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Nicolai Lilin a CasaPound

di Maria Rosaria Spadaccino - 11/09/2009

 

Il titolo è «Questione politica» ed è un lungo messaggio - un post nel linguaggio di Facebook - scritto dal romanziere Nicolai Lilin ai lettori nella sua pagina personale sul social network. L' autore di Educazione siberiana, piccolo caso letterario pubblicato da Einaudi, spiega tra l' altro perché sabato 26 settembre sarà a CasaPound Italia, centro sociale di estrema destra, nonostante «numerose lettere che ho ricevuto dove miei lettori e amici mi invitano a rifiutare». L' evento, la presentazione del libro, è uno dei tanti appuntamenti culturali organizzati nella sala conferenze del palazzone occupato nel centro storico di Roma. Lì «i fascisti del terzo millennio», come si definiscono i militanti, ospitano famiglie senza alloggio e lavorano al rilancio della destra radicale. Lo scorso 6 febbraio anche Valerio Morucci, l' ex brigatista del sequestro Moro e della strage di via Fani, ha presentato il suo libro Patrie galere (Ponte alle Grazie) a CasaPound. Mai la sala conferenze è stata così piena di giornalisti e telecamere. Ora tocca a Lilin, che non ha alcuna intenzione di rinunciare. «Non capisco il motivo. Rifiutare e negare alla gente partecipazione alla manifestazione culturale - scrive ancora Lilin in un italiano impreciso - è come negare a un umano soccorso medico, perché lui politicamente non è corretto. Un simile comportamento è contro la mia etica e la mia morale». Il suo romanzo racconta di un mondo scomparso, quello degli Urka siberiani, una comunità di criminali deportata da Stalin al confine con l' attuale Moldavia, in una terra di nessuno: la Transnistria. Lilin si riconosce assolutamente in questa tradizione: «C' è chi la vita la gode, chi la subisce, noi la combattiamo» è il motto Urka scritto sotto la foto su Facebook. Lui, ex militare ceceno, dice di aver ucciso più volte, di conoscere la morte come la vita e lo racconta nel suo libro. «Ho amici di destra e sinistra - scrive -. Mi trovo bene con loro, perché non li vedo come dichiarati politicamente, ma come persone, come gente che pensa e condivide alcune idee con me. Ricordo anche che è impossibile essere tutti uguali, io da bambino ho vissuto l' alba dell' impero che cercava di far diventare tutti uguali. E vi posso dire in tutta sincerità che l' unica cosa che faceva diventare tutti uguali nell' Urss era solo il colore del sangue con il quale hanno sporcato la coscienza sociale». Parole che entusiasmano Gianluca Iannone, presidente di CasaPound: «Sono commosso ed emozionato. Questa è la conferma che abbiamo fatto bene a invitarlo perché, al di là dell' anticomunismo, gli riconosciamo l' onestà intellettuale, così rara di questi tempi».