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William Hope Hodgson, l’orrorifico scrittore-marinaio

di Fabrizio Legger - 09/09/2009

 

Tra gli autori della letteratura britannica vissuti a cavallo tra il XIX e il XX secolo, uno tra i più affascinanti e tra i maggiormente dotati di immaginazione macabra e di fantasie orrorifiche è senz’altro William Hope Hodgson (1877-1918).
Nato  a Wethrsfield, nell’Essex, figlio di un pastore protestante che con le sue prediche e la sua attività di divulgazione della Bibbia non riusciva affatto a mantenere la numerosa famiglia, il giovane Hodgson rivelò sin dalla fanciullezza un temperamento esuberante che mal sopportava il gretto ambiente di moralismo e di religiosità bigotta che il padre aveva imposto alla famiglia.
Così, a soli quattordici anni, nel 1891, il giovane Hodgson fuggì di casa e si arruolò come mozzo su un veliero della marina mercantile britannica. Navigò per dieci lunghi anni, dal Mar dei Sargassi al Mare Mediterraneo, compiendo lunghe traversate nell’Atlantico e nel Pacifico, visitando porti, terre lontane e luoghi esotici che colpirono in modo indelebile la sua inesauribile immaginazione.
Furono anni in cui lesse moltissimo: nelle lunghe ore in cui sulle navi non c’era nulla da fare, invece di perdere tempo a giocare a carte o a pescare, il giovane Hodgson lesse avidamente libri di ogni genere: storia, poesia, romanzi, libri di navigazione e tecniche della navigazione, testi di mitologia e libri di viaggi e di avventure per mare e per terra, dando in tal modo vasto nutrimento alle sue già abnormi capacità immaginative.
Il decennio di esperienza marinaresche instillò in lui una vera e propria ossessione per “l’orrore del mare e degli oceani”, in quanto il mistero delle profondità marine lo attraeva e lo inquietava al tempo stesso, In effetti, Hodgson non nascose mai il suo sentimento di avversione nei confronti degli oceani, anche se divenne un navigante provetto e un grande esperto della realtà marinara: in effetti, egli non aveva scelto di fare il marinaio, ma era stato costretto a farlo dalla miseria e dalle disperazione in cui il padre aveva sprofondato la famiglia, non essendo capace di mantenere economicamente il giovane Hodgson e i suoi undici fratelli.
Tornato alla casa paterna, nel 1901, con un bel gruzzolo di soldi, frutto di quel decennio di lavoro sulle superfici degli oceani di tutto il globo, Hodgson apprese che il padre, nel frattempo, era morto e che i fratelli e le sorelle, chi in un modo e chi in un altro, avevano provveduto a procacciarsi di che sbarcare il lunario.
I lunghi anni di navigazione avevano irrobustito Hodgson, il quale era alto e forte come una roccia, dotato di un fisico possente e ben temprato dalle intemperie, dalle fatiche e dalle rudi esperienze di vita marinara. Iniziò quindi a frequentare subito la palestra di Blackburn, città dove si stabilì, divenendo ben presto istruttore e organizzatore di corsi di attività fisiche. Nel frattempo, continuò a portare avanti un’altra sua grande passione, che era quella per la fotografia, organizzando sull’argomento conferenze e mostre fotografiche.
Purtroppo, però, i proventi dell’attività in palestra e delle mostre di fotografia non erano sufficienti per garantirgli da vivere, ragion per cui decise di dedicarsi alla scrittura e, in particolare, alla narrativa fantastica.
Così, nel 1904, incominciò la sua attività di scrittore, scrivendo un racconto intitolato La Dea della Morte (dove compare per la prima volta la lugubre figura di Carnacki, l’implacabile cacciatore di spettri) al quale fece seguire l’orrenda storia di Un orrore tropicale: entrambi gli furono pubblicati e pagati da due riviste (il Royal Magazine e The Grand Magazine) alle quali li aveva inviati, e il successo ottenuto lo indusse a scriverne altri, soprattutto storie marinaresche di demoni, di fantasmi e di mostri spesso aventi come scenario l’inquietante Mar dei Sargassi. Ma solo i racconti non erano sufficienti per dargli la sicurezza economica a cui ambiva, ragion per cui iniziò anche a scrivere romanzi brevi e poesie.
