estate del 1989. E quando Gorbaciov andò a Berlino Est, il 6 Ottobre 1989 per il 40° anniversario della DDR, fu accolto come un liberatore, "Gorby, Freiheit" (Gorby, libertà), lo chiamavano i manifestanti. Honecker si dimette dopo pochi giorni, sostituito in modo effimero da Egon Krenz, e non vi è già quasi più un governo quando un dirigente del Partito annuncia l'apertura immediata del Muro, la sera del 9 novembre.



Come questo evento fu vissuto a Mosca?

E' stato ampiamente ignorato. In quel tempo, i russi erano più interessati agli eventi dei movimenti indipendentisti nelle province baltiche. Non si vedeva la connessione tra il Muro e la sfida al comunismo. Nessuno dei capi di Stato ha associato il crollo del Muro al destino dell'Unione Sovietica. Ma i russi stessi stavano lottando per capire dove andava la perestrojka.

Inoltre, nel 1990, poco dopo la caduta del muro, sono stato a Mosca per preparare un libro, e ho ricevuto una telefonata dal Presidente dell'Accademia delle Scienze, che aveva un "servizio" da chiedermi.. Lui mi invita a pranzo e mi ha offerto di fare una lezione all'Accademia. Sulla Rivoluzione d'Ottobre? "No, no, no!" mi rispose. E, parlando a bassa voce: "Noi, presso l'Accademia, non capiamo cosa sia la perestrojka, può spiegarcelo?” Due giorni dopo, eccomi davanti agli Accademici russi a spiegare loro come Gorbaciov ha smantellato, come un meccanico, pezzo per pezzo, il sistema sovietico.



Avete visto immediatamente dove Gorbaciov stava andando?

Vedevo che voleva riformare in profondità. Ma ho anche notato che era totalmente estraneo al problema nazionale nella stessa Russia. Ad esempio, durante la sommossa di Sumgait (Azerbaijan) nel 1988, dove gli armeni furono massacrati dagli azeri, Gorbaciov ha chiesto alla polizia sovietica di Baku di intervenire, ma lui non si rendeva conto che i suoi ranghi erano quasi interamente azeri e non russi. "Gli azeri non sparano agli azeri" fu la risposta a Baku. Il fatto è che, contrariamente alla polizia coloniale dell’Algeria, dove non c'era un solo arabo, le strutture statali in Azerbaigian (come in molti paesi annessi all'impero sovietico) erano diventate, nella loro base, più nativi che russi. Gorbaciov capiva meglio il problema polacco o tedesco, che quella delle nazionalità nell’URSS.



L'impero sovietico aveva negato le nazioni?

Sì e no. Non è stato forse sufficientemente sottolineato che, nonostante i quasi cinquant'anni (1945-1989 o 1991) di occupazione sovietica, o di governo pro-sovietico, non ha avuto luogo nessuna uniformità nell’Europa orientale. Più vi erano misure di unificazione da Mosca - militare con il Patto di Varsavia, economica col Comecon, o amministrativo (ferrovie, dogane, commercio ...) – più i paesi sono diventati reciprocamente diversi. A proposito, vi accorgerete che è lo stesso per l'Europa! Dal momento che l'UE esiste - diciamo dagli accordi sul carbone e l’acciaio del 1950 - Germania, Inghilterra e Francia sono sempre così diverse le uni dalle altre.



Entro due anni, tra il 1988 e il 1990, tutti i paesi dell'Est europeo si sono dotati di regimi quasi democratici. Russia, tuttavia, sembrava entrare nel caos. Perché questa differenza?

"I russi, questa nazione di stupidi", ha detto Alexander Zinoviev. Même s'ils n'en pensaient pas moins, c'est vrai qu'ils étaient davantage anesthésiés par l'intoxication du régime. Anche se non pensavano diversamente, è più vero che essi siano stati anestetizzati dall’avvelenamento del regime. E allo stesso tempo, questo sistema è anche quello loro hanno costruito ... In Europa orientale, i popoli hanno dovuto accettare il regime comunista a causa dei russi, spesso i nemici ereditari. Essi sono apparentemente passivi, ma ovviamente sono vigili. Il progetto di viaggio in Occidente, anch’esso illusorio, divenne il sale della vita. In Russia, per nulla. La gente non sapeva quello che stava accadendo all’estero, spesso non sapevano nulla neanche degli altri paesi del blocco sovietico. Avevano interiorizzato il loro desiderio di una vita "normale". Ma si sono subito liberati, quando hanno sperimentato le prime elezioni libere nel 1989, alla Camera dei Deputati. Sempre un solo partito, ma diversi candidati, spesso "senza partito"! Quindi v’è stata l'esplosione della parola, dell’espressione. Ognuno aveva un piano per riformare il paese. Tutti i repressi uscivano! Abbiamo visto parlare in televisione intellettuali, architetti, giornalisti, e non più solo operai o contadini. Sakharov poteva discutere con Gorbaciov ...



