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Deforestazione, il protagonismo della Cina

di Lanuovaecologia - 29/03/2006

Fonte: lanuovaecologia.it


L'associazione ambientalista presenta un rapporto sul traffico illecito di legname, e denuncia il ruolo del colosso cinese.
Greenpeace punta l’indice contro la Cina, responsabile del riciclaggio del legno illegale proveniente da alcune delle più preziose foreste del Pianeta. Nel denunciare il ruolo sempre più forte del gigante asiatico nella distruzione del patrimonio verde, l’associazione ambientalista ha presentato oggi un rapporto ad hoc. Mobili, parquet e compensati
Cina, il Fiume Giallo
Il Fiume Giallo
“made in China” infatti, vengono venduti in misura crescente a poco prezzo sui nostri mercati. Stati Uniti, Europa e Giappone: questa la classifica dei Paesi ai quali arrivano i prodotti, in particolare quelli a base di compensato.

Secondo i dati dell'associazione, gli Usa coprono il 30% della domanda, seguiti dall'Unione europea con il 12%, fino al Giappone, con l’8%. Principale importatore mondiale di legname, la Cina assorbe metà del legname tropicale. Molto di questo legname proviene dalla Papua Nuova Guinea, Paese in cui una quota tra il 76 e il 90 % delle operazioni di taglio sono illegali. A documentarlo, le indagini di Greenpeace su diverse spedizioni provenienti soprattutto dalle Foreste del Paradiso. Si tratta di aree molto ricche di vita, cassaforti della biodiversità del Pianeta, estese appunto tra il Sud-est Asiatico, l'Indonesia, la Papua Nuova Guinea e le Isole del Pacifico.

«La Cina si è impegnata a livello internazionale ad affrontare questo problema - ha commentato Sze Pang Cheung, di Greenpeace Cina - e deve agire immediatamente, in accordo con i paesi produttori, per un divieto immediato del taglio illegale o distruttivo». Secondo quanto riporta l’associazione, diverse imprese europee come Wolseley, PontMeyer, Castorama e la Federazione francese degli importatori, si sono impegnate a cessare ogni rifornimento di compensati cinesi originari dalla Papua Nuova Guinea. È chiaro che le foreste del pianeta non sono in grado di sostenere l'attuale livello di consumo, soprattutto in vista della crescita in molti Paesi in via di sviluppo.
Negli ultimi dieci anni il consumo cinese di prodotti forestali è aumentato del 70 per cento, un terzo di questo dovuto all'incremento delle esportazioni. Se la sola Cina raggiungesse un consumo pro capite pari a quello degli Stati Uniti consumerebbe 1,6 miliardi di metri cubi di legna, una cifra pari all'attuale prelievo mondiale.

In Europa, secondo il rapporto di Greenpeace, nel 2005 l’aumento più consistente delle importazioni di compensato, prodotto dove finisce il legname delle foreste della Papua Nuova Guinea, è stato in Italia, Irlanda, Belgio, Danimarca e Svezia. «I paesi sviluppati consumano troppo legname - ha aggiunto Sergio Baffoni, di Greenpeace - se non vogliamo dire per sempre addio alle foreste del pianeta, dobbiamo ridurre drasticamente i nostri consumi di carta e legno».

Il presidente del consiglio cinese, Wen Jiabao, ha recentemente riconosciuto la necessità di ridurre i consumi, annunciando una tassa sulle bacchette usa-e-getta, ma Greenpeace insiste per un diverso modello di sviluppo e chiede ai paesi riuniti in Brasile, per la Convenzione sulla Biodiversità, di impegnarsi a proteggere le foreste attraverso un sistema globale di aree protette, ed il divieto di importazione di legname di origine illegale o distruttiva. Il governo cinese «é decisamente contrario al commercio illegale di legno», ha commentato il portavoce del ministero degli esteri cinese Qin Gang. «Dato che queste attività sono contrarie alle leggi e ai regolamenti – promette Qin Gang – noi le combatteremo risolutamente».