In pochi anni scrisse opere come La casa sull’abisso e I pirati fantasma, due romanzi brevi che sono ritenuti dalla critica le sue opere migliori e che, insieme a Naufragio nell’ignoto, formano una sorta di trilogia dell’orrore che si manifesta nelle case infernali e su mari spettrali, ma anche parecchi racconti aventi come protagonista il già citato Carnacki, una sorta di “acchiappafantasmi” ottocentesco che, grazie a bizzarre macchine di sua invenzione, riesce a debellare presenze spettrali e demoniache da case infestate e manieri vittime di antiche maledizioni.
I racconti di Carnacki, in tutto nove, ebbero particolarmente successo e furono pubblicati in volume nel 1913, con il titolo Carnacki, il cacciatore di fantasmi. Probabilmente, il loro successo fu dovuto al carattere del protagonista, ironico e sornione (sul quale il fumettista italiano Tiziano Scalvi ha ricalcato il suo personaggio Dylan Dog), all’ambientazione cupa e tenebrosa delle vicende narrate, nonché all’invenzione di strane macchine e astrusi marchingengni, come la barriera cromatica oppure il pentacolo elettrico, con cui l’intrepido Carnacki caccia implacabilmente spiriti dannati e presenze ectoplasmatiche.
A queste opere seguirono diversi volumi in cui Hodgson raccolse i suoi numerosi racconti, tutti di argomento fantastico, orrorifico, avventuroso, in gran numero ambientati su mari infestati da demoni e mostri acquatici, oppure in terre tropicali vittime di antiche maledizioni, o, ancora, in terre selvagge dove i protagonisti devono lottare duramente per sopravvivere, assediati da nemici arcani e pericoli di ogni genere. Tra queste raccolte, i migliori racconti sono contenuti nei volumi intitolati Gli uomini delle acque profonde e Il sogno di X.
Ma l’opera più corposa, più affascinante e più fantasiosa di Hodgson fu La Terra dell’Eterna Notte, un lungo e allucinante romanzo apocalittico in cui l’autore, con l’io narrante di un misterioso uomo del XVIII secolo, immagina una Terra del futuro immersa totalmente nelle tenebre, a causa dello spegnersi del sole, con i resti di un’umanità terrorizzata e sbandata, rifugiata nelle profondità del sottosuolo in quanto la superficie del pianeta è percorsa da schiere di mostri ferocissimi e spaventosi, avidi di carne umana.
Si tratta di un romanzo dotato di una fantasia macabra eccezionale, pieno di scene da incubo e di atmosfere veramente apocalittiche, capaci di trasmettere al lettore un vero e proprio senso di assedio e di minaccia da parte delle invisibili ma onnipresenti creature delle tenebre. Sotto certi aspetti lo si potrebbe definire una sorta di “Odissea” orrorifica, poiché il protagonista, bizzarra sorta di macabro ulisside di un mondo sotterraneo, per rispondere ad una richiesta d’aiuto che gli giunge in sogno da una donna bellissima e misteriosa, abbandona il rifugio nelle viscere della Terra, illuminato dall’energia tellurica, e si incammina in un lungo, pericoloso ed arduo viaggio negli oscuri territori della superficie, dove è costretto ad affrontare creature terrificanti, mostri giganteschi ed esseri demoniaci di ogni specie, in un ambiente completamente ostile, selvaggio e inospitale.
Una vicenda che si può anche interpretare come un emblematico viaggio dell’uomo moderno verso mete di progresso ed i benessere sempre più difficili da raggiungere, in mezzo ai continui rigurgiti della bestialità e della violenza, dell’istinto di sopraffazione e annientamento che continua ad annidarsi nelle zone oscure del nostro inconscio e che spesso riemerge con tutta la sua sconcertante brutalità.
