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Torna di moda l’avorio: elefanti a rischio

di Elisabeth Zoja - 11/09/2009

Dopo anni di divieto, in alcuni paesi africani il commercio d’avorio è tornato ad essere legale. Cresce così un mercato che mette in pericolo una specie già minacciata.



 

elefanti
In alcuni paesi africani il commercio d’avorio è tornato ad essere legale
Ogni anno vengono uccisi 38.000 elefanti. Hanno una massa di 6 mila chili, ma ne vengono sfruttati solo 6: quelli delle loro zanne. L’avorio ormai è diventato uno status symbol anche in Cina, dove la crescente economia permette ad alcuni di comprarlo a 4.700 euro al chilo.

 

 

Come è possibile che sia ripresa la caccia ad un animale che si trova fra le specie a rischio di estinzione?

 

Procediamo con ordine. Negli anni compresi tra il’79 e l’’89 furono abbattuti 700.000 elefanti. In seguito a questo massacro sei paesi africani aderirono alla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate (Cites). L’elefante si trovava tra queste specie e così il mercato illegale di avorio cominciò a restringersi. Dal 2005, però, la caccia agli elefanti è ripresa con più vigore di prima, raggiungendo picchi di mortalità mai visti. Tra il 2005 e il 2006 sono state sequestrate 25 tonnellate di avorio, ma si trattava solo del 10% del totale del contrabbando.

 

L’anno scorso, inoltre, la Cites ha sospeso il divieto sul commercio dell’avorio. Due i motivi di questa decisione: da un lato si trattava di generare qualche entrata per i paesi africani più bisognosi e, dall’altro, si voleva accontentare almeno una parte della voracità asiatica di avorio.

Così nel 2008 sono state vendute al Giappone 50 tonnellate di avorio, procurando 5 milioni di dollari a Botswana, Namibia e Zimbabwe.

 

 

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Per attirare le madri spesso i bracconieri uccidono cuccioli senza zanne
Idealmente l’avorio da vendersi doveva provenire solo da magazzini già provvisti o da elefanti deceduti di morte naturale.

 

 

Quest’anno, però, la sospensione del divieto di commercio ha dimostrato che le cose non vanno come previsto: i test sul DNA delle zanne esportate in Asia hanno dimostrato che alcuni elefanti provenivano da paesi dove il divieto non è stato sospeso. È nato così un commercio segreto anche all’interno dei confini africani: nazioni come il Kenya, che non possono esportarlo, lo “passano” a quelle temporaneamente esonerate dal divieto (come il Botswana, la Namibia e il Sudafrica).

 

L’anno scorso, quindi, gli elefanti uccisi illegalmente per le loro zanne sono passati dai 47 dell’anno precedente a 98. A metà agosto di quest’anno il numero di vittime era già a 73 (Kenya Wildlife Service). “La correlazione tra quest’aumento di caccia agli elefanti e il permesso di vendere stoccaggi di avorio è ormai evidente”, dichiara James Isiche del International Fund for Animal Welfare.

 

Perché l’Asia è così desiderosa di queste ossa?

Anche se la capitale del mercato illegale asiatico sembrerebbe essere Bangkok, la maggior parte delle zanne africane finiscono in Cina. Lì possedere pezzi di avorio è segno di prosperità; è ormai diventato uno dei tanti status symbol. Così la crescente economia cinese non esige solo automobili giganti e cellulari minuscoli, ma anche piccole parti del più grande mammifero terreno, uno dei pochissimi animali che può vantare la capacità di riconoscersi allo specchio.