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Richiamo svedese al gigante USA

di Andrea Bertaglio - 08/09/2009

La Svezia, presidente di turno dell’Unione Europea, ha voluto spronare ancora una volta una grande nazione alla salvaguardia dell’ambiente e ad azioni concrete per contrastare i cambiamenti climatici. Dopo l’India e la Cina, questa volta è toccato agli Stati Uniti d’America.



 

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La Svezia ha chiesto agli Stati Uniti di fare qualcosa di più concreto per contrastare i cambiamenti climatici
Lungi dalle ipocrisie Occidentali di cui abbiamo avuto modo di parlare negli ultimi tempi, dovute alle richieste da parte dell’Unione Europea prima alla Cina e poi all’India di ridurre al più presto le emissioni di gas serra, questa volta la richiesta è stata fatta alla più sviluppata, industrializzata ed inquinata delle nazioni: gli USA.

 

 

La Svezia, infatti, come presidente di turno dell’UE ha recentemente chiesto agli Stati Uniti di fare qualcosa di più concreto per contrastare i cambiamenti climatici in corso e di porre in cima alla propria agenda gli impegni da prendere durante l’importante summit che si svolgerà a Copenhagen il prossimo dicembre.

 

Andreas Carlgren, ministro dell’ambiente svedese, ha affermato di apprezzare le buone intenzioni del presidente americano Barack Obama, ma ha chiesto che queste non rimangano tali e ha detto durante un’intervista in Svezia di sapere che le ambizioni sono enormemente cambiate rispetto a quelle della precedente amministrazione (americana), ma proprio per questo ora ci si aspetta qualcosa di più e, soprattutto, si ha bisogno di qualcosa di più. La Svezia sta prendendo molto sul serio la questione dei cambiamenti climatici e degli accordi che verranno presi a fine anno a Copenhagen, i quali rimpiazzeranno quelli del protocollo di Kyoto che scadranno nel 2012.

Il Paese scandinavo, forte di un’ottima reputazione per tutto quel che concerne le sue politiche ambientali, trae ancora più forza dalle parole del neo-presidente americano, il quale non ha mai nascosto le sue intenzioni di ridurre al più presto l’inquinamento atmosferico (e non solo) del suo Paese che, da solo, è responsabile di oltre un quarto delle emissioni di CO2 a livello globale.

 

andreas carlgren
Andreas Carlgren, ministro dell’ambiente svedese, ha affermato di apprezzare le buone intenzioni di Obama, ma ha chiesto che queste non rimangano tali
Anche il governo francese ha criticato lo scorso giugno Stati Uniti e Canada per essere “troppo lenti” ed affermato che le due nazioni nord-americane con il loro atteggiamento rendono difficile anche alle altre nazioni industrializzate di raggiungere l’obiettivo comune di ridurre collettivamente le loro emissioni del 25-40%, come ha più volte raccomandato di fare l’”UN Intergovernmental Panel on Climate Change” (IPCC).

 

Lo svedese Carlgren ha inoltre affermato di trovare incoraggiante le intenzioni americane di ridurre le proprie emissioni del 17% entro il 2020 e dell’83% entro il 2050 rispetto ai livelli del 2005, ma ricorda che tali obiettivi sono parecchio modesti rispetto a quelli europei di ridurre del 20% entro il 2020 rispetto ai livelli di emissioni del 1990. La sua speranza è però che l’Europa possa presto contagiare anche le altre potenze industriali a seguire il suo esempio.

Speriamo che ciò sia possibile, anche se all’interno della stessa Unione spesso non è così semplice trovare facili accordi, buone intenzioni o comportamenti virtuosi (il miglior esempio è probabilmente quello del governo italiano, che addirittura nega l’esistenza dei cambiamenti climatici!), ma il fatto che ci si stia iniziando a “guardare” l’un l’altro fra nazioni ricche, senza andare in giro per il mondo a predicare bene (razzolando male) fa ben sperare.

Se non ad un effettiva ed immediata riduzione delle emissioni di gas serra, almeno ad un aumento della coerenza dei governi Occidentali. Cosa di cui si ha altrettanto urgente bisogno, di questi tempi.