Da buon patriota qual era. William Hope Hodgson, al pari di tanti altri scrittori della sua epoca, partecipò come volontario alla Prima Guerra Mondiale, sin dallo scoppio delle ostilità, nel luglio del 1914.
Fu dapprima semplice soldato, poi avanzò di grado sino a divenire ufficiale di artiglieria. Durante un addestramento, nel 1916, cadde da cavallo e riportò delle brutte ferite, perciò fu congedato. Due anni dopo, guarito, chiese nuovamente di potersi arruolare e partì destinato al fronte francese per contrastare le terribili armate germaniche. Il 19 aprile 1918, all’età di quarant’anni, durante un furioso bombardamento nei pressi di Ypres, fu colpito dalla scheggia di una granata e morì sul campo.
Nel suo zaino furono ritrovati taccuini e lettere contenenti appunti e abbozzi per la stesura di nuove opere di narrativa orrorifica ispirati alla tragedia della guerra e agli scenari davvero “apocalittici” che ebbe modo di osservare nei campi di battaglia della Grande Guerra.
Oltre alle opere di narrativa, Hodgson scrisse anche due raccolte di poesie (intitolate rispettivamente Il richiamo del mare e La voce dell’oceano), il saggio biografico Perché non sono imbarcato, oltre a moltissimi articoli per riviste e giornali, racconti inediti e lettere.
Nel campo della letteratura fantastica, Hodgson è certamente uno tra gli autori più affascinanti e più prolifici, se si tiene conto che visse solo fino a quarant’anni. Recentemente, la casa editrice romana Newton Compton Editori ha ripubblicato alcune sue opere: I pirati fantasma, La casa sull’abisso e una scelta di racconti intitolata L’orrore del mare. Invece, la casa editrice Fanucci, sempre di Roma, ha dato alle stampe una nuova edizione de La Terra dell’Eterna Notte.
È molto importante conoscere l’opera di William Hope Hodgson, leggere i suoi romanzi e i suoi racconti, perché è un autore estremamente moderno, complesso, che descrive tante delle nostre paure inconsce e che perciò, anche per questi motivi, è decisamente attuale.
Con le sue agghiaccianti storie di mostri che emergono dai cupi abissi marini, o di creature infernali che assediano i sopravvissuti di un’umanità minacciata da letali tenebre cosmiche, egli descrive i terrori, le fobie e le inquietudini di tutti noi, uomini e donne del mondo moderno, angosciati da mille paranoie, resi irrequieti da mille terrori legati all’ignoto che ci circonda, oppure agli effetti negativi delle sempre più ardue scoperte scientifiche, o, ancora, alle infinite e letali minacce che la crescita irrefrenabile di una tecnologia spesso disumana e fuori controllo sembra disseminare spietata da ogni lato.
Ma Hodgson è soprattutto un grande e infaticabile narratore di avvincenti ed inquietanti storie di mare. Egli visse profondamente il mare, compì lunghe traversate oceaniche, sperimentò la potenza terrificante delle tempeste e degli uragani, la durezza della vita marinara, e in quell’ambiente aspro, selvaggio, rude, ma anche incredibilmente affascinante, temprò il proprio carattere di uomo e affinò con l’esperienza diretta, fatta manualmente sul campo, le sue doti innate di prodigioso scrittore-marinaio.
Fu dotato dalla natura di una fantasia macabra assolutamente fuori dal comune, nonché di un talento narrativo davvero eccellente: purtroppo, come tanti altri scrittori, in vita non guadagnò molto dai suoi libri, tanto che la fama di grande maestro del Fantastico gli giunse dopo morto, negli Anni Trenta, ad opera di scrittori come Howard, Lovecraft e Merritt, che rivelarono al pubblico americano, appassionato lettore di storie orrorifiche, le sue ottime doti di narratore e genio letterario della fantasia macabra. Un titolo, questo, che ritengo pienamente meritato: leggete attentamente La Terra dell’Eterna Notte…e ve ne accorgerete!