Ma l'organizzazione sovietica era un sistema paralizzato. Non si è capito quando Cernenko si disperava: "C'è troppa democrazia in URSS e questo nuoce alla disciplina.”

La democrazia che intendeva indicare era quella delle differenze di interessi e di funzioni concorrenti. In ogni istituzione dovrebbe essere rappresentato ogni corpo che vi partecipa. Per un ospedale, c'era un gruppo rappresentativo di medici, le infermiere, della Città, del Partito, del governo, dei pazienti ... tutti comunisti. Questo ha reso le istituzioni immobili... E' anche evidente, seguite le mie osservazioni, che la burocratizzazione può esistere altrove e senza i soviet!



I nostalgici del comunismo sono in aumento in Russia, ma anche nei paesi dell'Est europeo. Come si spiega questo?

Il Venti per cento degli elettori della ex Germania Est ha votato comunista dopo un decennio dalla caduta del Muro. E sappiamo che ovunque, l'ex nomenklatura al potere ha continuato sotto altri nomi. Ma per molte persone, la fine del comunismo ha significato principalmente la loro propria rovina. In particolare in Russia. Tra il 1991 e il 2000, i salari non sono stati più pagati. Con l'inflazione incredibile del rublo, dopo la perestrojka, il risparmio della gente si volatilizzava dall’oggi al domani. Le reti di sicurezza sociale saltarono: non più scuole, né medicine gratuite, ecc. I russi hanno subito uno shock senza terapia. Sufficiente a nutrire diverse riserve circa la fondatezza della democrazia liberale! C’è voluto Putin, alla fine, per garantire che i salari fossero ancora, in parte, pagati. E in generale, i russi sono ora meno vicini ai loro leader di quanto non lo fossero nei loro sindacati o nelle loro sezioni del Partito. Come sentirsi prossimi al re del petrolio? Almeno prima, non vi erano i re di questo tipo.



A suo parere, è il momento qui, in Francia, ci perfezionare la nostra visione della Russia?

Il sentimento anti-russo e anti-sovietico qui è quasi una tradizione! Abbiamo avuto il PC più forte in Europa e quindi un risentimento molto forte. E' stata rimossa la Russia dopo il 1989. La destra era così traumatizzata dal comunismo sovietico che ha potuto mettere in dubbio, per un attimo, che la Russia fosse stata sepolta con esso. A sinistra, il risentimento è peggiore, perché s’è visto che l'URSS aveva costruito il perfetto contrario del comunismo ideale.. Gli ex maoisti ed ex trostkisti non lo digeriranno mai! E il Partito socialista, che ha rotto con il mondo rivoluzionario, rimane paralizzato dalle offerte provenienti dalla sua sinistra, e non è quindi in grado di incarnare un'alternativa alla destra.



Il comunismo è davvero finito?

Come progetto politico di governo, sì, sicuramente. Sopravvive, certo, ancora in Corea del Nord, Cina, Cuba ... Nei regimi più stalinisti che Stalin e nessuno avrebbe pensato di costruire come modello. Ma anche il comunismo ha portato una speranza che è servita come punto di riferimento, assunto o soggiacente, a tutte le controversie. Non si misura a sufficienza il risentimento di una società quando le promesse sono state deluse. Il comunismo ha avuto il ruolo di simbolo per delle rivolte spesso legittime. Oggi, non vi è alcun simbolo. Resta il risentimento, ma senza le soluzioni, reali o immaginarie.


Intervista di  Catherine Portevinper Télérama n°3112

http://www.telerama.fr/livre/marc-ferro-en-france-on-a-raye-la-russie-apres-1989,46556.php 6 Settembre 2009
Traduzione di Alessandro Lattanzio